In questo articolo affronteremo il tema Strategia energetica dell'Unione europea da una prospettiva multidisciplinare, con l’obiettivo di fornire al lettore una visione esaustiva e analitica di questo argomento. Per fare ciò, faremo un tour dei diversi aspetti legati a Strategia energetica dell'Unione europea, come la sua origine, l'evoluzione, l'impatto sulla società attuale e i possibili scenari futuri. Inoltre, ci concentreremo sull'importanza di Strategia energetica dell'Unione europea in vari campi della conoscenza, nonché sulla sua rilevanza nella vita quotidiana delle persone. Attraverso questo articolo, miriamo a generare una riflessione profonda e arricchente su Strategia energetica dell'Unione europea, promuovendo così una maggiore comprensione e apprezzamento per questo argomento così rilevante oggi.
L'articolo 194 del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea pone le basi per una politica energetica europea fondata sul funzionamento del mercato dell'energia, sulla sicurezza dell'approvvigionamento energetico, sull'efficienza energetica, sul risparmio energetico, sulle energie rinnovabili e sull'interconnessione delle reti. Allo stesso tempo, riconosce che gli Stati membri sono liberi di scegliere le loro fonti di approvvigionamento e lo sfruttamento delle loro risorse.
Il concetto di mercato dell'energia in Europa inizia con la Comunità europea del carbone e dell'acciaio (CECA), costituita nel 1951 con il Trattato di Parigi. Il passo successivo è stato nel 1957 con la firma del Trattato di Roma, che stabiliva la libera circolazione delle merci, e la costituzione della Comunità europea dell'energia atomica (Euratom). Nel 1967, con l'entrata in vigore del Trattato di fusione, ha iniziato l'attività del Commissario europeo per l'energia.
Per realizzare l’obiettivo di tutela ambientale, tra la fine del XX secolo e il nuovo millennio, si sono susseguiti, a livello europeo (ma anche a livello nazionale e internazionale), diversi interventi legislativi e accordi in materia. Tra questi, fondamentale importanza rivestono:
In particolare, l’Italia nel 2010 avrebbe dovuto produrre il 25% di elettricità derivante da fonti rinnovabili rispetto al consumo finale lordo di energia, tuttavia la quota raggiunta fu invece del 20,1%.
Tra i principali strumenti legislativi europei per l'attuazione del pacchetto Clima-Energia ricordiamo la direttiva 2009/28/CE e la direttiva 2009/29/CE, entrambe del 23 aprile 2009. La prima promuove l’uso dell’energia da fonti rinnovabili (ed ha abrogato la direttiva 2001/77/CE) prevedendo misure necessarie a ridurre le emissioni di gas serra tenendo così fede al protocollo di Kyoto e agli ulteriori impegni assunti a livello comunitario e internazionale per la riduzione di tali emissioni oltre il 2012. Secondo tale direttiva inoltre, ogni Stato membro avrebbe dovuto preparare entro il 30 giugno 2010 un primo Piano di Azione Nazionale (PAN) contenente gli obiettivi nazionali per la quota di energia da fonti rinnovabili consumata nel settore dell’elettricità, del riscaldamento e raffreddamento nonché dei trasporti, in linea con gli obiettivi della Comunità al 2020 e le misure volte a conseguire tali obiettivi. La seconda direttiva invece prevede la riduzione delle emissioni di gas ad effetto serra e regola in forma armonizzata le emissioni dei settori energivori[N 2], stabilendo un obiettivo di riduzione complessivo per tutti gli impianti vincolati dalla normativa del -21% al 2020 e -43% al 2030 sui livelli del 2005.
Il pacchetto “Clean energy for all europeans”, adottato il 30 novembre 2016 e avente l’obiettivo per il 2030 di mantenere l’UE quale leader globale nelle fonti energetiche rinnovabili, con una quota di almeno il 32%, e di ridurre le emissioni di gas serra del 40% rispetto alle soglie del 1990. Le proposte legislative del pacchetto "Energia pulita per tutti gli europei" riguardano cinque dimensioni fondamentali:
Tra i provvedimenti attuativi del pacchetto, comunemente noto come “Energy Winter Package”, ricordiamo:
Il piano nazionale per l'energia e il clima in cui sono rappresentati gli obiettivi dell’Italia da raggiungere entro il 2030, è stato adottato a gennaio 2020 dal Ministero dello sviluppo economico, dal Ministero dell’Ambiente e dal Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti e contiene misure di sostegno per il settore elettrico, per il settore termico e per il settore dei trasporti.
Il Green Deal europeo, comunicato dalla Commissione europea (COM(2019) 640) l’11 dicembre 2019, al Parlamento europeo, al Consiglio europeo, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato europeo delle regioni, ha riformulato su nuove basi l'impegno ad affrontare i problemi legati al clima e all'ambiente e permetterà di accelerare e sostenere la transizione energetica necessaria in tutti i settori e di promuovere un’economia circolare e pulita.
Le prime iniziative del Green Deal europeo comprendono:
Il 18 maggio 2022, in risposta all'invasione russa dell'Ucraina, la Commissione europea ha presentato il piano REPowerEU per «porre fine alla dipendenza dell'Unione europea dai combustibili fossili della Russia e affrontare la crisi climatica».
L'Unione europea aspira a creare una rete strategica di produzione, trasmissione e stoccaggio di energia che sia moderna, si integri col mercato dell'energia e contribuisca al raggiungimento degli obiettivi climatici Europa 2020.
Il 19 ottobre 2011, la commissione europea ha approvato la regolamentazione per le linee guida di una infrastruttura di reti energetiche trans-europee, identificando 12 corridoi prioritari per il trasporto di elettricità, gas e petrolio.
Le priorità di azione si orientano verso una soluzione dei problemi dovuti a strozzature, in particolare quelle transfrontaliere, congestione e collegamenti mancanti.