Accademia degli Oziosi (Napoli)

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Pedro Fernández de Castro, conte di Lemos, protettore dell'Accademia degli Oziosi. Calcografia firmata J.B. fe., Biblioteca Nacional de España.

L'Accademia degli Oziosi è stata un'istituzione culturale, in particolare letteraria, attiva a Napoli nel corso del XVII secolo.

Storia

Fondata il 3 maggio 1611, si radunava nel chiostro della chiesa di Santa Maria a Caponapoli, luogo dove tennero le proprie sedute i maggiori intellettuali napoletani e spagnoli della prima metà del Seicento, fra i quali Francisco de Quevedo.

Alla sua fondazione, voluta da Giovanni Battista Manso, in presenza di Pedro Fernández de Castro, viceré di Napoli, parteciparono Giovanni Andrea Di Paolo, Francesco De Pietri, Giovanni Battista della Porta, Giulio Cesare Capaccio e Giambattista Basile. Rosario Villari considera l’Accademia degli Oziosi, di cui era membro Antonio Basso, uno dei più influenti ed intransigenti esponenti dello schieramento repubblicano, il laboratorio politico e culturale della Rivoluzione del 1647-48..Vi aderì anche l'accademico Giovanni Pietro d'Alessandro (autore dell'opera Dimostrazione dei luoghi tolti ed imitati di più autori dal Sig. Torquato Tasso nel Goffredo ovvero Gerusalemme Liberata).

Aveva come motto «Non pigra quies», e come emblema, presente come marca editoriale in alcune pubblicazioni, un'aquila sormontata da una corona e da un angelo. I suoi membri si dicevano «oziosi» nel senso latino del termine otium, cioè «uomini di svago», forse come i membri della precedente Accademia dei Segreti fondata da Giambattista Della Porta intorno al 1560 ma che aveva avuto vita breve.

La sua attività editoriale è attestata con continuità fino al 1700, attraverso la pubblicazione delle opere dei suoi membri, fra le quali quelle di Torquato Accetto e di Tommaso Campanella e del duca Gio.Giuseppe d'Alessandro.

Nel 1733, l'Accademia fu rifondata, per volontà del Consiglio Collaterale, organo politico e giurisdizionale del vicereame di Napoli, come contraltare dell'Accademia delle scienze di Celestino Galiani, che si ispirava alla filosofia empirista di John Locke. Paolo Mattia Doria fu nominato censore dell'Accademia.

Note

  1. ^ C. Padiglione, Memorie storiche artistiche del Tempio di Santa Maria delle Grazie Maggiore, Napoli 1855, p. 33 Sul tema lo stesso autore è tornato, più diffusamente, in Le leggi dell'Accademia degli Oziosi in Napoli ritrovate nella Biblioteca Brancacciana, Tip. Giannini, Napoli 1878.
  2. ^ B. Croce, La Spagna nella vita italiana durante la Rinascenza, Laterza, Bari 1949.
  3. ^ Cfr. Treccani on line
  4. ^ Oltre a C. Jannaco - M. Capucci (a cura di), Il Seicento, Vallardi, Milano 1986, p. 599 (on line), cfr. anche B. Croce, Giambattista Basile e il “Cunto de li cunti”, in Saggi sulla letteratura italiana del Seicento, Laterza, Bari 1924 (II ed. riv.), p. 12.
  5. ^ R. Villari, Un sogno di libertà: Napoli nel declino di un impero 1585-1648, Milano 2012, pp. 454-455.
  6. ^ Francesco Isidoro Gioia, L'Accademia napoletana degli Oziosi, su ilclubdellibro.it, 2016.
  7. ^ Pamela H. Smith, From Lived Experience to the Written Word: reconstructing Practical Knowledge in the Early Modern World, pag. 174, University of Chicago Press, 2022.
  8. ^ a b Pierluigi Rovito, «DORIA, Paolo Mattia», Dizionario Biografico degli Italiani, volume 41, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 1992.
  9. ^ Eugenio Di Rienzo, «GALIANI, Celestino», Dizionario Biografico degli Italiani, volume 51, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 1998.

Bibliografia

  • V.I. Comparato, Società civile e società letteraria nel primo Seicento: l'Accademia degli Oziosi, in «Quaderni storici», 1973, n. 23, pp. 359–389.
  • G. De Miranda, Una quiete operosa. Forme e pratiche dell'Accademia napoletana degli Oziosi, Fridericiana Editrice Universitaria, Napoli 2000.

Voci correlate

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