Pentecoste

In questo articolo esploreremo l'importanza di Pentecoste nella nostra vita quotidiana. Pentecoste gioca un ruolo cruciale in vari aspetti della nostra vita, dall'influenzare le nostre decisioni quotidiane al modellare il modo in cui vediamo il mondo. Nel corso della storia, Pentecoste è stato oggetto di studio, dibattito e riflessione e la sua rilevanza è rimasta costante nel corso degli anni. Attraverso questo articolo ci immergeremo nell'intricata rete di significati e ricadute che Pentecoste ha nella nostra società, e scopriremo il suo impatto in diversi contesti e situazioni.

Disambiguazione – Se stai cercando altri significati, vedi Pentecoste (disambigua).
Pentecoste
Giotto, Pentecoste (dalle Sette tavolette con storie di Gesù)
Tiporeligiosa
Datacinquantesimo giorno a partire dal giorno di Pasqua compreso
PeriodoAnnuale
ReligioneEbraismo, Cristianesimo
Oggetto della ricorrenzaRivelazione di Dio sul Sinai (ebraismo); discesa dello Spirito Santo (Cristianesimo)
Ricorrenze correlatePasqua, Ascensione
Altri nomiFesta dello Spirito Santo, pascha rosatum

Pentecoste (in greco antico: πεντηκοστή ?, pentēkostḗ , "cinquantesimo ") è la festa cristiana che celebra l'effusione dello Spirito Santo, dono di Gesù, e la nascita della Chiesa. Cade nel cinquantesimo giorno a partire dal giorno di Pasqua compreso (da cui il nome), di domenica, vale a dire alla fine della settima settimana dopo quella pasquale, ed è quindi una festa mobile, dipendente dalla data della Pasqua. Festeggia soprattutto l'inizio del raccolto, poi come secondo significato si festeggia il dono della legge. Pentecoste è inoltre l'antico nome greco della festività ebraica di Shavuot, che rappresenta una festa di ringraziamento.

La Pentecoste nell'ebraismo

Lo stesso argomento in dettaglio: Shavuot.

Nell'ebraismo lo Shavuot, o festa delle settimane, detta in greco antico Πεντηκοστή (Pentecoste), è una delle tre festività, dette Shalosh regalim (tre pellegrinaggi), denotanti feste di pellegrinaggio - a Gerusalemme.

Viene celebrata sette settimane dopo la Pasqua ebraica, cominciando a contare dal secondo giorno di Pasqua, il 16 di Nisan. Celebra la rivelazione di Dio sul Monte Sinai, dove ha donato al popolo ebraico la Torah. È legata alle primizie del raccolto. Le sette settimane corrispondono al periodo dell'Omer, un periodo di lutto in memoria di disgrazie accadute al popolo di Israele che termina con la festa di Lag Ba Omer, e Shavuot vuole essere una festa gioiosa per il dono della Torah.

La lettura cristiana dell'Antico Testamento

La Pentecoste, Libro d'Ore di Étienne Chevalier, miniato da Jean Fouquet, Museo Condé, Chantilly.
Affresco devozionale su muro esterno, raffigurante il miracolo della Pentecoste a Donnas (Valle d'Aosta).

Ebrei e cristiani, pur considerando sacri gli stessi libri (rispettivamente Tanakh e l'Antico Testamento), nel corso della storia si sono allontanati reciprocamente nella lettura che ne hanno fatto. Gli studiosi cristiani rileggono nella maniera seguente la festa di Pentecoste dell'Antico Testamento.

L'uso del termine Pentecoste

Il termine Pentecoste, utilizzato dagli ebrei di lingua greca, si riferisce alla festa, conosciuta nell'Antico Testamento come "festa della mietitura e delle primizie" (Es 23,16), "festa delle settimane" (Es 34,22; Dt 16,10; 2 Cr 8,13), "giorno delle primizie" (Nm 28,26), e definita più tardi ’asereth o ’asartha, cioè "assemblea solenne" e, probabilmente, "festa conclusiva": Pentecoste è la festa per l'inizio del raccolto.

Il giorno della celebrazione

Pentecoste cade il cinquantesimo giorno dal "giorno dopo il sabato" di Pasqua, secondo quanto dice Lv 23,11. L'interpretazione di questo passo fu prontamente discussa e, al tempo di Gesù, esistevano due pareri riguardo al giorno in cui doveva cadere la festa.

  • La maggior parte dei dottori (e gran parte della popolazione) sosteneva, citando Lv 23,7, che il sabato a cui ci si riferisce nel versetto 11 fosse il primo giorno degli Azzimi, il 15 di Nisan.
  • I sadducei, e più tardi anche i caraiti, ritenevano che s'intendesse il sabato che cadeva durante i sette giorni degli Azzimi.

Quale opinione sia più vicina al reale significato del versetto non ci è dato saperlo; la diatriba è ancora presente ma gli ebrei celebrano Shavuot cinquanta giorni dopo il 16 di Nisan.

L'aspetto agricolo

Come l'offerta di un covone d'orzo segnava l'inizio della stagione del raccolto, così l'offerta di un pane prodotto con il grano nuovo ne segnava il termine. Questo non significa che Pentecoste, originariamente, fosse una semplice festa agricola; ma dimostra che la legge mosaica si rivolgeva a una popolazione agricola, adattandosi perfettamente ai suoi particolari bisogni e abitudini.

La celebrazione del dono della legge

Dal termine dei tempi biblici, un significato completamente nuovo, mai apparso nelle Scritture, venne attribuito dagli ebrei a questa festa: Pentecoste commemorava il dono della Legge sul monte Sinai, come raccontato da Es 19,1, sostituendo la festività che ricordava il cinquantesimo giorno dell'uscita dall'Egitto.

Questa attribuzione, attestata da diversi Padri della Chiesa, è giunta fino ad alcuni moderni libri liturgici ebraici, dove la festività è descritta come "il giorno del dono della Legge" (Maimonide More Neb., iii, 41).

Seguendo questa interpretazione, gli ebrei moderni passano la vigilia della festa leggendo la Legge o altre Scritture appropriate. Nella diaspora la festa dura due giorni, un'eredità questa dovuta alla difficoltà con cui gli ebrei della diaspora riuscivano ad accertare esattamente in che giorno il mese cominciava in Erez Israel (Talmud, Trattato Pesach, lii,1; Rosh hashsh, v,1).

Durante il giorno di Pentecoste non era permesso il lavoro servile (Lv 23,21).

I sacrifici

L'offerta sacrificale consisteva in due forme di pane lievitato fatto con due decimi di efa, oppure farina prodotta con il grano nuovo (Lv 23,17; Es 24,22). Il pane lievitato non poteva essere posto sopra l'altare (Lv 2,11) ed era solamente presentato (alla lettera "sollevato"); una forma di pane veniva data al Sommo sacerdote, l'altra veniva divisa tra i sacerdoti, che ne mangiavano dentro ai recinti sacri.

Venivano offerti anche due agnelli dell'anno, come sacrificio di pace, e un capro per l'espiazione dei peccati, insieme con l'olocausto di sette agnelli senza difetto, un vitello e due arieti (Lv 23,18-19). Il numero delle vittime offerte in olocausto durante la festa è diverso da quello citato in Nm 28,26-31. Gli ebrei moderni considerano i due regolamenti come supplementari.

L'aspetto sociale

La festa era un'occasione per gioiose riunioni sociali (Dt 16,1), e possiamo dedurre dal Nuovo Testamento che, come per la Pasqua, un gran numero di ebrei provenienti da tutte le parti del mondo raggiungevano Gerusalemme per parteciparvi (At 2,5-11).

La Pentecoste nella cristianità

Pentecoste: miniatura da Les Très Riches Heures du duc de Berry, 1412-1416.
Miracolo di Pentecoste, Fidelis Schabet, 1867.

All'interno del gruppo dei discepoli di Gesù Cristo la Pentecoste perde il significato ebraico per designare invece la discesa dello Spirito Santo, che viene come la nuova legge donata da Dio ai suoi fedeli e segna la nascita della Chiesa cominciando dalla comunità di Gerusalemme, o "comunità gerosolimitana" (At 2,42-48).

L'evento

Secondo quanto narrato in Atti 2,1-11, il giorno della festa di Pentecoste, mentre i discepoli di Gesù si trovavano tutti nello stesso luogo, sentirono un forte rumore e un vento impetuoso riempì la casa dove stavano, quindi videro qualcosa di simile a lingue di fuoco che si separavano e si posavano su ciascuno di loro; tutti i presenti furono ripieni di Spirito Santo e si misero a parlare in altre lingue (glossolalia).

In seguito, lo Spirito Santo è donato anche agli stranieri non circoncisi che nella dimora del centurione Cornelio ascoltano il Verbo, prima di essere battezzati nel Suo nome. Non è specificato se ciò valga anche per le donne. (Atti 10). All'arrivo alla casa di Cornelio, Pietro rifiuta la Proskýnesis (Àlzati, anch'io sono un uomo), che è un atto riservato a Dio (v. Tentazioni di Gesù) che è unico, e negato anche all'onore dei suoi angeli (in Apocalisse 19:9-10).
In At10,36 si è in presenza di uno dei pochi passi biblici dove è affermato esplicitamente che Gesù Cristo è Dio, e il Signore di tutti (πάντων Κύριος: Kyrios è il più frequente nome di Dio nei libri di lingua greca).

Nel discorso pronunciato nella casa di Cornelio, Pietro afferma che Gesù Cristo è il mediatore della pace e del perdono (10:36, 43), rivelati già durante la sua missione terrena. Solamente dopo che Dio lo risuscitò il terzo giorno, si rivela anche giudice naturale e universale (giudice precostituito da Dio, e giudice di tutti i vivi e morti), per tramite dei prescelti testimoni (μάρτυσιν, martysin). Come il giudizio del Signore, anche la mediazione di pace e perdono è per tutti,donne e uomini ugualmente figli di Israele perché credenti in Cristo (10:43), come attestano i profeti: unica comune discendenza di Abramo, eredi secondo la promessa (Galati 3:29).
Mentre Pietro pronunciava tali parole, lo Spirito Santo discese su tutti quelli che ascoltavano la Parola, donandosi agli stranieri che incominciavano a parlare glorificando Dio, e agli Ebrei convertiti che riuscivano a comprendere le loro lingue: la manifestazione dello Spirito Santo è la comprensione e la glorificazione del Verbo.

Storicità

Non ci sono prove certe della storicità dell'evento, ma diversi studiosi ritengono che alla base ci possa essere un fatto reale, come un'estasi mistica collettiva verificatasi tra i discepoli di Gesù riuniti a Gerusalemme per la festa ebraica di Pentecoste. Sull'interpretazione dei dettagli gli studiosi si dividono: alcuni cercano di ricondurli a fenomeni naturalistici, come bufere di vento o fenomeni elettrici, altri pensano che si tratti esclusivamente di aspetti simbolici, mentre altri ancora, senza scartare a priori la possibilità di fenomeni soprannaturali, ritengono che si debbano interpretare essenzialmente in modo simbolico, mettendone in rilievo il significato teologico.

Analisi teologica

La discesa dello Spirito Santo non è citata né nelle lettere paoline, né nei vangeli più antichi, il Vangelo secondo Marco e il Vangelo secondo Matteo; è presente nel Vangelo secondo Luca (24,49) e nel Vangelo secondo Giovanni (14,16-17, 15,26 e 16,7), oltre che negli Atti degli Apostoli.

Alcuni aspetti della discesa dello Spirito Santo (il fragore e il fuoco) ricordano la teofania di Dio sul monte Sinai descritta nell'Esodo (19,16-18) mentre in alcune parti dell'Antico Testamento, come la Genesi (1,1-2) e il Primo libro dei Re (19,11-13), il vento impetuoso è simbolo della potenza di Dio.

La predicazione degli apostoli in altre lingue è invece un elemento nuovo e significa che il messaggio di Gesù non è destinato solo agli ebrei ma è universale. Per Sant'Agostino si tratta di un evento prefigurativo, perché il prodigio continua a sussistere in quelli che partecipano alla Chiesa, che è diffusa in tutto il mondo, parla tutte le lingue, ma rimane unica.

Pentecoste giovannea

Nel vangelo di Giovanni è lo stesso Gesù risorto che trasmette lo Spirito Santo agli apostoli, alitando su di loro durante la sua apparizione nel cenacolo avvenuta la sera di Pasqua. L'episodio viene chiamato Pentecoste giovannea, per distinguerlo dalla Pentecoste descritta negli Atti degli Apostoli e chiamata Pentecoste lucana. Secondo alcuni studiosi si tratta dello stesso evento, ambientato dai due evangelisti in due momenti diversi. Altri autori pensano invece che l'effusione dello Spirito Santo possa essere avvenuta in due momenti diversi: nell'episodio giovanneo ha riguardato il gruppo degli Undici, mentre nell'episodio lucano si è allargata a tutta la nascente comunità cristiana.

La festa di Pentecoste

La celebrazione liturgica della Pentecoste sembra risalire al I secolo, benché non ci sia prova che venisse osservata, a differenza della Pasqua; il versetto di 1 Cor 16,8 probabilmente si riferisce alla festa ebraica.

La ricorrenza della Pentecoste è diventata un appuntamento fisso del calendario liturgico, è detta anche Festa dello Spirito Santo e conclude le festività del Tempo pasquale. La festa di Pentecoste cade di domenica ed è celebrata non solo dalla Chiesa cattolica, ma anche dalla Chiesa ortodossa e dalle chiese protestanti.

Culto apostolico

Che Pentecoste sia nata nel periodo apostolico è dichiarato nel settimo frammento attribuito a Sant'Ireneo. In Tertulliano (De bapt. xix) la festa appare già ben definita. Il pellegrino gallico ci dà un resoconto dettagliato del modo solenne in cui veniva osservata a Gerusalemme (Peregrin. Silviæ, ed. Geyer, iv). Le Costituzioni Apostoliche (V, xx, 17) dicono che Pentecoste dura una settimana, ma in Occidente l'ottava si cominciò a celebrare in periodo più tardivo. In Berno di Reichenau (+ 1048) appare che era discusso ai suoi tempi se Pentecoste dovesse avere o no un'ottava.

In passato i catecumeni che non potevano essere battezzati a Pasqua venivano battezzati durante la vigilia di Pentecoste, e per questo le cerimonie del sabato vigilia di Pentecoste erano simili a quelli del Sabato santo.

La festa della Pentecoste - Domenica di Pentecoste, incluso il "Lunedì di Pentecoste", quale giornata festiva a tutti gli effetti civili - è festeggiata con particolare rilevanza nell'Europa occidentale: Germania, Austria, Spagna, Svizzera, Belgio, Francia, Paesi Bassi e Lussemburgo. In tutto l'Alto Adige, compreso il capoluogo Bolzano, anche il Lunedì di Pentecoste è ufficialmente giorno festivo. Nel Regno Unito è chiamata Whitsun, contrazione di White Sunday (domenica in bianco), a causa delle vesti bianche indossate da coloro che venivano battezzati durante la vigilia.

In passato durante l'intera settimana i tribunali non si riunivano e il lavoro servile era vietato. Il concilio di Costanza (1415) limitò tale proibizione ai primi tre giorni della settimana. Il riposo del martedì fu abolito nel 1771, e in molte zone di missione anche quello del lunedì, fino a essere abrogato per l'intera Chiesa cattolica da papa Pio X nel 1911.

Culto mariano

Prima della riforma liturgica il grado liturgico del lunedì e del martedì della settimana di Pentecoste era doppio di prima classe. Il 3 marzo 2018 papa Francesco ha istituito la memoria obbligatoria di Maria Madre della Chiesa, da celebrarsi il lunedì dopo Pentecoste.

Secondo il precetto di iperdulia, la venerazione dell'Immacolata Vergine Madre di Dio precede, per potere intercessorio presso Cristo e presso lo Spirito Santo, quello di san Giuseppe, degli Apostoli e degli altri Santi. Secondo la narrazione biblica, ella non ricevette lo Spirito Santo il giorno di Pentecoste come gli apostoli, essendo già ricolmata della sua divina presenza e dei Suoi doni dal tempo dell'Annunciazione dell'angelo (Luca 1:34: Lo Spirito Santo scenderà su di te, su te stenderà la sua ombra la potenza dell'Altissimo).
Propriamente, Dio è Luce priva d'ombra (1 Giovanni 1:5): infatti, l'ombra di cui si parla deriva dalla distensione di qualcosa di divino, come le ali della colomba dello Spirito Santo vista scendere sugli apostoli. Le ali riparatrici sono indifferentemente del Signore o dello Spirito Santo, che san Tommaso d'Aquino invocò nell'Adoro te devote come "pio pellicano".

Nell'enciclica Mystici Corporis Christi

Nell'enciclica Mystici Corporis Christi il dono dello Spirito Santo Dio fu attribuito alla preghiera intercessoria della Vergine Maria a Dio:

«Colei che quanto al corpo era la madre del nostro Capo, poté divenire, quanto allo spirito, madre di tutte le sue membra, con nuovo titolo di dolore e di gloria. Fu Ella, con le sue efficacissime preghiere ad impetrare che lo Spirito del divin Redentore, già elargito sulla Croce, venisse infuso nel giorno di Pentecoste con doni prodigiosi alla Chiesa, da poco nata. Ella finalmente, sopportando con animo forte e fiducioso i suoi immensi dolori, più che tutti i fedeli cristiani, da vera Regina dei martiri, «compì ciò che manca dei patimenti di Cristo... a pro del corpo di lui, che è la Chiesa" (Col. I, 24; e per il mistico Corpo di Cristo, nato dal Cuore aperto del nostro Salvatore (cfr. Off. SS. mi Cordis in hymno ad Vesp.), ebbe quella stessa materna sollecitudine e premurosa carità con la quale nella culla ristorò e nutrì del suo latte il bambinello Gesù.»

In Atti 2.13 lo Spirito Santo è visto discendere dall'alto come lingue di fuoco: quindi, si trasmette agli apostoli in un modo diverso da quello nel quale fu poi trasmesso dai Dodici nei riti di consacrazione diaconale, sacerdotale ed episcopale. Da tale modalità di trasmissione dello Spirito Santo, risulta che Maria non ne fu la causa seconda, secondo al Padre Dio e a Figlio Dio che soni gli unici a poter inviare il loro Spirito, che è Dio stesso. La Vergine Maria fu causa dispositiva della discesa dello Spirito Santo sui Dodici, quel tipo di causa che rende possibile e facilita un determinato effetto, che in questo caso è la scelta di Dio Padre e di Dio Figlio di donare lo Spirito Santo agli apostoli. L'opera diretta della ss. Trinità è evidenziata dal fatto che i lembi di fuoco furono visti discendere dall'alto dei cieli, che lo Spirito Santo non fu conferito ai Dodici per effetto di un'imposizione di mani sul capo.

I presenti e il luogo esatto non specificati. L'unica menzione di Maria nell'intero Libro degli Atti sia in Atti 1:12-14 in merito alla "concorde" preghiera apostolica e con le altre donne. In questo modo, la presenza di Maria Vergine nel giorno di Pentecoste non risulta né confermata né esclusa. mentre la preghiere di intercessione produce i suoi effetti in qualunque luogo idoneo e sacro essa sia pronunciata, l'imposizione delle mani avrebbe richiesto la presenza della madre di Dio, fatto che difficilmente il testo biblico non avrebbe esplicitato.

In secondo luogo, il Magistero dell'ex Sant'Uffizio proprio nel XX secolo vietò di associare la parola "sacerdotessa" alla Vergine Maria e tanto più di venerarla con tale titolo[senza fonte]. Se al contrario Maria avesse trasmesso lo Spirito Santo secondo il modo sacerdotale dell'imposizione delle mani, il titolo sacerdotale femminile non sarebbe stato vietato. Se fosse stata causa prima e non solamente dispositiva della nascita della Chiesa Apostolica, lo Spirito Santo avrebbe ispirato agli autori degli Atti un maggiore e più adeguato grado di esaltazione del suo ruolo apostolico di Maria.

L'analisi biblica è resa necessaria e opportuna dal fatto che un'affermazione di una portata non tanto distante da quella dei dogmi mariani che lo stesso Pio XII contribuì a definire, non sia suffragata dalla citazione di alcuna fonte patristica o tomista. Nella direzione opposta invece, muove poco più avanti l'insolito riferimento al "bambinello", che è l'ultimo discendente di re Davide, che altrove i documenti pontifici chiamano più rispettosamente col nome di infante Gesù, titolo proprio di principe e di un re come Lui. Pentecoste e genealogia di Gesù sono correlati, dato che alla discesa dello Spirito Santo Dio seguì il primo discorso di Pietro alla folla, che fu proprio riguardo al patriarca Davide.

La causalità dispositiva della Vergine Maria nella Solennità di Pentecoste non significa affatto che ella avesse un minore grado di grazia divina e di Spirito Santo Dio rispetto agli apostoli ai quali fu dato il potere di conferire lo Spirito Santo ai loro successori mediante l'imposizione delle mani. A questa facoltà che è prerogativa degli apostoli e della Chiesa Apostolica corrisponde il fatto che solamente Maria fu chiamata dall'angelo dell'Annunciazione come "colmata di grazia". La sovrabbondanza dei Suoi carismi in Maria, già prima del giorno di Pentecoste, resero possibile il fatto che l'intercessione di una creatura umana convincesse Dio a concedere ai Dodici una grazia equivalente al sacrificio di croce del Redentore, quale è la presenza reale di una delle tre divine persone nell'opera quotidiana dei consacrati della Chiesa di Cristo. La differenza fra la grazia interceduta da Maria Vergine presso Dio e la grazia sacramentale amministrata dai successori degli apostoli consiste nel fatto che i beneficiari della grazia di Maria Vergine, pur avendo i carismi e i doni dello Spirito Santo (guarigione, profezia, discernimento, esorcismo, ecc.) non hanno la facoltà di trasmetterli a terze persone mediante l'imposizione delle mani, nemmeno a coloro che per la loro virtù e i meriti di salvezza delle loro opere siano stati prescelti dalla loro madre e benefattrice come servitori di Dio Padre e della Sua creatura umana prediletta.

Liturgia cattolica di Pentecoste

Nella Chiesa cattolica la festa è celebrata con il grado liturgico di solennità.

L'ufficio di Pentecoste aveva prima della riforma liturgica un solo notturno durante l'intera settimana dell'ottava; a terza veniva cantato il Veni Creator invece del solito inno, perché è all'ora terza che discese lo Spirito Santo.

La Messa del giorno di Pentecoste ha una sequenza, il Veni Sancte Spiritus attribuita a Papa Innocenzo III o più probabilmente a Stefano di Langhton, arcivescovo di Canterbury.

Il colore dei paramenti è rosso, simbolo dell'amore dello Spirito Santo o delle lingue di fuoco.

Devozione

Date di Pentecoste

Date della Pentecoste, 2002–2023
Anno Cattolicesimo Ortodossia
2002 19 maggio 23 giugno
2003 8 giugno 15 giugno
2004 30 maggio
2005 15 maggio 19 giugno
2006 4 giugno 11 giugno
2007 27 maggio
2008 11 maggio 15 giugno
2009 31 maggio 7 giugno
2010 23 maggio
2011 12 giugno
2012 27 maggio 3 giugno
2013 19 maggio 23 giugno
2014 8 giugno
2015 24 maggio 31 maggio
2016 15 maggio 19 giugno
2017 4 giugno
2018 20 maggio 27 maggio
2019 9 giugno 16 giugno
2020 31 maggio 7 giugno
2021 23 maggio 20 giugno
2022 5 giugno 12 giugno
2023 28 maggio 4 giugno
2024 19 maggio

Pentecoste è una festa mobile: la sua data dipende dalla data della Pasqua e dal relativo calcolo della Pasqua. Essendo la Pasqua celebrata in date diverse dalle varie confessioni cristiane, di conseguenza anche la Pentecoste è celebrata in date diverse dalle tradizioni occidentali e orientali del Cristianesimo.

Usanze odierne dei vari paesi

Ancora nel XIX secolo esisteva in Italia l'uso di far piovere dall'alto sui fedeli, durante la messa di Pentecoste, dei petali di rose rosse, per evocare la discesa dello Spirito Santo. Per questo la festività prese il nome anche di "Pasqua rosata", che conserva tuttora in alcune zone del centro e del sud dell'Italia, nonché alla Basilica di Santa Giustina di Padova, o di Pascha rosatum. A Massaquano il martedì di Pentecoste si svolge la plurisecolare Festa della Madonna: al rientro la processione si conclude con la copiosa pioggia di petali di rose ed è obbligatorio avere sulla tavola a pranzo la pastiera, dolce pasquale, proprio perché la Pentecoste è detta Pasqua rosata.

A Giugliano in Campania nella Città metropolitana di Napoli si svolge la festa della Madonna della Pace che va dalla Vigilia di Pentecoste fino all'Ottava di Pentecoste. Qui il lunedì successivo di Pentecoste e l'Ottava di Pentecoste si svolge, sia all'uscita della processione sia al rientro, il consueto volo dell'angelo; una bambina vestita come un angelo, a un'altezza di circa venti metri vola sulla piazza tramite un sistema di cavi, corde e carrucole che va da un palazzo della piazza a quello di fronte, intonando una canzone in onore della Vergine della Pace. Arrivato l'angelo al centro della piazza viene calato al di sopra del carro trionfale dedicato alla Madonna, che durante le due giornate viene portato in processione trainato dai tradizionali buoi ornati di tessuti e fiori e seguito instancabilmente dalle ore 11 di mattina a mezzanotte da due lunghe file di donne vestite di bianco dette “bianco vestite" e gente non in bianco devota alla cosiddetta “Zingarella". Qui recita poesie e preghiere dopo averla incensata.

Il termine italiano Pasqua rossa deriva dal colore rosso dei paramenti sacri usati a Pentecoste.

In Francia era uso suonare le trombe durante il culto, per ricordare il suono del potente vento che aveva accompagnato la discesa dello Spirito Santo.

In Inghilterra la folla s'intratteneva con corse di cavalli.

Durante i Vespri di Pentecoste, nella Chiesa d'Oriente, si formò l'usanza dello speciale rito della genuflessione, accompagnato dalla lunga preghiera poetica e dai salmi.

Durante la festa di Pentecoste i russi portano in mano fiori e rami verdi.

Note

  1. ^ Tb Tb 2,1, su laparola.net.; 2 Mac 2Mac 12,32, su laparola.net.; Giuseppe Flavio, Antichità giudaiche, III,x,6; ecc.
  2. ^ Es 23,16, su La Parola - La Sacra Bibbia in italiano in Internet.
  3. ^ Es 34,22, su La Parola - La Sacra Bibbia in italiano in Internet.
  4. ^ Dt 16,10, su La Parola - La Sacra Bibbia in italiano in Internet.
  5. ^ 2Cron 8,13, su La Parola - La Sacra Bibbia in italiano in Internet.
  6. ^ Nm 28,26, su La Parola - La Sacra Bibbia in italiano in Internet.
  7. ^ Lv 23,11, su La Parola - La Sacra Bibbia in italiano in Internet.
  8. ^ Lv 23,7, su La Parola - La Sacra Bibbia in italiano in Internet.
  9. ^ Talmud, Trattato Menach, x,1-3; Chagiga, ii,4.
  10. ^ Es 19,1, su La Parola - La Sacra Bibbia in italiano in Internet.
  11. ^ Girolamo, Epistole, lxxviii,12, P.L. XLII,707; Agostino d'Ippona, Contra Faustum, xxxii,12, P.L. XXII,503; papa Leone I, De Pentecoste, I, P.L. LIV, 400.
  12. ^ Lv 23,21, su La Parola - La Sacra Bibbia in italiano in Internet.
  13. ^ Lv 23,17, su La Parola - La Sacra Bibbia in italiano in Internet.
  14. ^ Es 24,22, su La Parola - La Sacra Bibbia in italiano in Internet.
  15. ^ Lv 2,11, su La Parola - La Sacra Bibbia in italiano in Internet.
  16. ^ Lv 23,18-19, su La Parola - La Sacra Bibbia in italiano in Internet.
  17. ^ Nm 28,26-31, su La Parola - La Sacra Bibbia in italiano in Internet.
  18. ^ Giuseppe Flavio, Ant., III,X,6; Talmud, Trattato Menach, iv,2,5.
  19. ^ Dt 16,1, su La Parola - La Sacra Bibbia in italiano in Internet.
  20. ^ At 2,5-11, su La Parola - La Sacra Bibbia in italiano in Internet.
  21. ^ At 2,42-48, su La Parola - La Sacra Bibbia in italiano in Internet.
  22. ^ At 2,1-11, su La Parola - La Sacra Bibbia in italiano in Internet.
  23. ^ At10,36, su La Parola - La Sacra Bibbia in italiano in Internet.
  24. ^ Hans Kung, Essere cristiani, Mondadori, 1976
  25. ^ http://www.laparola.net/testo.php?versioni=Commentario&riferimento=Atti2
  26. ^ Lc 24,49, su La Parola - La Sacra Bibbia in italiano in Internet.
  27. ^ Gv 14,16-17, su La Parola - La Sacra Bibbia in italiano in Internet.
  28. ^ Gv 15,26, su La Parola - La Sacra Bibbia in italiano in Internet.
  29. ^ Gv 16,7, su La Parola - La Sacra Bibbia in italiano in Internet.
  30. ^ Es 19,16-18, su La Parola - La Sacra Bibbia in italiano in Internet.
  31. ^ Ge 1,1-2, su La Parola - La Sacra Bibbia in italiano in Internet.
  32. ^ 1Re 19,11-13, su La Parola - La Sacra Bibbia in italiano in Internet.
  33. ^ Pietro Rossano, Gianfranco Ravasi, Antonio Girlanda, Nuovo dizionario di teologia biblica, Edizioni Paoline, 1989
  34. ^ Agostino d'Ippona, Sermoni per i tempi liturgici, Edizioni Paoline, 1994
  35. ^ Giovanni Gv 20,19-23, su laparola.net.
  36. ^ Gianfranco Ravasi, Questioni di fede, Mondadori, 2010, p. 252-253
  37. ^ 1Cor 16,8, su La Parola - La Sacra Bibbia in italiano in Internet.
  38. ^ Decreto della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti sulla celebrazione della beata Vergine Maria Madre della Chiesa nel Calendario Romano Generale, su vatican.va. URL consultato il 03.03.2018.
  39. ^ Luca 1:34, su La Parola - La Sacra Bibbia in italiano in Internet.
  40. ^ 1Giovanni 1:5, su La Parola - La Sacra Bibbia in italiano in Internet.
  41. ^ Enciclica "Mystici Corporis Christi", su vatican.va, Libreria Editric Varicana, 1° marzo 1944.
  42. ^ Atti 2.13, su La Parola - La Sacra Bibbia in italiano in Internet.
  43. ^ Atti 1:12-14, su La Parola - La Sacra Bibbia in italiano in Internet.
  44. ^ La Chiesa che si riunisce nella tua casa - schede di lavoro per il gruppo famiglie sugli Atti degli Apostoli (PDF), su digilander.libero.it, Arcidiocesi di Trento, gennaio 2002, p. 13. URL consultato il 24 agosto 2020 (archiviato il 22 maggio 2004).
  45. ^ Gaetano Moroni, Dizionario di erudizione ecclesiastica, 103 volumi, 1840-1861, volume 27, Venezia 1844.
  46. ^ Cf. Maltzew, Fasten-und Blumen Triodion, p. 898 contenente l'intero rito greco-ortodosso; cf. anche Baumstark, Jacobit. Fest brevier, p. 255.

Voci correlate

Altri progetti

Collegamenti esterni

Controllo di autoritàThesaurus BNCF 18087 · LCCN (ENsh85099629 · GND (DE4174040-3 · BNE (ESXX526213 (data) · BNF (FRcb119651299 (data) · J9U (ENHE987007533822005171