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Isma'il Pascià, khedivè d'Egitto, commissionò a Verdi un inno o un'opera per celebrare l'apertura del Canale di Suez (1869), offrendogli un compenso di 80.000 franchi[senza fonte]; nell'ambito delle stesse celebrazioni era stato inaugurato il Teatro khediviale dell'Opera del Cairo con una rappresentazione di Rigoletto. Verdi però declinò la proposta sostenendo, come era solito fare, di non essere uso a scrivere musica d'occasione o di circostanza, e dicendosi anche non disposto ad affrontare un lungo viaggio per mare per recarsi in un paese lontano. Ma il khedivè, determinato ad ottenere un'opera originale di un celebre maestro europeo, insistette col compositore italiano, riservandosi però (in caso di definitivo rifiuto) di rivolgere l'offerta a Charles Gounod o a Richard Wagner. Incaricato della trattativa fu l'egittologo Auguste Mariette, il quale a sua volta si rivolse come intermediario a Camille du Locle, direttore dell'Opéra-Comique e già autore del libretto di Don Carlos. Mariette scrisse a du Locle: «Ciò che il Viceré vuole è un'opera egiziana esclusivamente storica. Le scene saranno basate su descrizioni storiche, i costumi saranno disegnati avendo i bassorilievi dell'alto Egitto come modello» e gli fornì uno "scenario" da lui approntato (e apocrifamente attribuito allo stesso khedivè), ossia il soggetto in cui erano delineate la trama e le situazioni dell'opera; du Locle, prima di sottoporlo a Verdi, lo ampliò sensibilmente, stendendo di fatto l’intero piano dell’opera.
Lo scetticismo iniziale di Verdi fu vinto infine dall'opera di persuasione di Mariette e du Locle, che esclusero la necessità che il maestro si dovesse recare di persona in Egitto, proponendogli di realizzare le prove a Parigi o Milano. A convincerlo definitivamente fu però la lettura dello "scenario", che trovò «ben fatto» e «splendido di mise en scene»; come condizioni impose un completo controllo sulla realizzazione del libretto, sull'allestimento e sulla scelta del cast. Il compenso fu pattuito alla considerevole cifra di 150.000 franchi. La prima, concordata per il gennaio 1871, fu ritardata a causa dell'assedio prussiano a Parigi durante la guerra franco-prussiana, che impedì l'accesso ai laboratori dell'Opéra dove erano stati realizzati costumi e scenografie. Alla prima del Cairo colpì l'utilizzo, nella Marcia trionfale, di lunghe trombe ispirate alle trombe egiziane o alle buccine romane (« com'erano le Trombe nei tempi antichi»), appositamente ricostruite per l'occasione secondo un probabile schema di strumento antico, con la licenza di un unico pistoncino nascosto da un panno a forma di vessillo o gagliardetto.
La prima al Cairo e il successo iniziale in Italia
Originariamente, Verdi scelse di scrivere un breve preludio all'inizio del primo atto. Per l'allestimento del 1872 a Milano pensò di sostituirlo con una sinfonia, appositamente composta: tuttavia all'ultimo momento decise di non far eseguire questa sinfonia a causa – secondo quanto ammise egli stesso – della sua "pretenziosa insipidezza". Questa sinfonia è stata eseguita da Arturo Toscanini con la NBC Symphony Orchestra il 30 marzo 1940, senza inciderla, e in tempi recenti da John Eliot Gardiner e da Riccardo Chailly, che l'ha registrata nel 2003.
La prima rappresentazione di Aida avvenne al Cairo il 24 dicembre 1871, riscuotendo grandi consensi. Più volte l’esecuzione fu interrotta dagli applausi e dall’entusiasmo del pubblico:
«Dopo il preludio il pubblico non si occupò che dell'Aida, e per essa sola ebbe applausi ad ogni pezzo, ad ogni frase, sempre accompagnando la musica colla più sostenuta attenzione»
I costumi e gli accessori per la prima sono stati disegnati da Auguste Mariette, che ha anche curato il disegno delle scene (realizzate dai pittori di scena dell'Opéra di ParigiAuguste-Alfred Rubé e Philippe Chaperon per gli atti 1 e 4, Édouard Desplechin e Jean-Baptiste Lavastre per gli atti 2 e 3, e poi spediti nella capitale egiziana). Anche se Verdi non partecipò alla prima, era molto insoddisfatto del fatto che il pubblico fosse composto solamente da personalità, politici e critici invitati. Anche per questo, oltre che per il fatto di non averne potuto seguire l'allestimento in prima persona, considerava decisiva la prima italiana (ed europea), tenutasi alla Scala di Milano l'8 febbraio 1872.
Verdi aveva anche scritto il ruolo di Aida per la voce di Teresa Stolz, che la cantò per la prima volta alla prima milanese. Il compositore aveva chiesto al fidanzato della cantante, Angelo Mariani, di dirigere la prima del Cairo, ma lui rifiutò. Così la scelta cadde su Giovanni Bottesini, provocando in un primo tempo una reazione negativa di Verdi, che non lo riteneva all’altezza; tuttavia il grande lavoro fatto da Bottesini con l’orchestra, composta da soli cinquanta elementi, convinse il compositore dopo il successo della prima. L'interprete di Amneris a Milano, Maria Waldmann, era la sua favorita per il ruolo e continuerà a interpretare il personaggio in tutti gli allestimenti seguiti da Verdi, fino a che non si ritirò dalle scene nel 1876.
Teatro di São Carlos, Lisbona: 1878, prima 6, febbraio e marzo (24 rappresentazioni), cantata in italiano, con Teresa Brambilla-Ponchielli (Aida), Marietta Biancolini (Amneris), Giuseppe Fancelli (Radames), Gottardo Aldighieri (Amonasro), Tommaso della Costa (Ramfis), Luigi Magnani (Re), Carlo Ziliani (Messagero), Mº Rafael Kuon.
Palais Garnier, Parigi: 22 marzo 1880, cantata in francese, con Gabrielle Krauss (Aida), Rosine Bloch (Amneris), Henri Sellier (Radames), Victor Maurel (Amonasro), Georges-François Menu (il Re), e Augusto Boudouresque (Ramfis)
Metropolitan Opera, New York: 12 novembre 1886, diretto da Anton Seidl, con Therese Herbert-Förster (moglie di Victor Herbert) nel ruolo della protagonista, Carl Zobel nel ruolo di Radamès, Marianne Brandt nel ruolo di Amneris, Adolf Robinson nel ruolo di Amonasro, Emil Fischer nel ruolo di Ramfis e Georg Sieglitz in quello del re
Rio de Janeiro: 30 giugno 1886, Theatro Lyrico Fluminense. Durante le prove ci fu una lite in corso tra gli interpreti della compagnia d'opera itinerante italiana e il direttore locale, con il risultato che i sostituti del direttore d'orchestra furono respinti dal pubblico. Arturo Toscanini, all'epoca un violoncellista di 19 anni che era assistente coro, fu persuaso a prendere il testimone per la rappresentazione. Toscanini condusse l'intera opera a memoria, con grande successo. Questo fu l'inizio della sua brillante carriera.
Esibizioni del XX secolo e oltre
Una versione completa dell'opera è stata realizzata a New York nel 1949. Diretta da Toscanini con Herva Nelli nel ruolo di Aida e Richard Tucker in quello di Radamès, è stata trasmessa in televisione sulla rete televisiva NBC. A causa della lunghezza, l'opera è stata divisa in due trasmissioni televisive, conservate su kinescope e successivamente pubblicato in video da RCA e Testament. La parte audio della trasmissione, compresi alcuni rifacimenti nel giugno del 1954, fu pubblicata su LP e CD da RCA Victor. Altre performance degne di nota di questo periodo includono una performance del 1955 di Tullio Serafin con Maria Callas interprete di Aida e Richard Tucker come Radamès e uno spettacolo del 1959 diretto da Herbert von Karajan con Renata Tebaldi nei panni di Aida e Carlo Bergonzi nel ruolo di Radamès.
Durante una guerra, Aida, la figlia del re etiope, è stata fatta schiava e portata in Egitto, dove però nessuno conosce la sua vera identità. Durante la schiavitù ella si innamora del comandante delle truppe egiziane Radames che ricambia il suo amore.
Aida, principessa e figlia del Re di Etiopia Amonasro, vive a Menfi come serva; gli Egizi l'hanno catturata durante una spedizione militare contro l'Etiopia ignorando la sua vera identità, e suo padre ha organizzato un'incursione in Egitto per liberarla dalla prigionia. Ma fin dalla sua cattura, Aida è innamorata, ricambiata, del giovane guerriero Radamès. Ha però una pericolosa rivale, Amneris, la figlia del Faraone d'Egitto. Giunta Aida, Amneris intuisce che la serva possa essere la fiamma di Radamès e falsamente la consola dal suo pianto. Appare il Faraone assieme agli ufficiali e al sommo sacerdote Ramfis che introduce un messaggero recante le notizie dal confine. Aida è preoccupata: suo padre sta marciando contro l'Egitto. Il Faraone dichiara che Radamès è stato scelto da Iside come comandante dell'esercito che combatterà contro Amonasro. Il cuore di Aida è diviso tra l'amore per il padre e il suo paese e l'amore per Radamès.
Scena II:Interno del tempio di Vulcano a Menfi.
Cerimonie solenni e danza delle sacerdotesse. Investitura di Radamès come comandante in capo.
Atto II
Scena I:Stanza di Amneris
Amneris riceve la sua schiava Aida e ingegnosamente la spinge a dichiarare il suo amore per Radamès, mentendole dicendo che egli è morto in battaglia; la reazione di Aida alla notizia la tradisce rivelando l'amore segreto per il guerriero. Amneris così la minaccia essendo la figlia del Faraone e potendo tutto a differenza della povera serva, ma con orgoglio Aida si lascia sfuggire che anche lei è di nobile rango, ma si trattiene appena in tempo e cerca il perdono. Risuonano da fuori le trombe della vittoria, e Amneris obbliga la disperata Aida a vedere con lei il trionfo dell'Egitto e la sconfitta del suo popolo.
Radamès torna vincitore, e il faraone decreta che egli potrà avere tutto quello che desidera. I prigionieri etiopi sono condotti alla presenza del Re; tra loro figura Amonasro, e Aida accorre subito ad abbracciare il padre, ma le loro vere identità sono ancora sconosciute agli Egizi, poiché Amonasro dichiara che il Re etiope è stato ucciso in battaglia. Animato dal suo amore per Aida, Radamès desidera che i prigionieri siano liberati, e il Re d'Egitto, a lui grato, lo proclama suo successore al trono concedendogli la mano della figlia Amneris e fa inoltre rilasciare i prigionieri; su consiglio di Ramfis, fa però restare Aida e Amonasro come ostaggi per assicurare che gli etiopi non cerchino di vendicare la loro sconfitta.
Atto III
Scena I:Le rive del Nilo, vicino al tempio di Iside.
Tenuto in ostaggio insieme alla figlia Aida, il Re etiope medita una vendetta per la sconfitta subita e costringe la figlia a farsi rivelare da Radamès la posizione dell'esercito egizio. Radamès ha solo apparentemente consentito di diventare il marito di Amneris e, fidandosi di Aida, durante la conversazione in cui decidono di fuggire insieme, le rivela per incauta confidenza le informazioni richieste dal padre. Rimasto nei paraggi origliando la conversazione, Amonasro rivela la sua identità e, all'arrivo delle guardie, fugge con Aida. Disperato per avere involontariamente tradito il suo Faraone e la sua patria, Radamès si consegna prigioniero al sommo sacerdote.
Atto IV
Scena I:Sala nel palazzo del Faraone; andito a destra che conduce alla prigione di Radamès.
Volendo salvare Radamès di cui conosce l'innocenza, Amneris lo supplica di discolparsi, ma egli rifiuta. Il di lui processo ha luogo fuori dal palcoscenico; egli tace e senza difendersi, mentre Amneris, che rimane sul palco, si appella ai sacerdoti affinché gli mostrino pietà. Radamès viene condannato a morte per alto tradimento e sarà sepolto vivo, e Amneris maledice i sacerdoti mentre Radamès viene portato via.
Scena II:L'interno del tempio di Vulcano e la tomba di Radamès; la scena è divisa in due piani: il piano superiore rappresenta l'interno del tempio splendente d'oro e di luce, il piano inferiore un sotterraneo.
Radamès crede di essere solo, ma pochi attimi dopo si accorge che Aida si è nascosta nella cripta per morire con lui. I due amanti accettano il loro terribile destino, confermano l'amore l'un per l'altro, dicono addio al mondo e alle sue pene e aspettano l'alba, mentre Amneris piange e prega sopra la loro tomba durante le cerimonie religiose e la danza di gioia delle sacerdotesse.