Invasione russa dell'Ucraina del 2022

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Voce principale: Conflitto russo-ucraino.
Invasione russa dell'Ucraina del 2022
parte del conflitto russo-ucraino
Bombardamento russo alle antenne di telecomunicazioni di Kiev
Data24 febbraio 2022in corso
(2 anni e 55 giorni)
LuogoUcraina
Casus belli
Schieramenti
Comandanti
Effettivi
Bandiera della Russia Russia
  • ~ 175 000–190 000
  • 20 000 (forze paramilitari del Donetsk)
  • 14 000 (forze paramilitari del Lugansk)

Totale:

  • ~ 234 000 uomini, con 1 200 carri armati e 550 aerei
Bandiera dell'Ucraina Ucraina
  • 209 000 (forze armate dell'Ucraina)
  • 102 000 (forze paramilitari)
  • ~ 800 carri armati
  • ~ 200 aerei
  • Voci di guerre presenti su Wikipedia
    Progressione dell’invasione dal 24 febbraio.

    L'invasione russa dell'Ucraina del 2022 è l'offensiva militare iniziata dalle Forze armate della Federazione Russa il 24 febbraio 2022, invadendo il territorio ucraino e segnando così una brusca escalation del conflitto russo-ucraino in corso dal 2014. La guerra ha provocato la maggiore crisi per l'accoglienza di rifugiati in Europa dopo la fine della seconda guerra mondiale, tanto che si è ritenuto necessario invocare la Direttiva di protezione temporanea.

    L'intervento armato è stato preceduto da un prolungato ammassamento sul confine delle forze russe iniziato nella primavera 2021, motivato dal presidente russo Vladimir Putin sulla base del timore di un'adesione dell'Ucraina alla NATO e seguito da esercitazioni militari. Pochi giorni prima dell'invasione, la Russia ha riconosciuto l'indipendenza di due Stati autoproclamatisi nella regione del Donbass, all'interno dei confini dell'Ucraina, la Repubblica Popolare di Doneck e la Repubblica Popolare di Lugansk, e il 20 febbraio, in violazione del Memorandum di Budapest sulle garanzie di sicurezza dell'Ucraina, vi ha inviato le proprie forze armate a presidiarne il territorio. L'indomani il Consiglio della Federazione ha autorizzato all'unanimità il presidente Vladimir Putin a usare la forza militare fuori confine.

    Numerosi avvertimenti su un'imminente invasione erano già stati diramati dai media a partire dall'ottobre 2021, ma gli alti funzionari russi avevano costantemente negato di starla pianificando.

    Cause

    L’intervento armato russo diretto in Ucraina ha le sue radici in un lungo conflitto diplomatico e militare fra i due Paesi. Secondo l'ex segretario di Stato statunitense Henry Kissinger, la situazione geografica della Russia, senza confini naturali eccetto l'Artico e l'Oceano Pacifico, le permise di sviluppare, per molti secoli, una politica estera basata sull'espansione dello Stato in ogni direzione (come fu descritta da Afanasy Ordin-Nashchokin, ministro dello zar Alessio I nel XVII secolo); questa alimentò negli anni la volontà di riguadagnare la sfera di influenza persa con lo scioglimento dell'Unione Sovietica e di assicurarsi posizioni strategiche come la Crimea, che affaccia sul Mar Nero.

    La rivoluzione ucraina del 2014, conclusasi il 23 febbraio con la fuga a Sebastopoli di Viktor Janukovyč, la sua esautorazione e il conseguente passaggio da un esecutivo filorusso a uno filoccidentale, aveva determinato due fatti fondamentali: l'avvicinamento dell'Ucraina ai Paesi occidentali (UE, NATO), tramite una sempre più stretta cooperazione militare come l'adesione all'EOP program che, nel 2020, esasperò la percezione della "sindrome di accerchiamento" da parte della Russia e, a partire dal 28 febbraio 2014, l'occupazione militare della Crimea, inizialmente con forze non identificate, e la veloce annessione della penisola alla Russia, a cui seguirono, il 6 aprile, la secessione armata della regione del Donbass e numerosi scontri nell'Ucraina orientale tra i filorussi e i filoucraini. I contrasti più gravi avvennero il 2 maggio 2014 nella città di Odessa tra filorussi, gruppi nazionalisti ucraini appartenenti al partito Pravyj Sektor e neonazisti legati anche ai gruppi ultras del Metalist, che culminarono nell'incendio alla Casa dei sindacati, con la morte di 42 persone tra militanti filorussi e presenti nell'edificio.

    Il 5 settembre 2014 venne firmato il Protocollo di Minsk tra i rappresentanti di Ucraina, Russia, OSCE, e, senza alcun riconoscimento del loro status, anche da parte degli allora leader delle autoproclamate Repubblica Popolare di Doneck (DNR) e Repubblica Popolare di Lugansk (LNR), prevedendo un cessate il fuoco immediato, lo scambio dei prigionieri e l'impegno, da parte dell'Ucraina, di garantire maggiore autonomia alle regioni di Doneck e Lugansk. Tuttavia, nonostante avesse portato ad un'iniziale diminuzione delle ostilità, l'accordo non venne rispettato. Per questa ragione l'11 febbraio 2015 fu firmato il Protocollo di Minsk II tra i capi di Stato di Ucraina, Russia, Francia e Germania (il cosiddetto Formato Normandia), con il coinvolgimento dell'Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa (OSCE). Tuttavia, l'accordo non modificò sostanzialmente il quadro del conflitto. Nel 2022 François Hollande rivendicò gli accordi di Minsk affermando che "Era chiaro da subito che Putin non aveva intenzione di rispettare gli accordi e in particolare il ritorno all’integrità territoriale ucraina; tuttavia, quegli accordi hanno dato all’Ucraina una cosa fondamentale: il tempo. Sette anni che hanno permesso a Kiev di prepararsi e poi di resistere all’invasione.

    Dal 2016 inoltre, nel timore di una possibile invasione della Russia, la NATO organizzò l’addestramento di migliaia di militari ucraini.

    Antefatti

    Ammassamento delle forze russe

    Lo stesso argomento in dettaglio: Conflitto russo-ucraino.
    Cartina illustrativa dei due presunti piani russi pubblicati separatamente dalla Bild. e dal Center for Strategic and International Studies (CSIS).

    L'invasione iniziò con un grande ammassamento di mezzi e militari russi in Bielorussia – con la scusante di esercitazioni bilaterali congiunte – inizialmente nella primavera 2021, proseguito poi da ottobre 2021 a febbraio 2022 anche lungo il confine russo-ucraino e in Crimea. Durante questo secondo periodo, la Russia inoltrò richieste agli Stati Uniti e alla NATO, avanzando due progetti di trattati che contenevano richieste per quelle che definiva «garanzie di sicurezza», tra cui una promessa legalmente vincolante che l'Ucraina non avrebbe mai aderito alla NATO, nonché una riduzione delle truppe e dei mezzi della NATO stanziati nell'Europa orientale, e minacciò una risposta militare non specificata se l'Alleanza Atlantica avesse continuato a puntare su una linea che definiva aggressiva.

    Accuse russe

    Manifestazione filoccidentale a Odessa (9 febbraio 2014)

    Da tempo[quando?] la Russia denunciava i supposti tentativi del governo ucraino di mettere in atto processi per l'assimilazione forzata della minoranza russa.

    Nell'aprile 2014, dopo l'annessione della Crimea, venne vietata l'importazione in Ucraina di film russi prodotti dopo il gennaio 2014 e di quei film post-1991 in cui i soldati russi erano positivamente rappresentati, Nell'agosto dello stesso anno venne proibita l'importazione di 38 libri e compilata una lista di persone a cui fu vietato l'ingresso nel Paese a causa della loro posizione verso la guerra del Donbass, contenente inizialmente cantanti e attori russi ed estesa nel settembre a blogger e giornalisti anche di altre nazionalità. A giugno fu messa fuorilegge anche la simbologia nazista e comunista, e aumentato il sostegno ai movimenti LGBT e per l'identità di genere.

    Nel febbraio del 2018 la Corte costituzionale dell'Ucraina annullò la legge introdotta da Yanukovych nel 2012 che consentiva l'utilizzo del russo come lingua ufficiale nelle regioni a maggioranza russofona di Donec'k e Luhans'k. Il 24 aprile Putin firmò la semplificazione delle procedure per l'ottenimento del passaporto russo da parte dei residenti ucraini nelle regioni secessioniste del Donbass, in risposta il 25 aprile 2019 il parlamento ucraino ratificò l'annullamento della legge del 2012.

    Nelle settimane precedenti l'invasione, Putin dichiarò più volte che, in particolare nella regione del Donbass, i russofoni erano vittime di una discriminazione che assumeva sempre più la forma del genocidio. Queste dichiarazioni non trovavano conferma nei report delle organizzazioni internazionali, tra le quali l'Alto commissariato delle Nazioni Unite per i diritti umani, la missione speciale di osservazione dell'OSCE in Ucraina e il Consiglio d'Europa né nei fact checking dei principali organi di stampa. Le affermazioni di Putin sul genocidio dei russofoni non trovarono credito negli Stati Uniti, che le ritenne una «falsità riprovevole» pretestuosamente agitata per preparare l'invasione dell'Ucraina.

    Il 21 febbraio, in un discorso televisivo dalle forti tinte nazionalistiche, Putin dichiarò che la società ucraina era neonazista e che pertanto la Russia si era posta l'obiettivo di «smilitarizzare e denazificare» il Paese:[nota 1] in realtà, nelle elezioni parlamentari del 2019, i partiti di destra ultranazionalisti non sono riusciti a conquistare alcun seggio nel parlamento ucraino. Secondo le testate giornalistiche occidentali, la denuncia russa della politica nazista in atto in Ucraina è «infondata» e «falsa».

    Guerra

    Escalation

    I combattimenti nel Donbass aumentarono in modo significativo il 17 febbraio 2022. Mentre il numero giornaliero di attacchi nelle prime sei settimane del 2022 era variato da due a cinque, l'esercito ucraino riportò 60 attacchi il 17 febbraio. I media statali russi riferirono anche oltre 20 attacchi di artiglieria a posizioni secessioniste lo stesso giorno. Il governo ucraino accusò i secessionisti russofoni di aver bombardato un asilo nido a Stanytsia Luhanska usando l'artiglieria, ferendo tre civili.

    Il giorno successivo, le secessioniste repubbliche di Doneck e di Lugansk ordinarono l'evacuazione dei civili dalle rispettive capitali, il cui completamento, secondo fonti russe, avrebbe però richiesto alcuni mesi. I media ucraini riportarono un forte aumento dei bombardamenti di artiglieria da parte dei militanti a guida russa nel Donbass come tentativi di provocare l'esercito ucraino.

    Mosca, 21 febbraio 2022: Vladimir Putin firma i decreti presidenziali di riconoscimento delle Repubbliche Popolari di Doneck e Lugansk e relativi trattati d'amicizia, cooperazione e assistenza reciproca.
    Vladimir Putin annuncia, la sera del 21 febbraio 2022 in un discorso alla TV di Stato, il riconoscimento delle Repubbliche Popolari di Doneck e Lugansk.
    Primo giorno dell'invasione: bus in fiamme tra Charkiv e Kiev

    Il 15 febbraio la Duma approvò una risoluzione richiedente al presidente Putin il riconoscimento delle repubbliche secessioniste di Doneck e Lugansk; la risoluzione, proposta dal Partito Comunista della Federazione Russa, partito dell'opposizione di governo, fu approvata con 351 voti favorevoli, 16 contrari (14 parlamentari di Nuova Gente e 2 su 325 di Russia Unita, il partito di Putin) e un astenuto, mentre 82 deputati non parteciparono al voto. Il 21 febbraio successivo Putin quindi riconobbe formalmente l'indipendenza delle due repubbliche e ordinò l'invio di truppe (comprese le forze meccanizzate) nel Donbass, annunciando l'avvio di una "missione di mantenimento della pace".

    Nello stesso giorno, il Servizio di sicurezza federale russo (FSB) dichiarò che i bombardamenti ucraini avevano distrutto una struttura di confine dell'FSB a 150 m dal confine tra Russia e Ucraina nell'oblast' di Rostov. Inoltre, il distretto militare meridionale russo denunciò l'incursione di cinque sabotatori ucraini, annunciandone l'uccisione presso il villaggio di Mityakinskaya (oblast' di Rostov) e la distruzione dei loro veicoli da combattimento di fanteria. Il ministro degli Esteri ucraino Dmytro Kuleba smentì entrambi gli incidenti, definendoli false flag.

    Più tardi, sempre il 21 febbraio, diversi media indipendenti confermarono che le forze russe stavano entrando nel Donbass. Quest'intervento militare fu condannato dal Consiglio di sicurezza dell'ONU.

    Il 23 febbraio il parlamento ucraino proclamò lo stato di emergenza nazionale di 30 giorni (entrato in vigore a mezzanotte), con esclusione dei territori occupati nel Donbass, e ordinò la mobilitazione di tutti i riservisti delle forze armate ucraine. Lo stesso giorno, la Russia iniziò a evacuare la sua ambasciata a Kiev. I siti web del parlamento e del governo ucraini, insieme ai siti web bancari, furono colpiti da attacchi DDoS.

    Il 24 febbraio 2022

    Il 24 febbraio 2022, in un discorso alla nazione, Vladimir Putin ha ribadito l'accusa agli Stati Uniti e all'Occidente di perseguire l'espansione aggressiva della NATO fino ai confini della Russia. Questa tesi è considerata dai vertici russi un argomento essenziale di sicurezza geostrategica, che da tempo percepiva un senso di accerchiamento dei propri spazi a seguito della caduta dell'Unione Sovietica. Nelle settimane precedenti all'attacco, la Russia aveva richiesto garanzie scritte di un non allargamento della NATO in Ucraina, senza tuttavia raggiungere alcuna forma di accordo. La Russia, nel febbraio 2022, deteneva la presidenza del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite con Vasilij Nebenzja.

    Nelle prime ore del 24 febbraio il presidente ucraino Volodymyr Zelens'kyj ha tenuto un discorso televisivo, rivolgendosi ai cittadini russi in lingua russa e supplicandoli di evitare la guerra, unendosi in questo modo all'appello del segretario generale dell'ONU António Guterres che aveva dichiarato: «Date una possibilità alla pace».

    L'invasione

    All'alba del 24 febbraio Putin ha annunciato un'"operazione militare speciale" nell'Ucraina orientale finalizzata a garantire la sicurezza dei cittadini russi, e minacciando che i Paesi che fossero intervenuti avrebbero fronteggiato conseguenze mai viste prima; la dichiarazione è stata immediatamente seguita da attacchi aerei e missilistici verso obiettivi strategici che hanno colpito località in tutta l'Ucraina, inclusa la capitale Kiev e i posti di frontiera ucraini con Russia e Bielorussia. Due ore dopo, le forze di terra russe sono entrate nel Paese. Durante le prime 24 ore del conflitto, la Russia ha effettuato contro l'Ucraina 160 lanci di missili (balistici e da crociera) e 75 incursioni aeree.

    Il presidente Zelens'kyj ha risposto promulgando la legge marziale, interrompendo i rapporti diplomatici con la Russia e annunciando la mobilitazione generale. Poco dopo sono iniziate le operazioni belliche. L'esercito russo è penetrato in territorio ucraino da nord dal confine ucraino-bielorusso, a est dal confine russo ucraino e a sud dalla Crimea unilateralmente annessa nel 2014. Da nord l'ingresso nel Paese è avvenuto sia dal confine russo-ucraino sia da quello tra l'Ucraina e la Bielorussia. Il 24 febbraio le truppe russe hanno preso controllo delle città fantasma di Černobyl' e Pryp"jat', compresa la centrale nucleare, per poi puntare verso la capitale Kiev con l'obiettivo di accerchiarla. L'avanzata è stata però rallentata dalla resistenza delle truppe ucraine, che non sono tuttavia riuscite a difendere l'aeroporto Antonov di Hostomel', perso tra il 24 e il 25 febbraio a causa dell'intervento di paracadutisti russi elitrasportati.

    Struttura a Kiev distrutta da un attacco missilistico
    Scene nell'Ucraina orientale durante l'invasione (video del 24 febbraio)
    Condominio a Kiev colpito da un missile il 26 febbraio

    A est, l'esercito russo è inoltre avanzato nel territorio delle autoproclamate repubbliche di Lugansk e Donetsk, nel Donbass.

    A sud, il 24 febbraio la marina russa ha preso il controllo dell'isola dei Serpenti, in posizione strategica a circa 45 km dalle coste di Odessa e della Romania. Il maggior avanzamento delle forze russe si è però registrato a partire dalla Crimea e ha consentito loro di prendere il controllo del canale della Crimea settentrionale, della città di Cherson e dell'importante centrale nucleare di Zaporižžja, conquistata il 4 marzo. Sempre dalla Crimea, le truppe russe si sono spinte verso est seguendo la costa, fino a ricongiungersi con quelle penetrate dal Donbass e ad accerchiare Mariupol'.

    Il 27 febbraio Putin ha ordinato l'attivazione dei sistemi di allerta nucleare, corrispondente allo stato di preallarme difensivo basato sui missili nucleari.

    L'invasione russa ha ricevuto un'ampia condanna internazionale e pesanti sanzioni economico-finanziarie, oltre a scatenare una serie di proteste contro l'invasione da parte della popolazione russa nelle principali città, conclusesi con arresti di massa.

    Il 6 marzo l'azione di Putin ha ricevuto il sostegno della Chiesa ortodossa russa, il cui patriarca Cirillo I, nella recita del sermone della Domenica del Perdono, si è espresso violentemente contro lo svolgersi dei gay pride nei Paesi occidentali sostenendo che «Stiamo parlando di qualcosa di molto più importante della politica. Parliamo della salvezza umana siamo entrati in una guerra che non ha significato fisico ma metafisico. Per otto anni si è cercato di distruggere quanto esisteva nel Donbass, dove vi è un fondamentale rifiuto dei cosiddetti valori offerti da chi rivendica il potere mondiale», giudicando l'appoggio all'invasione "un test della fedeltà al Signore".

    Il 20 marzo il Consiglio di sicurezza ucraino, in vigenza della legge marziale, ha sospeso l'attività di 11 partiti politici considerati filorussi, compresi i due rappresentati in parlamento: Piattaforma di Opposizione - Per la Vita, con 43 deputati, e Blocco di Opposizione, con 6 deputati. Nello stesso tempo sono state bloccate le trasmissioni di televisioni che non accettano di trasmettere attraverso un'unica piattaforma. Le due decisioni hanno suscitato polemiche in Ucraina, sia con l'accusa al governo di voler raccontare gli eventi con una sola voce e sia comprendendola nella logica della legge marziale e della lotta alla disinformazione, ma riaffermando l'importanza della libertà di parola e della necessità dello Stato di diritto.

    Alla fine del mese di marzo 2022 si svolsero a Istanbul, sotto l'auspicio del presidente turco Recep Tayyip Erdoğan, importanti colloqui diretti tra esponenti di primo piano russi e ucraini che sembrarono aprire reali prospettive di accordo; il 29 marzo gli incontri si conclusero apparentemente con alcuni risultati sulle questioni della neutralità dell'Ucraina e di un futuro incontro al massimo livello tra i due presidenti.

    Nei giorni seguenti invece nuovi avvenimenti fecero svanire completamente ogni prospettiva di cessazione delle ostilità: gli ucraini ottennero nuovi successi nella regione di Kiev; il 29 marzo l'alto comando russo diede inizio ad un vasto ripiegamento abbandonando rapidamente tutto il territorio conquistato nelle aree settentrionali dell'Ucraina, e soprattutto i primi giorni di aprile vennero scoperti dalle autorità ucraine rientrate in possesso dei territori abbandonati dai russi, i massacri di Buča. I colloqui a Istanbul furono interrotti definitivamente.

    Conquista di Mariupol' e resa dell'Azovstal

    Lo stesso argomento in dettaglio: Battaglia di Mariupol (2022).
    Miliziano della DPR in combattimento a Mariupol.

    A partire dalla fine di marzo la situazione delle truppe ucraine tagliate fuori nell'area di Mariupol' divenne più difficile; le forze russe provenienti da ovest e da est, e quelle, principalmente costituite dai miliziani del Donbass, scese da nord, si congiunsero, accerchiarono completamente la città e iniziarono a entrare nell'area urbana già in parte devastata dai bombardamenti e con una situazione umanitaria drammatica per la popolazione civile.

    Miliziani del Donbass in una pausa dei combattimenti durante la battaglia di Mariupol'.

    Le truppe ucraine accerchiate, costituite da fanteria di marina e soldati del Reggimento Azov, si batterono con valore e tenacia, rallentando l'avanzata russa. I russi, miliziani delle forze separatiste, unità regolari dell'esercito, reparti ceceni e fanteria di marina, dovettero aprirsi la strada attraverso l'area urbana con sanguinosi e sfibranti combattimenti nelle strade e negli edifici.

    Nonostante le grandi difficoltà e le forti perdite, nella prima metà di aprile 2022, le forze russe ottennero successi decisivi, conquistando l'area urbana centrale, le grandi fabbriche metallurgiche e raggiungendo il porto sul Mar d'Azov. Le residue forze ucraine, principalmente i soldati del Reggimento Azov, si barricarono nella vasta e quasi inaccessibile area industriale metallurgica Azovstal, dove vennero sottoposti a continui bombardamenti d'artiglieria e aerei da parte delle forze russe che tuttavia preferirono non attaccare direttamente il perimetro fortificato. La situazione delle truppe ucraine dentro l'Azovstal, completamente isolati e senza possibilità di soccorso, col passare dei giorni divenne senza speranza e alla fine, il 20-21 maggio 2022, tutti i soldati superstiti si arresero e vennero fatti prigionieri dalle forze russe che quindi completarono la totale occupazione dell'area di Mariupol', compresa l'intera costa del Mar d'Azov.

    Caduta di Sjevjerodonec'k e Lysyčans'k

    Lo stesso argomento in dettaglio: Battaglia di Sjevjerodonec'k (2022).

    Il 22 maggio la BBC ha riferito che, dopo la caduta di Mariupol', la Russia aveva intensificato le offensive a Luhansk e Donetsk mentre concentrava gli attacchi missilistici e l'intenso fuoco di artiglieria su Sievierdonetsk, la più grande città sotto il controllo ucraino nella provincia di Luhansk.

    Il 23 maggio è stato riferito che le forze russe sono entrate nella città di Lyman, catturando completamente la città entro il 26 maggio.

    Il 30 maggio Reuters ha riferito che le truppe russe avevano fatto breccia nella periferia di Sievierdonetsk.

    Con le difese ucraine di Severodonetsk vacillanti, le truppe russe hanno iniziato a intensificare il loro attacco alla vicina città di Lysychansk come loro prossima città bersaglio dell'invasione.

    Il 20 giugno è stato riferito che le truppe russe hanno continuato a rafforzare la loro presa su Severodonetsk catturando villaggi e frazioni circostanti della città, più recentemente il villaggio di Metelkine.

    Il 3 luglio la CBS ha annunciato che il ministero della Difesa russo ha affermato che la città di Lysychansk era stata catturata e occupata dalle forze russe. Il 4 luglio le truppe d'invasione russe hanno continuato la loro invasione nell'oblast di Donetsk per attaccare le città di Sloviansk e Bakhmut.

    Controffensiva nell'Ucraina meridionale e orientale

    Lo stesso argomento in dettaglio: Controffensiva nell'Ucraina meridionale.

    Le forze ucraine hanno lanciato una controffensiva a sorpresa il 6 settembre nella regione di Charkiv, iniziando vicino a Balaklija. Il 7 settembre le forze ucraine sono avanzate di circa 20 chilometri nel territorio occupato dalla Russia e hanno affermato di aver riconquistato circa 400 chilometri quadrati. I commentatori russi hanno affermato che tale situazione era probabilmente dovuto al trasferimento delle forze russe a Cherson in risposta all'offensiva ucraina lì. L'8 settembre le forze ucraine hanno ripreso Balaklija avanzando di 15 chilometri da Kup"jans'k. Gli analisti militari hanno affermato che le forze ucraine sembravano muoversi verso Kup"jans'k, un importante snodo ferroviario, con l'obiettivo di tagliare le forze russe a Izium dal nord.

    Il presidente ucraino Volodymyr Zelens'kyj nella città liberata di Cherson il 14 novembre 2022.

    Il 9 settembre l'amministrazione di occupazione russa dell'Oblast' di Charkiv ha annunciato che avrebbe "evacuato" le popolazioni civili di Izjum, Kup"jans'k e Velykyi Burluk. La mattina del 10 settembre sono emerse foto che affermavano che le truppe ucraine alzavano la bandiera ucraina nel centro di Kup"jans'k. Più tardi nel corso della giornata, Reuters ha riferito che le posizioni russe nel nord-est dell'Ucraina erano "crollate" di fronte all'assalto ucraino, con le forze russe costrette a ritirarsi dalla loro base a Izjum dopo essere state tagliate fuori con la presa di Kup"jans'k.

    L'11 settembre, nella ricorrenza del 200º giorno dall'inizio dell'invasione, sull'onda della controffensiva ucraina e dell'immediata ritorsione russa effettuata con numerosi bombardamenti sulle centrali elettriche ucraine, il presidente ucraino Volodymyr Zelens'kyj ha pronunciato un discorso dalle pagine Facebook e Telegram, con il quale respingeva il ricatto di Mosca, su grano, elettricità, e persino sulla fame, lanciando lo slogan «Senza di voiǃ».

    Il 21 settembre 2022 Vladimir Putin ha annunciato una mobilitazione parziale. Durante l'annuncio ha affermato anche che la Russia avrebbe usato "tutti i mezzi" per "difendersi". Poco più tardi e nello stesso giorno, il ministro della Difesa Sergei Shoigu ha dichiarato che 300.000 riservisti sarebbero stati chiamati su base obbligatoria.

    Battaglia di Bachmut

    Lo stesso argomento in dettaglio: Battaglia di Bachmut.

    A seguito di un'offensiva all'inizio di gennaio 2023, le forze russe hanno conquistato la città di Soledar, situata 20 chilometri a nord di Bachmut, il 16 gennaio 2023. Nella sua valutazione del 7 gennaio, l'ISW aveva considerato la cattura di Soledar come vantaggiosa per un'avanzata russa da nord verso Bachmut, sebbene affermassero che le truppe russe avrebbero dovuto tagliare l'autostrada T0513 tra Sivers'k e Bachmut per tagliare le linee di rifornimento ucraine a Bachmut.

    Entro il 3 marzo, i soldati ucraini hanno distrutto due ponti importanti, creando la possibilità per una ritirata ordinata. Il 4 marzo, il vicesindaco di Bachmut ha dichiarato ai servizi giornalistici che c'erano combattimenti di strada ma che le forze russe non avevano preso il controllo della città. Il 4 marzo, il capo del gruppo Wagner ha affermato che la città era circondata ad eccezione di una strada ancora controllata dai militari ucraini, come accadeva dal 22 febbraio. Il 5 marzo il comandante in capo dell'esercito ucraino Oleksandr Syrs'kyj ha affermato che i combattimenti avevano raggiunto il "massimo livello di tensione".

    Il 3 aprile, il gruppo Wagner ha annunciato di aver occupato tutte le strutture amministrative cittadine del centro e quindi di aver "tecnicamente" conquistato la città. In realtà gli ucraini mantengono ancora il possesso di parte delle aree centrali e di tutta la zona occidentale della città; le fonti ucraine hanno inoltre affermato che nella battaglia a Bachmut il gruppo Wagner sarebbe stato annientato.

    Il 20 maggio, il gruppo Wagner ha annunciato, con un filmato dello stesso Prigožin attorniato dai suoi mercenari in un ambiente di rovine, di avere completato la conquista della città e di avere il totale controllo dell'area urbana; le fonti ufficiali del ministero della Difesa ucraino hanno smentito queste dichiarazioni pur ammettendo che la situazione fosse "critica".

    Le fonti ucraine continuano a non confermare ufficialmente la caduta della città, anche se sembrano concentrare l'attenzione nei loro resoconti sugli scontri ancora in corso a nord-ovest e a sud-ovest di Bachmut, dove nei giorni precedenti gli ucraini avevano ottenuto alcuni successi locali. Le truppe ucraine residue dopo aver abbandonato le ultime posizioni a Bachmut sembra che abbiano ripiegato sui due piccoli insediamenti subito a ovest della città di Chromove e Ivanivs'ke dove è possibile tentino di resistere senza ritirarsi immediatamente sulla successiva linea difensiva già predisposta a Časiv Jar-Kostjantynivka.

    La controffensiva ucraina del 2023

    Battaglia di Avdiïvka

    Lo stesso argomento in dettaglio: Battaglia di Avdiïvka.
    Soldati russi perlustrano le rovine di Avdiïvka dopo la caduta della città, febbraio 2024.

    A partire da ottobre 2023 gli scontri principali si sono concentrati sul fronte di Donetsk, nell'area di Marinka, conquistata completamente dai russi e dalle milizie filorusse nel dicembre 2023, e soprattutto nella città fortificata ucraina di Avdiïvka che l'esercito russo ha attaccato con una doppia manovra aggirante da sud e da nord. I primi attacchi con truppe meccanizzate sono falliti con forti perdite, ma nelle settimane seguenti i russi hanno guadagnato lentamente terreno riducendo sempre di più l'area difesa dalle truppe ucraine che rischiavano di essere accerchiate.

    Dopo aver perso altro terreno e nonostante l'intervento di forze di riserva, l'alto comando ucraino ha deciso il 17 febbraio 2024 di evacuare Avdiïvka e ripiegare verso ovest con le truppe superstiti. Le forze regolari russe e le milizie filorusse del Donbass quindi hanno rapidamente occupato tutta la città concludendo con pieno successo la lunga battaglia per la città fortificata di Avdiïvka che gli ucraini presidiavano sin dal 2014.

    A seguito della vittoria, le truppe russe hanno proseguito verso ovest occupando, nella settimana seguente la caduta di Avdiïvka, alcuni piccoli villaggi debolmente difesi dalle retroguardie nemiche in ritirata, prima di arrivare all'inizio di marzo 2024 alla nuova linea difensiva ucraina organizzata in fretta con l'afflusso di rinforzi .

    Le nuove armi

    Nella seconda parte del conflitto sono state impiegate nuove armi sofisticate: i droni. In particolare lo Shahed-136, che è un drone di fabbricazione iraniana. Le forze russe li hanno lanciati da un pod o da un rack. Raggiungono i 180 chilometri orari e possono volare per lunghe distanze. Gli Shahed-136 possiedono una grande precisione nel raggiungere gli obbiettivi di volta in volta prefissati.

    Il 7 luglio 2023 Joe Biden autorizza l'invio di bombe a grappolo, vietate dalla Convenzione internazionale sulle bombe a grappolo per la loro pericolosità verso la popolazione civile, a supporto della controffensiva ucraina; il governo ucraino ha dichiarato che saranno utilizzate al minimo per ridurre i rischi sui civili.

    Il ruolo delle altre nazioni

         Russia

         Ucraina

         Paesi che forniscono armi all'Ucraina

         Paesi che forniscono equipaggiamento militare non letale all'Ucraina

         Russia

         Ucraina

         Paesi che inviano aiuti all'Ucraina, inclusi gli aiuti umanitari

    Dal 2014, Regno Unito, Stati Uniti, UE e NATO hanno fornito all'Ucraina aiuti militari perlopiù non letali. Il supporto militare letale è stato limitato, con gli Stati Uniti che hanno iniziato a vendere armi tra cui missili anticarro Javelin a partire dal 2018, e l'Ucraina che ha accettato di acquistare droni da combattimento TB2 dalla Turchia nel 2019. Dopo che la Russia ha iniziato ad ammassare equipaggiamenti e truppe ai confini dell'Ucraina, nel gennaio 2022 gli Stati Uniti hanno approvato il trasferimento di armi prodotte dagli Stati Uniti in Ucraina da parte alcuni degli stati membri della NATO. Il Regno Unito iniziò anche a fornire armi anticarro NLAW e Javelin. Dopo l'invasione, gli stati membri della NATO, inclusa la Germania, hanno accettato di fornire armi, ma la NATO come organizzazione no. La NATO, con i suoi stati membri, ha rifiutato l'invio di truppe in Ucraina per evitare il rischio di una guerra su larga scala, una decisione che alcuni esperti hanno etichettato come una politica di appeasement.

    Il 26 febbraio il segretario di Stato americano Antony Blinken ha annunciato di aver autorizzato 350 milioni di dollari in assistenza militare letale, compresi i sistemi anti-corazzati e antiaerei. Il giorno successivo l'UE ha dichiarato che avrebbe acquistato 450 milioni di euro in assistenza letale e altri 50 milioni di euro in forniture non letali da fornire all'Ucraina, con la Polonia che funge da centro di distribuzione. Durante la prima settimana dell'invasione, gli stati membri della NATO hanno fornito più di 17.000 armi anticarro all'Ucraina; a metà marzo si stimava che il numero fosse più di 20.000.

    Anatolij Bibilov, presidente dello stato separatista georgiano dell'Ossezia del Sud, ha annunciato il 26 marzo che le truppe dell'Ossezia meridionale sono state inviate in Ucraina. Successivamente, è stato chiarito che si trattasse di osseti con cittadinanza russa o che prestano servizio nell'esercito russo presso la quarta base militare della 58ª armata russa, dispiegata nell'Ossezia meridionale. Il 16 marzo è iniziata la ridistribuzione delle truppe dalla base. Gli iraniani hanno fornito alla Russia alcune delle armi sviluppate internamente tra cui i sistemi terra-aria Bavar-373, utilizzati per sostenere lo sforzo bellico russo contro i droni forniti agli ucraini.

    Anche la Cina, che si è sempre dichiarata neutrale rispetto al conflitto, ha fornito tra giugno e dicembre 2022 alla Russia 1000 fucili CQ-A, parti di droni e giubbotti antiproiettile; inoltre da un documento top secret del Pentagono emerso dalla fuga di notizie di aprile 2023, emerge che la Commissione militare centrale cinese ha approvato l'invio di ulteriori armamenti.

    Volontari stranieri

    L'Ucraina ha cercato attivamente volontari da altri Paesi. Il 1º marzo l'Ucraina ha temporaneamente revocato l'obbligo del visto per i volontari stranieri che desideravano unirsi alla lotta contro le forze russe. La mossa è arrivata dopo che Zelens'kyj ha creato la Legione internazionale di difesa territoriale dell'Ucraina e ha invitato i volontari a "unirsi nella difesa dell'Ucraina, dell'Europa e del mondo". Il ministro degli Esteri ucraino Dmytro Kuleba ha dichiarato che al 6 marzo circa 20 000 cittadini stranieri provenienti da 52 Paesi si sono offerti volontari per combattere. Tra i volontari stranieri combattenti nelle file ucraine sono presenti inoltre numerose unità provenienti dalla Georgia raggruppate nella Legione Georgiana, diverse delle quali sono attive nei combattimenti sin dall'inizio delle ostilità nel Donbass nel 2014. Il 15 marzo 2022 il ministero della difesa ucraino crea inoltre la Legione "Libertà alla Russia", formata principalmente da oppositori politici, ex prigionieri di guerra catturati dagli ucraini e disertori russi.

    Il 3 marzo il portavoce del ministero della Difesa russo Igor' Konašenkov ha avvertito che i mercenari non hanno diritto alla protezione ai sensi delle Convenzioni di Ginevra e che i combattenti stranieri catturati non sarebbero stati considerati prigionieri di guerra, ma perseguiti come criminali. L'11 marzo Mosca annunciò che 16 000 volontari provenienti dal Medio Oriente erano pronti a unirsi ad altri combattenti stranieri filorussi insieme ai separatisti del Donbass. Un video caricato online mostrava paramilitari armati dell'Africa centrale che chiamavano alle armi per combattere in Ucraina con le truppe russe.

    Oltre 66 200 uomini ucraini sono tornati in Ucraina dall'estero per combattere.

    Conseguenze dell'invasione

    Sfollati

    Situazione degli sfollati in Ucraina ad aprile 2022 (IOM)

    Le operazioni militari all'interno dell'Ucraina hanno prodotto un numero notevole di sfollati, ammassati per lo più nelle regioni dell'ovest. Secondo un rapporto dell'Organizzazione internazionale per le migrazioni del 17 aprile 2022, è sfollata una persona su sei, 7,7 milioni di persone, 17% del totale della popolazione ucraina.

    Rifugiati

    Rifugiati ucraini che lasciano Užhorod per la Slovacchia, il 10 marzo 2022

    Secondo i dati dell'Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati, dal 24 febbraio al 15 marzo oltre 3 milioni di ucraini hanno lasciato il proprio Paese. La maggior parte (1,86 milioni) ha raggiunto la Polonia, mentre gli altri sono transitati in Romania (468 000), Moldavia (344 000), Ungheria (273 000), Slovacchia (221 000) e altri Paesi, inclusa la Russia (156 000). Per poter gestire velocemente l'imponente afflusso di rifugiati e garantirne la protezione, il 3 marzo 2022 i ministri dell'UE hanno approvato all'unanimità la proposta del commissario europeo per gli affari interni Ylva Johansson di applicare la direttiva di protezione temporanea dei rifugiati, in vigore dal 2001 ma mai attivata. Molti Paesi dell'area Schengen, tra i quali Polonia, Germania e Svizzera, hanno annunciato che non avrebbero richiesto più il passaporto per gli ucraini provenienti dalla zona di guerra.

    In risposta all'elevata necessità di alloggi per i rifugiati, l'organizzazione internazionale Global Citizen, così come altre organizzazioni e iniziative (tra cui Airbnb, UkraineTakeShelter.com, Host A Sister, Accommodation, Help & Shelter for Ukraine, Ukraine Now, Welcome.US, Homes for Ukraine, Refugees at Home) hanno messo in atto delle attività di informazione e facilitazione affinché chi abbia a disposizione un alloggio libero possa ospitare i rifugiati in fuga dall'Ucraina.

    Reazioni

    Rifugiati che attraversano il confine polacco in bus. Gli ucraini si radunano solitamente in grandi città, come Leopoli, prima di fuggire coi bus. Non essendo questi sempre immediatamente disponibili, fanno scalo nelle città di confine prima di entrare in Polonia.

    ONU

    Il 25 febbraio 2022 il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite è stato convocato per votare una proposta di deplorazione dell'invasione, ma la Russia ha posto il veto. Il 2 marzo l'Assemblea generale delle Nazioni Unite, riunitasi in sessione di emergenza, ha discusso e approvato a larga maggioranza[nota 2] la risoluzione ES‑11/1 di condanna dell'invasione.

    Il 16 marzo la Corte internazionale di giustizia ha condannato le operazioni militari russe, ordinandone l'immediata cessazione. Nell'ambito dello stesso pronunciamento la Corte ha ritenuto infondate e pretestuose le affermazioni russe - poste a giustificazione dell'invasione - circa un presunto genocidio in atto nelle repubbliche secessioniste del Donbass.

    Unione europea

    Lo stesso argomento in dettaglio: § Rifugiati.

    Il 28 febbraio il Consiglio dell'UE ha adottato due misure di assistenza per rafforzare le capacità militari dell’Ucraina, queste, per un valore totale di 500 milioni di euro, finanziano la fornitura di attrezzature alle forze armate ucraine, includendo, per la prima volta nella storia dell'Unione europea, armamenti letali. La UE per la prima volta è stata applicata la direttiva di protezione temporanea per accogliere i rifugiati ucraini.

    Il 22 aprile l'Alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza, Josep Borrell, rispondendo a una domanda sul rischio che i Paesi dell'UE siano considerati cobelligeranti per via delle consegne di armamenti all'Ucraina ha affermato: «È un equilibrio delicato. Sosteniamo una delle parti in guerra senza volerne far parte. Noi forniamo armi, loro subiscono le conseguenze della guerra. Continueremo a fare questo sforzo e ad aumentarlo, senza diventare belligeranti. Vogliamo solo che gli ucraini siano in grado di difendersi».

    Consiglio d'Europa e Corte europea dei diritti dell'uomo

    Il 25 febbraio il Comitato dei ministri del Consiglio d'Europa, organizzazione non appartenente all'Unione europea, ha sospeso la Federazione Russa. Con questa decisione la Russia, pur rimanendo membro del Consiglio d'Europa e parte della Convenzione europea dei diritti dell'uomo, non può votare o associarsi nella presa di decisioni nel Comitato dei ministri e nell'Assemblea parlamentare di quell'organizzazione. Nei giorni seguenti la Corte europea dei diritti dell'uomo ha adottato alcune misure provvisorie nei confronti della Russia, chiedendo al governo russo di astenersi dal lanciare attacchi militari contro i civili e di garantire l'accesso della popolazione civile ai corridoi di evacuazione, alle cure mediche, alle risorse essenziali e agli aiuti umanitari. La federazione russa ha risposto annunciando il ritiro dal Consiglio d'Europa confermato ufficialmente il 15 marzo dal ministro degli esteri russo Lavrov assieme al recesso dalla Convenzione europea dei diritti dell'uomo.

    OSCE

    Nell'ambito dell'OSCE, su richiesta di 45 Stati partecipanti, con il sostegno dell’Ucraina è stato attivato il Meccanismo di Mosca sulla base del quale è stata istituita una missione di esperti indipendenti su violazioni e abusi commessi nell'ambito della guerra della Federazione Russa, sostenuta dalla Bielorussia, contro il popolo ucraino. Gli esperti hanno presentato il loro Rapporto al Consiglio Permanente dell'OSCE del 13 aprile 2022 affermando chiari schemi di violazioni del Diritto internazionale umanitario da parte delle forze russe nella loro condotta delle ostilità. Gli esperti hanno indicato anche violazioni del diritto internazionale dei diritti umani principalmente nelle aree sotto il controllo effettivo della Russia o entità sotto il controllo della Russia.

    Amnesty international

    Amnesty international nel suo rapporto dell'agosto 2022 ha denunciato numerose violazioni da entrambe le parti. I militari russi hanno condotto attacchi contro postazioni civili ferendo e uccidendo un numero imprecisato di persone. Le truppe ucraine hanno utilizzato scuole, ospedali e edifici civili come basi esponendo di fatto la popolazione ad attacchi militari della controparte.

    Censura e propaganda

    25 febbraio Roskomnadzor ha limitato l'utilizzo di Facebook in Russia e il 4 marzo ha chiuso la radio Eco di Mosca per i suoi servizi sull'invasione dell'Ucraina, minacciando anche di bloccare l'accesso alla Wikipedia russa in Russia che nella sua voce sull'invasione ha riportato vittime tra il personale militare russo e i civili ucraini. Due giorni dopo la Presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen annuncia il blocco delle trasmissioni del canale RT (già Russia Today) e dell’agenzia di stampa Sputnik, e il blocco ai contenuti di RT è stato applicato anche dalle piattaforme YouTube, Facebook e altre. Il 5 marzo è entrata in vigore in Russia una legge che punisce fino a 15 anni di carcere chi viene giudicato colpevole di aver diffuso notizie false sulle attività militari russe, causando il ritiro dal Paese di corrispondenti di media occidentali. In particolare nella nazione diviene proibito riferirsi all'operazione speciale russa con il termine invasione. L'11 marzo Meta annuncia un cambio temporaneo delle politiche consentendo agli utenti di Facebook e Instagram abitanti nelle nazioni in conflitto e circostanti di inserire contenuti contro l'esercito russo e ha allentato la censura dei post che incitano all'uccisione degli invasori e dei loro capi; la Russia ha definito questa decisione un "incitamento all'odio razziale". Il 12 marzo anche YouTube ha annunciato il blocco di media sostenuti dallo stato russo, in base alla sua politica sugli eventi violenti.

    Impatto sul mercato globale delle materie prime

    La guerra in Ucraina e le sanzioni su larga scala contro la Russia hanno portato a una riduzione del volume del commercio mondiale e a un forte aumento dei prezzi dei generi alimentari e dell'energia.

    C'è stato un forte aumento dei prezzi del gas e del petrolio. Il 2 marzo i prezzi del gas nell'UE hanno raggiunto un massimo storico. Gli esperti rilevano l'elevato grado di dipendenza dell'UE dalle forniture di energia dalla Russia e l'impatto negativo sulla sua economia di un forte aumento dei prezzi del petrolio e del gas.

    I prezzi del grano sono saliti al livello più alto dal 2008. L'Ucraina è il quarto maggiore esportatore di mais e grano e il più grande esportatore mondiale di olio di girasole, con Russia e Ucraina che insieme esportano il 29% della fornitura mondiale di grano e il 75% delle esportazioni mondiali di olio di girasole. Il 25 febbraio il contratto future di riferimento per il grano sul Chicago Mercantile Exchange ha raggiunto il prezzo più alto dal 2012, mentre anche i prezzi del mais e della soia sono aumentati notevolmente. Il ripristino della capacità di produzione delle colture può richiedere anni anche dopo la cessazione delle ostilità. L'aumento dei prezzi del grano causato dal conflitto ha accresciuto le tensioni in Paesi come l'Egitto, che dipendono fortemente dalle esportazioni di grano dalla Russia e dall'Ucraina, e ha provocato timori di disordini sociali. Nel frattempo, il 24 febbraio, la Cina ha annunciato che avrebbe revocato tutte le restrizioni sul grano russo, che, secondo il South China Morning Post, potrebbe essere una "ancora di salvezza" per l'economia russa.

    Il 3 marzo è stato interrotto il pompaggio di gas dalla Russia alla Germania attraverso il gasdotto Yamal-Europa, su iniziativa della Polonia, la sua sezione polacco-tedesca è stata commutata in modalità inversa. Di conseguenza, i prezzi del gas in Germania hanno iniziato a salire rapidamente a livelli inaccettabili per i consumatori industriali. Un rappresentante della compagnia petrolifera e del gas statale polacca PGNiG ha rifiutato di commentare la situazione, affermando che le informazioni sul gas inverso dalla Germania sono un segreto commerciale. Poche ore dopo, il ministero dell'Energia ucraino ha vietato l'esportazione di gas dagli impianti di stoccaggio del gas ucraino.

    Implicazioni macroeconomiche

    Kristalina Georgieva, amministratrice delegata del Fondo Monetario Internazionale, ha avvertito che il conflitto rappresenta un rischio economico sostanziale per la regione e a livello internazionale. Ha aggiunto che il Fondo potrebbe aiutare altri Paesi colpiti dal conflitto, in aggiunta a un pacchetto di prestiti da 2,2 miliardi di dollari in preparazione per assistere l'Ucraina. David Malpass, presidente del Gruppo della Banca Mondiale, ha affermato che il conflitto avrebbe effetti economici e sociali di vasta portata e ha riferito che la banca stava preparando opzioni per un significativo sostegno economico e fiscale agli ucraini e alla regione.

    Nonostante le sanzioni internazionali senza precedenti contro la Russia, i pagamenti per le materie prime energetiche sono stati ampiamente risparmiati da queste misure, così come le forniture alimentari a causa del potenziale impatto sui prezzi alimentari mondiali. Russia e Ucraina sono i principali produttori di grano che viene esportato attraverso il Bosforo nei Paesi del Mediterraneo e del Nord Africa. Si prevede che l'espulsione di alcune banche russe dallo SWIFT influirà sulle esportazioni del Paese. Poiché la Russia è il principale partner commerciale ed economico per gli stati post-sovietici dell'Asia centrale e una delle principali destinazioni per milioni di lavoratori migranti della CSI, l'Asia centrale è stata particolarmente colpita indirettamente dall'effetto delle sanzioni a cui la Russia è stata sottoposta. I principali produttori di armi hanno registrato forti aumenti dei ricavi e dei profitti intermedi.

    Russia

    Le sanzioni economiche hanno colpito duramente il mercato finanziario russo nei primi giorni dell'invasione, con il mercato azionario in calo fino al 39% (indice RTS). Il rublo russo scese ai minimi storici, poiché i russi si affrettarono a cambiare valuta. Le borse di Mosca e di San Pietroburgo furono sospese almeno fino al 18 marzo, rendendo tale chiusura la più lunga nella storia della Russia.

    Per lenire le iniziali conseguenze delle sanzioni e della crisi di liquidità derivante, la banca centrale russa guidata da Ėl'vira Nabiullina intraprese azioni straordinarie a sostegno dell'economia e del rublo, oltre alla pretesa dei pagamenti delle esportazioni di gas dai paesi ostili in rubli e il forte aumento dei tassi di interesse, introdusse la convertibilità fissa dell'oro comprandolo ad un prezzo poco inferiore a quello di mercato, con l'obiettivo da parte della banca centrale di drenare tale metallo dal sistema interbancario russo e creare i presupposti per un nuovo sistema monetario similare a quello che era presente negli Stati Uniti prima della fine degli accordi di Bretton Woods.

    A seguito di tali azioni nelle settimane successive il rublo riuscì a recuperare valore tornando ai livelli pre-invasione, inoltre il primo trimestre del 2022 segnò un surplus commerciale che raggiunse i livelli del 1994, grazie alla drastica riduzione delle importazioni a causa delle sanzioni e alla sostituzione con produzioni locali di beni e servizi.

    A seguito della violazioni dei contratti sul debito estero sottoscritto in dollari e la pretesa dei pagamenti in rubli, il 26 febbraio, S&P Global Ratings declassò il rating del debito pubblico russo a livello "spazzatura", facendo sì che i fondi internazionali che richiedevano obbligazioni investment grade vendessero i titoli di debito russo, rendendo molto difficile per la Russia rifinanziarsi sui mercati internazionali e chiedere ulteriori prestiti in valuta forte. A causa di tali violazioni contrattuali, l'11 aprile S&P Global dichiarò la Russia in "default selettivo" sul suo debito estero.

    Implicazioni geopolitiche

    A causa dell'invasione, i rapporti amichevoli verso la Russia esistenti nei Balcani e nei Paesi dell'Europa centrale (tra cui la Repubblica Ceca) sono stati notevolmente indeboliti. Ad esempio, il presidente ceco Miloš Zeman, che è stato a lungo uno dei più fedeli sostenitori di Vladimir Putin, lo ha definito "pazzo" a seguito dell'invasione e ha supportato la decisione di tagliare fuori la Russia dal sistema SWIFT.

    In risposta all'invasione, l'Unione Europea ha annunciato una maggiore integrazione con la NATO, dei piani per rafforzare significativamente la difesa comunitaria e aiutare la sicurezza e la difesa di quei Paesi come Ucraina, Moldavia e gli altri partner orientali che sono decisi a muoversi verso un cammino europeo. In particolare, il 3 marzo l'UE ha accolto le domande ufficiali di adesione di Ucraina, Moldavia e Georgia. L'UE ha inoltre annunciato il varo di un piano per rendere gli Stati membri completamente indipendenti dalle forniture russe di combustibili fossili entro il 2030.

    Diverse nazioni europee hanno annunciato il potenziamento del proprio bilancio militare per portarlo fino al 2% del proprio PIL, seguendo in tal modo la norma prevista originariamente dagli accordi della NATO ma spesso non rispettata dagli Stati membri, soprattutto in seguito alla notevole espansione delle economie nazionali. Contestualmente sono stati accelerati anche i piani per la transizione delle economie verso le fonti rinnovabili e sono stati stretti nuovi accordi per incrementare le importazioni di materie prime da altre nazioni extraeuropee al fine di ridurre la dipendenza dall'importazione di gas russo.

    In Svezia e Finlandia, paesi neutrali verso la Russia per decenni e non aderenti alla NATO, l'invasione ha portato al rafforzamento dei sostenitori della NATO. Per la prima volta dal 1939, la Svezia ha deciso di intervenire in un conflitto militare fornendo armi all'Ucraina; lo stesso è avvenuto in Finlandia e in Norvegia, che ha abolito la politica di non fornitura di armi ai Paesi non NATO in guerra che era in vigore sin dagli anni '50. Anche la Svizzera, tradizionalmente neutrale, che in precedenza aveva evitato conflitti con la Russia, si è schierata a sostegno dell'Ucraina e, per la prima volta dalla dichiarazione di neutralità al Congresso di Vienna, ha aderito alle sanzioni militari, rimanendo tuttavia, insieme anche a Austria, Ungheria, Bosnia-Erzegovina e Bulgaria, tra le nazioni europee non fornitrici di armi all'Ucraina.

    In sede ONU e nelle dichiarazioni ufficiali l'India si è astenuta dal condannare l'invasione russa distaccandosi dalle posizioni occidentali così come la Cina, la quale si è mantenuta formalmente neutrale ritenendo ambiguamente "legittime tutte le preoccupazioni in materia di sicurezza dietro al conflitto", comprese quelle della Russia, e offrendosi come mediatore, pur tuttavia spedendo in Europa forniture militari per la Serbia, nazione che storicamente ha sempre mantenuto posizioni fortemente filorusse.

    Riferimenti normativi

    • Regolamento (UE) n. 833/2014, su eur-lex.europa.eu. del Consiglio, del 31 luglio 2014, concernente misure restrittive in considerazione delle azioni della Russia che destabilizzano la situazione in Ucraina.

    Note

    Annotazioni

    1. ^ Il Battaglione Azov è una milizia della Guardia nazionale dell'Ucraina ideologicamente prossima all'estrema destra. e con molti elementi neonazisti
    2. ^ Con 141 voti favorevoli, 5 contrari (Corea del Nord, Bielorussia, Eritrea, Russia e Siria), 35 astenuti e 12 assenti.

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