Prolessi

In questo articolo esploreremo Prolessi, un argomento di grande attualità oggi che impatta diversi ambiti di studio e che ha generato un ampio interesse nella comunità accademica e nella società in generale. Prolessi rappresenta un punto cruciale per comprendere il funzionamento di diversi fenomeni, da una prospettiva storica, scientifica, sociale o culturale. Attraverso un'analisi dettagliata, esamineremo ogni aspetto rilevante di Prolessi, esplorandone le implicazioni, la sua evoluzione nel tempo, nonché le possibili soluzioni o approcci per affrontare questa sfida. Questo articolo mira a offrire una visione completa, critica e riflessiva su Prolessi, nel tentativo di fornire conoscenza e generare un dibattito informato su questo importante argomento.

Il termine prolessi (dal latino tardo prolēpsis, gr. πρόληψις prólēpsis «anticipazione», derivato di προλαμβάνω (prolambánō) «anticipare, prendere prima») è utilizzato per indicare sia una figura retorica sia un elemento narrativo:

  • La prolessi è una figura retorica di tipo sintattico che consiste nell'anticipazione di una parte della proposizione o del periodo che nella costruzione normale andrebbe dopo, per mettere in evidenza un concetto o una parola.
  • In ambito narrativo (in lingua inglese si usa la definizione flash-future o flashforward), la prolessi è un'anticipazione di fatti che avverranno in futuro. Può essere introdotta da espressioni come "molti anni dopo", "in seguito", che fanno riferimento a momenti successivi, ed è spesso segnalata dall'uso di tempi verbali che indicano posteriorità (per esempio, condizionale passato, futuro semplice e futuro anteriore).

Prolessi sintattica

Esempio:

La morte è quello che di cotanta speme oggi m'avanza
(Leopardi, Canti, «Le ricordanze», 91-92)

Quando riguarda un periodo (come ipotassi e paratassi) e non una singola parola, è una figura retorica impropria. Si verifica questo caso quando una subordinata viene collocata prima della sovraordinata nella costruzione del periodo per porre in evidenza la subordinata stessa o la frase principale.

Esempi:

«Quello che volevo dire è questo, che..»

La subordinata "quello che volevo dire" anticipa la principale "è questo". In tale caso è per evidenziare ciò che verrà detto dopo, in modo ridondante. Anche "questo" è in funzione prolettica: si poteva tranquillamente dire "volevo dire che..." invece che "volevo dire questo, che..."

«Poiché ne avevo voglia, cominciai a leggere.»

La subordinata causale anticipa la principale "cominciai a leggere", in questo caso per porre in risalto non ciò che segue (come nell'esempio di prima con la relativa) ma la causa dell'azione, ossia la subordinata causale stessa.

Prolessi narrativa

È l'opposto dell'analessi o flashback. Un esempio di una narrazione basata sulla prolessi è La morte di Ivan Il'ič di Lev Tolstoj: il primo capitolo di quest'ultimo racconto si apre annunciando la morte del protagonista, l'epilogo cioè della storia. La prolessi è una modifica della fabula, cioè dell'ordine logico e cronologico del racconto. Un altro famosissimo esempio di prolessi narrativa è l'incipit di Cent'anni di solitudine di Gabriel García Márquez.

Prolessi di una datazione

Quando un calendario viene applicato anche per date antecedenti la sua introduzione ufficiale viene definito "prolettico", in quanto appunto estende a un passato il proprio sistema di misurazione del tempo. Così, ad esempio, il calendario gregoriano si definisce "prolettico" quando con esso si misura anche il tempo antecedente il 15 ottobre 1582.

Voci correlate

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