Criminalità in Italia

Nel contesto di Criminalità in Italia diventa sempre più pertinente affrontare l'importanza e la rilevanza di questo argomento. Da tempo Criminalità in Italia cattura l'attenzione di persone di diverse discipline, generando discussioni appassionate e persino polemiche. Dalle sue origini ad oggi, Criminalità in Italia ha avuto un impatto significativo in diversi settori, influenzando non solo il modo in cui le persone pensano e agiscono, ma anche le politiche, l’economia e la società nel suo insieme. Questo è il motivo per cui è fondamentale esplorare a fondo tutti gli aspetti di Criminalità in Italia, per comprenderne la vera portata e influenza nel mondo di oggi.

Un'auto dei Carabinieri a Roma, 2007

La criminalità in Italia è presente in varie forme, sono presenti anche associazioni a delinquere di tipo mafioso tipiche di talune regioni d'Italia, che si sono estese con molteplici diramazioni fuori dai confini territoriali e all'estero, e da una corruzione estremamente diffusa, tale da essere considerata "sistemica".

Storia

Nei decenni successivi al secondo dopoguerra si è assistito alla violenza politica, che ha portato la criminalità dapprima esclusiva di alcune mafie, ad estendersi all'intera penisola tramite organizzazioni estremiste che hanno perdurato negli anni di piombo anche con atti di terrorismo.

Nel corso degli anni settanta/anni ottanta la criminalità italiana era rappresentata da organizzazioni criminali più o meno diffuse nelle principali metropoli, che talvolta giocarono un ruolo cruciale nella storia d'Italia, come i rapporti tra servizi segreti italiani e criminalità.

Fonti e dati statistici

L'incidenza delle estorsioni da parte della criminalità organizzata nelle province italiane

La fonte statistica principale per la quantificazione e distribuzione territoriale dei delitti compiuti in Italia è costituita dai dati dei Delitti denunciati dalle forze di polizia all'autorità giudiziaria compilati dall'ISTAT. L'analisi puntuale delle fattispecie delittuose è invece effettuata annualmente dal Ministero dell'Interno attraverso il Rapporto sulla criminalità in Italia. Alcuni autorevoli organi di stampa, come Il Sole 24Ore, riportano annualmente la classifica dei reati commessi in Italia ed effettuano un confronto per Regione e per Provincia, sulla base dei dati ISTAT.

Dati relativi agli ultimi anni sono riportati anche nelle Relazioni al Parlamento. sull'attività delle Forze di Polizia, sullo stato dell'ordine e della sicurezza pubblica e sulla criminalità organizzata, pubblicate dal Ministero dell'Interno.

Dati per macroregione e per regione

Il Rapporto del Ministero dell'Interno sui delitti denunciati dall'Autorità di Polizia Giudiziaria a tutto il 31 dicembre 2015 evidenzia una netta prevalenza delle regioni del Nord Italia. In particolare, al Nord sono stati commessi 1.333.239 delitti, al Centro 577.656, al Sud 530.664 e nelle Isole 245.690.

La ripartizione del dato regionale dei delitti denunciati ogni 100.000 abitanti mostra la seguente classifica:

  1. Emilia-Romagna 5.667
  2. Liguria 5.434
  3. Lazio 5.237
  4. Piemonte 5.155
  5. Lombardia 5.052
  6. Toscana 4.890
  7. Puglia 4.045
  8. Campania 3.892
  9. Sicilia 3.819
  10. Abruzzo 3.743
  11. Veneto 3.739
  12. Umbria 3.683
  13. Marche 3.455
  14. Valle d'Aosta 3.434
  15. Trentino Alto Adige 3.415
  16. Calabria 3.264
  17. Friuli Venezia Giulia 3.178
  18. Sardegna 3.131
  19. Molise 2.913
  20. Basilicata 2.608

Dati per provincia

I dati disponibili sui reati denunciati per provincia ogni 100.000 abitanti per l'anno 2011 mostrano una netta prevalenza delle aree del Centro-Nord rispetto a quelle del Centro-Sud. In particolare, le prime 10 posizioni mostrano la seguente situazione:

  1. Milano 7.360
  2. Rimini 7.001
  3. Bologna 6.914
  4. Torino 6.763
  5. Roma 6.138
  6. Genova 6.122
  7. Prato 6.044
  8. Ravenna 6.028
  9. Firenze 5.641
  10. Imperia 5.562

I dati relativi all'anno 2015 per ogni 100.000 abitanti presentano invece le seguenti prime 10 posizioni:

  1. Rimini 7.791
  2. Milano 7.636
  3. Bologna 7.240
  4. Torino 6.539
  5. Roma 5.950
  6. Ravenna 5.936
  7. Firenze 5.723
  8. Prato 5.685
  9. Genova 5.674
  10. Savona 5.460

La provincia di Rimini presenta dunque la maggiore incidenza di fatti criminali denunciati, dato di grande rilievo statistico, dato che essa non afferisce ad una delle grandi aree urbane ed alla grande attrattività turistica dell'area.

Dati per provincia - macroaree urbane

Il confronto tra le principali province afferenti alle macroaree urbane restituisce invece i seguenti dati (su 100.000 abitanti):

  1. Milano 7.636
  2. Bologna 7.240
  3. Torino 6.539
  4. Roma 5.950
  5. Firenze 5.723
  6. Genova 5.674
  7. Venezia 4.956
  8. Napoli 4.397
  9. Palermo 4.115
  10. Reggio Calabria 3.237

Furti e rapine

Furti e rapine hanno registrato una forte crescita nel corso degli anni settanta e raggiunto il culmine agli inizi degli anni novanta. Anche in questo caso però, entrambi i reati hanno visto invertire questa tendenza: per i furti il tasso comincia a crescere nuovamente a partire dalla metà degli anni novanta e si è riavvicinato oggi ai livelli elevati del 1991. Dal 2004, si sono ridotti tra le due e le tre decine, dopo aver raggiunto livelli ben più bassi rispetto al decennio precedente.

Omicidi

Secondo il Rapporto sulla Criminalità, redatto dal Ministero dell'Interno, gli omicidi consumati e tentati presentano un andamento così caratterizzato: picchi negli anni sessanta e all'inizio degli anni novanta del XX secolo. Nel 1991, punto di massimo, comincia un andamento in decrescita, che sarà particolarmente sensibile nel caso degli omicidi consumati in relazione all'attività del crimine organizzato. In quell'anno le statistiche delle Forze dell'ordine attribuivano alla criminalità organizzata oltre 700 dei 1.901 omicidi avvenuti in quell'anno. Il forte calo è legato alla crisi della mafia dopo i colpi subiti durante la stagione delle inchieste di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino e grazie alla riorganizzazione delle Forze dell'ordine italiane dopo la strage di Capaci e quella di via D'Amelio, con la creazione della Direzione investigativa antimafia (DIA) e della Direzione nazionale antimafia (DNA), e il potenziamento della legislazione sui collaboratori di giustizia

Nel 2023 il tasso è stato di 0,56 omicidi ogni 100.000 abitanti, per un totale di 330 tra omicidi e femminicidi. A titolo di confronto, questo rende il tasso di omicidi in Italia dieci volte inferiore rispetto a quello degli Stati Uniti. L'Italia rispetto agli omicidi è il paese più sicuro del G8, anche davanti al Giappone, che ha un tasso di 0,73 omicidi e femminicidi ogni 100.000 abitanti.

Violenza sessuale

Crescita consistente delle denunce per il reato di violenza sessuale hanno registrato dalla fine degli anni novanta. Bisogna, però, tener presente che la definizione di quali comportamenti configurino il reato di violenza sessuale è stata modificata più volte, ampliandone lo spettro di applicazione fino a includere azioni precedentemente non considerate penalmente perseguibili all'interno di questa fattispecie penale.

L'attenzione dei mezzi di informazione

I dati dell'Osservatorio Europeo sulla Sicurezza (Demos, Osservatorio di Pavia e Unipolis) riportano che il TG1 (e parimenti il TG5) ha dedicato l'11% delle notizie di prima serata ai "fatti criminali", contro un livello minore (a parità di numero di crimini) dei telegiornali di altri paesi europei: 8% BBC (Regno Unito), 4% TVE (Spagna) e France 2, 2% ARD (Germania).

Secondo il sociologo Ilvo Diamanti, l'Italia si caratterizza per il rapporto tra i mezzi di informazione (specialmente la televisione) e i fatti di criminalità comune. Diamanti sottolinea come i media italiani puntino alla "serializzazione" e alla "drammatizzazione" dei casi criminali, mentre in altri paesi l'informazione è "puntuale" e "contestuale". Ciò avviene soprattutto quando si tratta di casi che coinvolgono persone comuni, o che si sviluppano nell'ambito amicale e familiare, specificando l'intento voyeuristico da comunità ristretta.

Ulteriori spinte caratteristiche dei media italiani potrebbero venire, sempre secondo Diamanti, dal rapporto con la politica, che tende a sfruttare i media per condizionare la percezione sociale dei fenomeni, e così spostare l'attenzione dell'opinione pubblica, ad esempio, dalla disoccupazione alla criminalità.

Criminalità di tipo mafioso

Lo stesso argomento in dettaglio: Mafia in Italia.
Struttura della mafia

A causa di difficili condizioni economiche, nella seconda metà dell'Ottocento nel sud del Paese si cominciarono a costituire federazioni di famiglie organizzate su base territoriale, che sarebbero poi diventate: Cosa Nostra in Sicilia, la Camorra in Campania, la Sacra Corona Unita in Puglia e la 'Ndrangheta in Calabria, dalla quale nacque, molto più tardi, il gruppo dei Basilischi centrati sulla Basilicata. Furono i clan formati da italiani espatriati negli Stati Uniti, attraverso i film che ispirarono ai produttori di Hollywood, che diffusero nel mondo intero il termine "mafia" come sinonimo di "crimine organizzato".

Con gli anni, oltre a crearsi un equilibrio sulla competenza territoriale di gruppi e famiglie, si instaurò anche un modus vivendi, che ricalcava e ricalca il despotismo feudale. Il "guardapiazza", letteralmente "colui che difende il territorio", cioè il capo patriarcale di un clan, impone con le armi il suo dominio su di un gruppo, ed il dominio di tale gruppo su una zona, e poi fornisce agli abitanti del territorio, in cambio di fedeltà e sottomissione, protezione da altri gruppi rivali. All'interno del suo feudo amministra giustizia, riscuote tributi, elimina ogni minaccia interna o esterna, assicura per lui e il suo cerchio di fedeli le migliori risorse.

In quanto centro di potere, un clan mafioso entra automaticamente in conflitto e competizione con qualunque stato che lo ospiti, sfidando apertamente il monopolio statale dell'uso legittimo della forza.

I diversi gruppi mafiosi rinunciarono ad attaccare le truppe regolari, e questo consentì la loro sopravvivenza nei primi decenni dopo la conquista del sud.[senza fonte] Poi continuarono ad impiantarsi profondamente nel tessuto sociale, profittando della latitanza dello stato civile, che lasciò la zona priva d'istruzione, collegamenti e cibo. In seguito, dal novecento in avanti, incominciarono ad arrivare crescenti flussi di capitali che, attraverso la spesa pubblica, si riversarono nel meridione, e le organizzazioni criminali furono le prime a beneficiare di tali risorse.[senza fonte] Le attività mafiose ebbero come principale conseguenza il sabotaggio di ogni possibile sviluppo commerciale, rendendo impraticabili le strade, pericolosi gli scambi e inoperanti i meccanismi di domanda - offerta.

Diffusione territoriale

Basilicata

Lo stesso argomento in dettaglio: Basilischi.

Calabria

Lo stesso argomento in dettaglio: 'ndrangheta.

Campania

Lo stesso argomento in dettaglio: Camorra.

Lazio

A partire dal secondo dopoguerra, la frastagliata realtà della criminalità romana si è organizzata in varie associazioni criminali, fra cui spiccano la Banda della Magliana (che ha riunito per anni i clan di Testaccio, Trastevere, Magliana e Ostia) e la Cupola Romana, comandata fino al 2014 dal boss Massimo Carminati. A Roma è presente anche il Clan dei Casamonica, ma la Capitale risente anche della presenza di Camorra (in particolare, quella del clan Senese), Cosa nostra e 'Ndrangheta. Nel basso Lazio è forte ed oramai radicata la presenza della Camorra, ma anche della 'ndrangheta. Nella città di Latina opera il clan Di Silvio, famiglia di etnia sinti originaria dell'Abruzzo.

Liguria

Lo stesso argomento in dettaglio: 'Ndrangheta in Liguria.

In Liguria, oramai da tempo, è di stanza la 'Ndrangheta calabrese, organizzata in locali. Nel capoluogo ligure, durante il corso degli anni '70, ha imperversato la cosiddetta Banda dei Genovesi, fondata da Cesare Chiti, Mario "Marietto" Rossi e Paolo Dongo.

Lombardia

Piemonte

Lo stesso argomento in dettaglio: 'Ndrangheta in Piemonte e Banda Cavallero.

Nel corso degli anni '70 si assistette a una guerra di mafia, durata lungo un decennio, portata avanti dal clan dei catanesi, una cosca mafiosa legata all'allora potente Cosa Nostra e molto attiva nel Nord Italia, in special modo a Torino e Milano. La storia della mafia siculo-piemontese si è conclusa nel 1988, con un maxiprocesso durato 19 mesi.

Al 2003, sono stati segnalati rapporti di azioni legate al crimine organizzato rari e sporadici. La scarsa rilevanza di questi episodi, fa intendere la presenza di una «proiezione» malavitosa molto debole. Il panorama delle attività delle mafie italiane quali 'ndrangheta e clan dei catanesi, da sempre presenti nel territorio sin dagli anni '60, non è rimasto immutato per via dell'immigrazione che ha portato alla nascita di gruppi extracomunitari legati specialmente alla mafia albanese e cartelli di droga magrebini e nigeriani.

Puglia

Sardegna

Lo stesso argomento in dettaglio: Anonima sequestri.

Sicilia

Lo stesso argomento in dettaglio: Cosa Nostra e Stidda.

La criminalità nella regione è stata secolarmente rappresentata dall'organizzazione di stampo mafioso Cosa Nostra. In un'escalation di violenza che avuto inizio a partire dalla fine del secondo dopoguerra e termine nei primi anni '90, una lotta repressiva dello Stato cominciata dopo una stagione di attentati diretti a personalità politiche di spicco ha ridimensionato il fenomeno malavitoso.

Veneto

Lo stesso argomento in dettaglio: Mala del Brenta.

Note

  1. ^ Delitti denunciati dalle forze di polizia all'autorità giudiziaria, ISTAT.
  2. ^ Ministero dell'Interno:NUMERO DEI DELITTI DENUNCIATI ALL’AUTORITÀ GIUDIZIARIA DALLE FORZE DI POLIZIA, Edizione 2016. Accesso il 31 luglio 2017 (PDF).
  3. ^ a b Italia, più di 7500 reati al giorno. Scopri le province "criminali". Il Sole 24Ore, 3 ottobre 2016. Accesso il 31 luglio 2017..
  4. ^ Ministero dell'Interno:NUMERO DEI DELITTI DENUNCIATI ALL’AUTORITÀ GIUDIZIARIA DALLE FORZE DI POLIZIA, Edizione 2016, pag. 10. Accesso il 31 luglio 2017 (PDF).
  5. ^ Dati criminalità 2011 per provincia. Il Sole 24 Ore, accesso il 10 settembre 2016, su ilsole24ore.com. URL consultato il 10 settembre 2016 (archiviato dall'url originale il 29 giugno 2016).
  6. ^ Italia, più di 7500 reati al giorno. Scopri le province "criminali", in Il Sole 24 Ore, 3 ottobre 2016. URL consultato il 23 giugno 2017.
  7. ^ Italia, più di 7500 reati al giorno. Scopri le province "criminali", in Il Sole 24 Ore, 3 ottobre 2016. URL consultato il 31 luglio 2017.
  8. ^ Rapporto criminalità (PDF), su Ministero dell'interno. URL consultato il 18 novembre 2015.
  9. ^ Marzio Barbagli, Mezzo secolo di delitti, in L'Italia e le sue Regioni, Istituto dell'Enciclopedia italiana Treccani, 2015.
  10. ^ Servizio Analisi Criminale (interno.gov.it)
  11. ^ Reported Crime in Japan Rises to Near Pre-Pandemic Level in 2023 | Nippon.com
  12. ^ Presseurop.eu (archiviato dall'url originale il 24 ottobre 2010), Diamo una tivù alla Lega
  13. ^ a b c Ilvo Diamanti, su repubblica.it, 11 ottobre 2010.
  14. ^ Roberto Patruno, Torino, al "clan dei catanesi" 130 condanne ed ergastolo per 25, in la Repubblica, 6 novembre 1988, p. 19.
  15. ^ Criminalità a Torino (2003) (PDF).; rapporto del Comune.

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