Beni di consumo in Unione Sovietica

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L'industria dell'Unione Sovietica era generalmente divisa in due categorie: quella pesante (gruppo A), che includeva tutti i beni utilizzati per la produzione di altri beni, e quella per i beni di consumo (gruppo B), come cibo, vestiti e scarpe, prodotti per la casa, elettrodomestici e carburanti utilizzati dai singoli consumatori. Sin dai primi giorni del governo di Iosif Stalin, il gruppo A ricevette una maggiore priorità nella pianificazione e allocazione economica per industrializzare il Paese.

L'industria di consumo e lo sviluppo economico sovietico

Dopo la Rivoluzione d'ottobre del 1917, l'economia dell'Unione Sovietica, all'inizio prevalentemente agricola, venne rapidamente industrializzata. Dal 1928 al 1991 l'intero corso economico era guidato da una serie di ambiziosi piani quinquennali. La nazione era tra le tre maggiori produttrici di un gran numero di prodotti di industria di base o pesante, ma era in ritardo rispetto agli altri paesi nell'industria leggera e dei beni di consumo durabili. Di conseguenza, la domanda dei consumatori era solo parzialmente soddisfatta.

Beni di consumo nei primi anni dello stalinismo (anni trenta)

L'introduzione dei beni di consumo

Gli anni '30 videro grandi cambiamenti nell'approvvigionamento e la distribuzione dei beni di consumo nell'URSS. Il primo piano quinquennale si concentrava sull'industrializzazione del Paese e sulla produzione di beni industriali. Dopo il successo del processo d'industrializzazione portato dal primo piano quinquennale, il governo si impose l'obiettivo di migliorare la vita dei propri cittadini. L'introduzione del secondo piano quinquennale nel 1933 era mirata a raggiungere tale scopo concentrando la produzione non solo sui beni industriali ma anche su quelli di consumo. Il XVII Congresso del Partito Comunista rafforzò l'imposizione di un aumento sia della quantità sia della qualità dei prodotti alimentari e di consumo. Questi cambiamenti portarono Stalin a dichiarare nel 1935 che "la vita è diventata più gioiosa".

Dopo la rivoluzione, il governo sovietico cercò di eliminare i valori e lo stile di vita borghesi distribuendo equamente le risorse. Cose che una volta erano viste solo per i piccoli borghesi e l'élite—come i beni di lusso—diventarono teoricamente accessibili a tutti i cittadini. Per un consumatore sovietico, un bene di lusso era qualsiasi prodotto ad eccezione delle panelle di pane, i cavoli, le patate e la vodka. Garantendo a tutti i cittadini l'accesso ad un'ampia varietà di beni, questi ultimi persero il loro status di prodotti per l'élite e iniziarono ad essere desiderati da tutti. Questo cambio di opinione e percezione rientrava nel principale obiettivo marxista-leninista di riabilitare il proletariato. Il governo sovietico cercò di far conoscere ai cittadini l'ideologia marxista-leninista assieme a tavole di maniere e facendo distinzioni nella propensione verso determinati cibi e beni materiali. Ai bolscevichi veniva richiesta la cultura e la disciplina. Il saper discutere di beni lussuosi con i compagni era un'importante abilità sociale anche se una persona non poteva sperare di ottenere quei beni.

Il governo usò i prodotti di consumo come dei premi legittimi per onorare i compagni che hanno contribuito con il loro lavoro all'edificazione del socialismo. Tuttavia, l'istruzione della società legittimò il disprezzo verso i concetti borghesi di classe sociale e possesso, e la pratica di dare beni speciali ad un ristretto gruppo della popolazione creò anche una nuova gerarchia sociale che ricevette speciali privilegi.

Distribuzione e fornitura

Nei primi anni trenta, il sistema chiuso era l'unico per la distribuzione dei beni di consumo. Nel 1933, due terzi della popolazione moscovita ed il 58% della popolazione sovietica di Leningrado era servita da questi negozi. Il sistema di distribuzione chiusa consisteva in negozi e caffetterie accessibili solo ai lavoratori registrati all'impresa che li metteva a disposizione. Questi centri distribuivano le merci con il razionamento, per evitare problemi di scorte limitate.

Il razionamento era indicata come l'opzione standard durante i primi anni trenta fino al 1935 per poi riprendere negli anni quaranta. Lo stato era incaricato di indicare i periodi di razionamento ma gli ufficiali locali avevano il potere di dichiararli. Il sistema chiuso divenne velocemente un metodo per privilegiare i seguaci di Stalin e l'élite stalinista, oltretutto alcuni negozi distribuivano merci di qualità superiore per i cittadini che potevano permetterseli. La maggior parte dei negozi a distribuzione chiusa avevano dei prezzi economici, lunghe code e delle provviste limitate per le politiche di razionamento.

Allo stesso tempo, esistevano altre tre alternative legali ai negozi a distribuzione chiusa, anche se con dei prezzi maggiori: i negozi commerciali, i Torgsin e i mercati dei Kolchoz. Tuttavia lo stato esercitava un monopolio su tutti i sistemi di distribuzione

Il primo piano quinquennale portò alla chiusura di piccoli centri artigianali e fabbriche private ma riaprendo successivamente in una scala minore nella metà degli anni trenta. Nel maggio del 1936, venne approvata una legge che migliorò leggermente le forniture di beni di consumo tramite la legalizzazione di pratiche commerciali individuali (come quelle dei calzolai, ebanisti, carpentieri, stilisti, parrucchieri, lavanderie, fabbri, fotografi, idraulici e sarti) ad eccezione di quelle legate al cibo. I mercati dei kolchoz vennero creati per permettere agli artigiani e ai contadini di vendere i loro prodotti fatti in casa. Lo stato regolava l'ammontare della partecipazione in questi mercati ma i prezzi salirono. Questo aumento rese i mercati più costosi rispetto ai negozi a distribuzione limitata.

Il governo sovietico fondò nel 1930 la catena di negozi Torgsin per la vendita di pochi prodotti in cambio di valuta straniera, oro, argento e altri valori. Lo scopo di questi negozi era quello di aumentare le riserve sovietiche di valuta forte in modo tale da poter importare più materiale necessario al processo d'industrializzazione. Dalla la loro scarsa reperibilità, i consumatori vedevano i prodotti della Torgsin come un piccolo tesoro e venderli significava compiere un grosso sacrificio. I prezzi venivano tenuti bassi per incoraggiare la popolazione a comprare nei Torgsin. Questa catena fu attiva fino al 1936 ma nel 1964 ne verrà fondata un'altra col nome di Berëzka.

Dal 1929, lo stato ha iniziato a gestire nuovi negozi commerciali che non erano inclusi nel sistema di razionamento e dove i beni avevano prezzi quattro volte maggiori rispetto a quelli dei negozi a distribuzione chiusa, ma la loro qualità era migliore.

Alla fine del 1933, venne aperto a Mosca il primo negozio del dipartimento centrale e rimase attivo fino al crollo dell'Unione Sovietica nel 1991, operando nella rete commerciale dei negozi. La fine del primo periodo di razionamento e l'abolizione del sistema a distribuzione chiusa nel 1935 favorì l'espansione della rete commerciale: nel gennaio del 1935, vi erano cinque negozi del dipartimento nell'URSS e l'anno successivo ne vennero aperti altri quindici.

L'influenza straniera

L'importazione di merce straniera era molto limitata durante gli anni trenta. Lo slogan ufficiale era "C'è molto da imparare dall'esempio degli avanzati stati capitalisti nel campo dei beni di consumo". Venivano quindi importate piccole quantità di prodotti stranieri, studiate e successivamente copiate per poi essere distribuite attraverso dei canali di consumo. Lo stato non importava mai grosse quantità di prodotti di consumo.

Durante il periodo del patto Molotov-Ribbentrop (1939-1941), il primo contato dei cittadini sovietici con il mondo esterno avvenne con i nuovi territori occupati della Finlandia, dei Paesi baltici, della Bessarabia e della Polonia. In queste regioni erano molto abbondanti le merci che nell'URSS scarseggiavano come orologi, biciclette, vestiti e prodotti alimentari. Le truppe occupanti dell'Armata Rossa rimasero affascinate dalla diversità dei beni a basso costo e, vedendola come un'unica opportunità per acquistarli, i soldati comprarono ingenti quantità di questi prodotti e li spedivano alle loro famiglie in Unione Sovietica. Questo flusso di merci ispirò i civili a richiedere il permesso di viaggiare in quelle terre per acquistare oggetti da rivendere al mercato nero.

L'American National Exhibition del 1959

Nell'estate del 1959 fu organizzata l'American National Exhibition al parco Sokol'niki di Mosca. L'esposizione era finanziata dal governo statunitense e metteva in mostra in numerosi spazi gli ultimi "articoli per la casa, mode, televisori ed impianti ad alta fedeltà, un modello di casa dal costo ideale per una famiglia media, macchine agricole, automobili del 1959, barche, attrezzature sportive e parchi giochi per bambini. I vari espositori furono un successo nella promozione dell'American way of life come superiore allo stile di vita socialista. Oltretutto, i modelli delle moderne cucine furono una grande attrattiva dei visitatori e furono oggetto di discussione nel cosiddetto "dibattito in cucina" tra il leader sovietico Nikita Chruščëv e l'allora vicepresidente Richard Nixon.

L'industria leggera negli anni ottanta e la fine dell'URSS

Sebbene lo stato si sforzasse di promuovere l'offerta pubblica contro quella privata, le famiglie guadagnavano dei ricavi che potevano usare per comprare dei beni o per creare un risparmio, e nel caso delle famiglie meno abbienti queste ricevevano degli incentivi. Per esempio, con un eccesso di domanda di prodotti di consumo le famiglie avrebbero potuto lavorare di meno e ridurre le spese. Dal punto di visita dei pianificatori, era necessario bilanciare l'offerta di beni e servizi con il reddito della popolazione.

I pianificatori sovietici lottarono durante tutta l'era sovietica per mantenere l'equilibrio nella produzione per il consumo: dopo la seconda guerra mondiale, misero sotto un controllo più rigido i salari e aumentarono l'offerta di beni di consumo. Alla fine dell'era sovietica, tuttavia, vennero afflitti da ciò che consideravano un sostanziale e crescente sbalzo monetario, che prese la forma di una mancanza di offerta.

Dopo la stagnazione industriale degli anni settanta e dei primi anni ottanta, i pianificatori esclusero il fatto che le industrie per il consumo avrebbero assunto un ruolo sempre più importante nella produzione sovietica a partire dal dodicesimo piano quinquennale. Ma nonostante la maggiore enfasi sull'industria leggera e gli sforzi di riformare gli interi sistemi di produzione e pianificazione, anche nel 1989 si poteva notare una ripresa molto piccola in ogni settore. Le alte quote di produzione, in particolare per alcune industrie pesanti, sembrarono aumentare in modo irrealistico alla fine di quel piano. Sebbene molti ufficiali sovietici erano d'accordo sulla necessità e sul ritardo della Perestrojka, riformare l'intricato sistema industriale si rivelò essere un compito molto difficile.

I processi e gli obiettivi della produzione di consumo

Aumentare la disponibilità di beni di consumo è stato un obiettivo importante della perestrojka. Una premessa di quel programma fu quella che se con un incentivo sugli stipendi i lavoratori avessero potuto comprare una maggior varietà di prodotti, la loro produttività sarebbe aumentata. Quest'idea nacque quando l'utilizzo degli incentivi non aveva sortito l'effetto desiderato sulla produttività dato che il potere d'acquisto non era ancora aumentato. Secondo la nuova teoria, tutta l'industria sovietica avrebbe ricevuto dei benefici dalla diversificazione del gruppo A nel gruppo B perché questa volta gli incentivi avrebbero avuto un'influenza maggiore e più significativa. Perciò, il dodicesimo piano quinquennale prevedeva un aumento del 5.4% nei prodotti di consumo non alimentari e uno dal 5,4% al 7% nei servizi.

I beni di consumo al quale mirava lo stato includevano le radio, i televisori, le macchine per cucire, lavatrici, frigoriferi, carta e tessuti in maglia. Le quote più alte erano fissate per le prime tre categorie sopracitate. Sebbene nel 1987 gli elettrodomestici, i registratori e i mobili erano le tipologie di prodotti che portavano a dei profitti maggiori rispetto all'anno precedente, soltanto i mobili raggiungevano la loro quota annuale prefissata. Perciò, i pianificatori industriali cercarono di investire nell'industria leggere per aumentare il contributo industriale di quelle regioni economiche transcaucasiche e dell'Asia centrale che possedevano una popolazione elevata ma non disponevano le risorse materiali necessarie per l'industria pesante.

Gli anni ottanta

Negli anni ottanta continuarono ad esserci delle carenze dei prodotti di base anche nei centri più popolati e, per contrasto, venne reintrodotto il razionamento. Oltre ai limiti dovuti alle priorità imposte dai piani quinquennali, a contribuire a tali carenze vi era l'effettiva produzione scarsa dei beni di consumi: le pratiche lavorative come quella della Šturmovŝina erano in parte la causa dei problemi a livello della qualità.

L'analisi dei deficit nell'Unione Sovietica mostrarono una distribuzione iniqua all'interno della popolazione: per esempio, sia Mosca che Leningrado, le due città più grandi del Paese, erano rifornite molto meglio rispetto al resto dello stato e non hanno mai avuto razionamenti fino alla fine degli anni ottanta. In modo simile, la presenza di merce sugli scaffali di un negozio statale in una città minore spesso poteva significare che quei prodotti erano stati razionati e che non potevano essere comprati, ma in molti casi le carenze portavano semplicemente a scaffali vuoti o lunghe file d'attesa. Vi erano anche alcuni canali di distribuzione nascosti: per esempio, in molti casi dei prodotti venivano direttamente distribuiti o venduti nei posti di lavoro bypassando gli scaffali dei negozi.

Un altro metodo per comprare prodotti alimentari come la carne o il latte rimase ancora quello di rivolgersi alle fattorie dei kolchoz, dove i prezzi erano il doppio o quadruplo di quelli dei negozi statali e la disponibilità era stagionale.

Durante gli anni ottanta, la grande disponibilità di prodotti di elettronica di consumo in occidente mise in risalto ancora una volta la scarsa competitività dell'Unione Sovietica, e i consumatori sovietici iniziarono a prestare maggiore attenzione a ciò che mancava. A metà degli anni ottanta, più del 70% dei televisori prodotti dalla Ekran, un importante produttore di elettronica, vennero respinti dai controlli di qualità: l'industria televisiva ricevette un'attenzione speciale e, dopo i numerosi casi di malfunzionamenti e di riparazioni, i controlli diventarono più severi. Per migliorare il settore, venne creata una cooperativa per i televisori a colori per l'impianto televisivo di Varsavia nel 1989.

Gli specialisti occidentali giudicavano povera la qualità dei pochi prodotti sovietici che raggiungevano l'ovest.

Verso la fine degli anni ottanta, le carenze continuarono ad essere sempre più gravi a causa della crisi e in prossimità del crollo dell'Unione Sovietica nel 1991, qualsiasi tipo di cibo veniva razionato e molti beni non razionati sparirono dai negozi di stato. Mentre il divario venne in parte colmato dai primi negozi privati che incominciarono ad aprire nella metà degli anni ottanta, il prezzo delle merci vendute dai privati era spesso cinque o dieci volte più alto e spesso non erano alla portata di gran parte della popolazione.

Aziende e prodotti di consumo

Qui di seguito, vi è un elenco di alcuni prodotti di consumo e marchi molto popolari in Unione Sovietica e all'estero:

  • Bajkal, la risposta sovietica alla Coca-Cola statunitense
  • GAZ, nota azienda automobilistica di Nižnij Novgorod fondata con il supporto della Ford nell'ambito del primo piano quinquennale
  • Lada, casa automobilistica fondata a Togliatti dal governo sovietico assieme alla FIAT e diventata famosa in occidente per aver prodotto lo storico modello Niva
  • Raketa, azienda di orologi ancora attiva nata ufficialmente nel 1961 dopo esser stata precedentemente un'officina per le pietre preziose nel periodo zarista e nel 1940 il fornitore ufficiale della Prima fabbrica sovietica di orologi
  • Sovetskoe šampanskoe, lo "champagne sovietico"
  • ZAZ, azienda automobilistica della RSS Ucraina
  • Zenit, famoso marchio di fotocamere.

Note

  1. ^ Gronow, p. 43.
  2. ^ a b Gronow, p.33.
  3. ^ a b Svetlana, p. 105.
  4. ^ a b Fitzpatrick, p. 56.
  5. ^ a b c Fitzpatrick, p. 57.
  6. ^ Gronow, p. 67.
  7. ^ Fitzpatrick, p. 58.
  8. ^ Gronow, p. 87.
  9. ^ Gronow, p. 71.
  10. ^ Johnston, p. 34.
  11. ^ a b Johnston, p. 35.
  12. ^ "The Russian People Can Take a Peek at U.S. Civilization.", Saturday Evening Post, 1º agosto 1959.

Bibliografia