Nel mondo di oggi, Antonomasia è un argomento che ha catturato l'attenzione di milioni di persone. Che sia per la sua rilevanza storica, per il suo impatto sulla società o per la sua influenza sulla cultura popolare, Antonomasia è diventato un punto di interesse e di discussione in varie aree. Dalla sua origine alla sua evoluzione nel tempo, Antonomasia ha dato origine a innumerevoli opinioni e argomentazioni che hanno arricchito il panorama della conoscenza attorno a questo argomento. In questo articolo esploreremo diversi aspetti legati a Antonomasia, approfondendo la sua importanza, le sue implicazioni e la sua proiezione nel futuro.
Per antonomasia (/antonoˈmazja/; dal greco antico ἀντονομάζω?, antonomázō, "cambiare nome") si intende una figura retorica utilizzata con diverse funzioni e scopi.
Come indicato da Pierre Fontanier, le funzioni principali della figura sono:
Sempre Fontanier ha definito l'antonomasia la «sineddoche d'individuo».
La sostituzione del nome può avvenire nei seguenti modi:
1) Un nome comune al posto di un nome proprio:
2) Un nome proprio per un nome comune:
Questo secondo tipo di antonomasia è detta anche «vossianica», dal nome di Gerardo Giovanni Vossio (XVI-XVII secolo), che aveva attribuito all'antonomasia la stessa reversibilità della sineddoche (la parte per il tutto e il tutto per la parte). Altri esempi di antonomasia vossianica sono:
In certi casi, all'antonomasia vossianica si accompagna uno slittamento di senso, come nei casi di megera, vulcano, cicerone.
3) Un nome proprio per un altro nome proprio («Ghino di Tacco» per Craxi).
4) Un nome comune per indicare un individuo ma anche la categoria cui questi appartiene e cui viene associato a partire dalla considerazione di una qualità ritenuta esemplare (un epicureo).
Spesso l'antonomasia si presenta in forma di perifrasi (il flagello di Dio, la Mecca degli evasori). Tali forme possono essere metonimiche (l'inquilino del Colle per il Presidente della Repubblica Italiana la cui residenza è il palazzo del Quirinale, con spostamento per la sostituzione del nome oltre il limite concettuale della nozione da indicare) o metaforiche (la tigre di Cremona per Mina, la pantera di Goro per Milva, Ia vecchia signora per la Juventus).
Stretto è il rapporto tra antonomasia e linguaggio dei media (oltre che nel linguaggio corrente), in quanto le antonomasie esaltano la loro condizione di associazione stereotipata, di luogo comune, sono spesso accompagnate da enfasi, hanno scopi ironici o satirici:
Tali caratteristiche di utilizzo rendono alcune di queste antonomasie materiale di veloce consumo e altrettanto rapida estinzione nel linguaggio della pubblicità, dell'informazione, della politica.
Anche grazie alla pubblicità che li ha resi popolari, alcuni prodotti commerciali sono spesso denominati per antonomasia con la marca leader del loro genere o con il marchio con cui sono stati introdotti nel mercato. Questa forma di antonomasia configura la cosiddetta "volgarizzazione del marchio"; alcuni esempi: lo Scottex con cui si intende genericamente il rotolo di carta per la cucina; il K-way per intendere un impermeabile leggero; il Vinavil in riferimento al tipo di colla la cui composizione si chiama Vinilacetato; il Kindle per intendere i libri elettronici o ebook; il Moon Boot per riferirsi a un determinato tipo di doposcì; l'"Amuchina" per intendere disinfettanti per le mani. In altri prodotti l'antonomasia può derivare dal nome dell’inventore, per esempio la biro per indicare la penna a sfera, oppure dalla provenienza geografica.
In generale le antonomasie possono essere considerate "attive" in specifico rapporto a determinati ambienti, culture, epoche e paesi. Ad esempio, fino al 1860-61, l'eroe dei due mondi (le Héros des Deux Mondes) non era Garibaldi ma La Fayette (1757-1834), che aveva anche lui combattuto in America, nella sua giovinezza. Nel mondo francofono, le Héros des Deux Mondes può designare o l'uno o l'altro.
Alcune antonomasie sono valide solo in ambienti ristretti e rientrano quindi nell'ambito dei gerghi. Ad esempio, Gertrude (la "monaca di Monza", un personaggio de I promessi sposi) era chiamata per antonomasia "la signora" all'interno del suo monastero.