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Un dente del giudizio, o terzo molare, è uno dei tre denti molari presenti in ognuno dei quattro quadranti della dentatura umana. Occupando l'ultima e quindi più interna posizione nell'arco dentale, i denti del giudizio sono chiamati anche ottavi.
Sono quindi in totale quattro: terzo molare inferiore, terzo molare superiore, rispettivamente a destra e a sinistra.
La dicitura dente del giudizio, presente in innumerevoli lingue (dal latino dens sapientiae), è dovuta al fatto che generalmente compaiono tra il 16º e il 25º anno di età. Possono essere anche più di quattro oppure di meno, rispettivamente in caso di iperdontia o ipodontia.
La comunità scientifica, a differenza di ciò che si affermava nel passato, è concorde nell'affermare che la vis eruttiva degli ottavi non causerebbe un affollamento dentario.
Spesso accade che un dente del giudizio manchi di spuntare, rimanendo dunque incluso (quando il germe dentale si trova completamente coperto dalla gengiva) oppure semincluso (quando è in parte visibile). La mancata eruzione (comunemente detta "crescita") può essere dovuta a due fattori:
Un dente del giudizio cresciuto imperfettamente rischia di causare delle patologie come ad esempio la cisti, la pericoronite, la carie e l'ascesso.
Gli ottavi, se erompono correttamente, possono contribuire alla masticazione e non generano alcun disturbo purché si applichi una corretta igiene orale. Tuttavia il fatto che la loro crescita sia soggetta a variazioni e a imperfezioni è dovuto anche al corso evolutivo della specie umana: in passato l'uomo aveva bisogno di più molari per masticare alimenti crudi e ostici, che sono stati abbandonati nel corso dell'evoluzione mentre le dimensioni della mandibola e della mascella si sono chiaramente ridotte, lasciando poco posto a disposizione per un normale sviluppo dell'ottavo dente. I denti del giudizio sono quindi un retaggio del passato. È solo con l'età che la mascella e la mandibola dovrebbero raggiungere sufficienti dimensioni per permetterne lo sviluppo. Ciò nonostante, secondo alcuni antropologi, la comparsa degli ottavi in età tardiva avrebbe il compito di controbilanciare l'eccessiva usura degli altri denti. L'alimentazione preistorica e l'inesistenza di cure dentarie infatti provocavano la perdita precoce dei denti. In questo modo, il terzo molare, avendo spazio sufficiente per svilupparsi, svolgeva una funzione di riserva, preservando una corretta masticazione.
L'estrazione può essere un intervento più o meno complicato a seconda della situazione globale. È ad esempio più facile l'estrazione da soggetti giovani; inoltre, il dente del giudizio superiore può essere - a parità di condizioni - estratto più agevolmente di quello inferiore. A seconda dei casi, sarà fatta con o senza punti di sutura, o con diversi tipi di anestesia, in intervento ambulatoriale o in clinica. L'estrazione di un dente del giudizio completamente fuoriuscito è il caso più semplice e di solito non richiede accorgimenti particolari a parte l'anestesia locale e l'uso di un adeguato analgesico. Anche l'estrazione di un dente del giudizio incluso è un intervento spesso eseguibile in anestesia locale.
Il decorso dopo un intervento di routine è in genere rapido. Gonfiori e perdite di sangue sono possibili per diverse ore dopo l'intervento. Se la perdita è moderata, è da considerarsi normale durante il primo giorno dopo l'estrazione. In questi casi il paziente può mordere su una garza o su un fazzoletto di stoffa. Fazzoletti di carta o ovatta sono da considerarsi come soluzioni di emergenza perché rischiano di lasciare tracce che si attaccano alla ferita e che possono causarne la riapertura quando vengono rimossi. È inoltre vantaggioso inumidire leggermente la garza o il fazzoletto. In caso di difficoltà, per facilitare la cicatrizzazione della ferita si consigliano spesso impacchi di ghiaccio, mentre sono sconsigliati cibi caldi, sigarette, caffè e alcool, come anche risciacqui energici o troppo numerosi o farmaci antiaggreganti come l'aspirina.
L'estrazione di un dente del giudizio fatta a scopo puramente cautelativo (dunque in assenza di sintomi) è una consuetudine che varia da paese a paese, e la cui necessità non è pienamente sostenuta dagli studi scientifici.
Per quanto rara (0,005% del totale) l'estrazione del terzo molare può comportare, a distanza di due o tre settimane, la frattura composta dell'angolo mandibolare, a causa dell'eccessivo e precoce carico dell'area operata durante la masticazione.
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