Chiesa della Madonna del Pilone

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Santuario della Madonna del Pilone
StatoBandiera dell'Italia Italia
RegionePiemonte
LocalitàTorino
IndirizzoCorso Casale, 195, 10132 Torino TO, Italie
Coordinate45°04′11.94″N 7°43′26.34″E / 45.069984°N 7.723983°E45.069984; 7.723983
Religionecattolica di rito romano
Arcidiocesi Torino
Stile architettonicobarocco
Inizio costruzione1644
Completamento1645
Chiesa della Madonna del Pilone - Controfacciata

La chiesa della Madonna del Pilone è una chiesa cattolica di Torino, situata in corso Casale 195.

Storia

Il Santuario prende il nome da un pilone votivo che rappresentava la S.S. Vergine Annunziata, eretto sulla riva del Po nel 1587, nei pressi del quale il 29 aprile 1644 si verificò un evento ritenuto miracoloso, in ringraziamento del quale fu eretta la chiesa che inglobò il pilone. All'epoca, era presente soltanto un piccolo mulino sul fiume Po, detto delle catene, una cappella e un piccolo pilone votivo del 1587, dedicato alla Vergine Annunziata. Una bambina, di nome Margherita Molar, entrò imprudentemente nel mulino, cadendo così nelle acque impetuose del fiume Po. La madre, disperata, invocò quindi l'aiuto della Vergine del pilone, e la piccola fu miracolosamente sollevata dai vortici delle acque, quindi tratta in salvo da una barca. Grazie alle offerte dei fedeli e alle insistenze dell'allora reggente Maria Cristina di Francia, l'anno dopo fu eretto qui un primitivo santuario, con facciata di scuola barocca castellamontiana. L'edificio venne aperto al culto il 25 marzo 1645. Nel 1779 si effettuò un ampliamento dell'edificio e nel 1787, per rimediare alle devastazioni operate dalle truppe Napoleoniche durante l'assedio di Torino, fu aggiunto il campanile. Mentre il battistero e il coro risalgono rispettivamente al 1807 e al 1817. Nel novembre 1994 la Chiesa e la piazza antistante furono invase dalle acque del fiume Po in piena, provocando seri danni alla struttura, seguiti da un'importante ristrutturazione.

Affiliazione con l'Arcibasilica papale di Santa Maria Maggiore in Roma

Proprio in conseguenza della diffusa devozione popolare che si era sviluppata intorno al Santuario a seguito del miracolo del 1644 e altri segni prodigiosi operati dalla Madonna del Fiume a cavallo fra il 1600 ed il 1700, con bolle papali del 1741, sotto i pontificati di Clemente XII e Benedetto XIV, la Basilica Papale di Santa Maria Maggiore in Roma aveva concesso vincolo di affiliazione spirituale al Santuario Torinese; vincolo peraltro decaduto e rinnovato con bolla del 25/02/2019 su istanza documentata del Parroco Don Gianni Tesio. Si tratta di un beneficio spirituale che è stato attribuito solo a pochissime Chiese torinesi e concede ai Fedeli che frequentano il Santuario in determinate occasioni ed a certe condizioni specificate nella bolla il beneficio dell'indulgenza plenaria dei peccati e dell'estensione delle prerogative presenti e future che competono all'Arcibasilica Papale romana.

Il miracolo

La storia del miracolo all'origine della costruzione della chiesa e della devozione che ne seguì, ripresa dallo studio del Sacco, è riportata da Luigi Cibrario nella Storia di Torino:

«Nel 1644, vedevasi sulla riva destra del Po, lungo la collina al nord-est di Torino, alla distanza d'un miglio, un mulino chiamato delle catene. Presso al medesimo rizzavasi un pilone o tabernacolo sul quale era dipinta la Vergine Ss. Annunziata dall'Angelo. Nel dì 29 d'aprile di quell'anno moveasi a quella volta con un sacco di grano da macinare, una Margherita Molar moglie d'Alessandro, calzolaio, e con una sua figliastra d'undici anni e dello stesso nome. Giunta la madre innanzi al pilone, salutò con un'ardente giaculatoria la diva imagine. Entrata poi nel molino, e posto il gran nella macina, si fermò appoggiata col gomito al recipiente della farina, mentre la figlia, spinta da pueril vaghezza, spinse una porticella, che s'apriva accanto alla ruota, e s'inoltrò sul ponte che d'una breve tavola si componeva, senza nessun parapetto. Ma sdrucciolando sull'umido legno cadde nel sottoposto vortice. Alzarono lamentevoli grida la madre e il mugnaio chiamando soccorso. Ma erasi l'infelice ragazza impegnata nella ruota, che tre volte l'alzò ed altrettante la rituffò nelle onde, in guisa che tutti la giudicarono stritolata e perduta. Non disperò la madre, e nel fallire d'ogni umano soccorso, si confidò del divino, e alla Vergine del Pilone prostrandosi le chiedette, con quel fervoroso entusiasmo che spira la fede, le restituisse la figlia. Frattanto v'era calca di gente, e chi cercava da un lato e chi dall'altro, e niuno trovava l'infelice sommersa nel fiume rapido e vorticoso, e per la stagione ingrossato. In queste ricerche erasi già consumato un'ora, e niuno più s'aspettava rinvenir altro che un cadavere lacerato e deforme, quando alla madre parve di vedere una matrona di celesti sembianze, che, dispiccatasi dal pilone, e camminando sulle acque fino a mezzo del fiume, si chinasse in atto di stender la mano a persone che là naufragasse. Ed ecco in quell'istante alzarsi dal mezzo del fiume, a vista di tutti, la fortunata fanciulla, e starsi ferma come una statua in mezzo all'impeto delle acque che le fremean d'intorno, gridando le centinaia di spettatori raccolti sopra le sponde: miracolo, miracolo! Le giunse intanto vicino una barchetta che la raccolse, e viva e sana la ricondusse alla riva.

Questo prodigioso successo, così pubblico, così evidente, crebbe sì fattamente la divozione verso l'imagine dipinta su quel pilone, che subito colle offerte de' fedeli si costrusse una cappella, in cui fu racchiuso, e poco dopo si cambiò da cappella in Chiesa, abbondando singolarmente in doni Madama Reale Cristina di Francia, che fe' l'altar maggiore di fini marmi, ed arricchì di preziose suppellettili la Chiesa; il principe Maurizio di Savoia, Madama Reale Maria Giovanna Battista, e la regina Anna d'Orleans, la quale una o più volte la settimana solea recarsi a piedi, nel 1697 e 1698, al Santuario, implorando dal cielo, per intercession della Vergine, conforto di prole maschile, che poi le nacque in maggio del 1699.

Fervente nella divozione a questo Santuario era anche il celebre principe Tommaso, e più ancora Emmanuele Filiberto figliuolo di lui, che per molti anni, sino al fine della sua innocentissima vita, non lasciò quasi passar giorno, che solo od accompagnato dalla principessa Maria Catterina d'Este sua consorte, non andasse a prostrarsi a piè della Vergine propiziatrice.»

Architettura e arte

foto di Mario Gabinio raffigurante il portale della Chiesa della Madonna del Pilone, 1926
Mario Gabinio, Chiesa della Madonna del Pilone, 1926

La chiesa presenta interno a navata singola con due cappelle laterali, e cupola con tiburio ottagonale; la facciata è sormontata da un timpano semicircolare. L'altare maggiore conserva l'immagine cinquecentesca dell'Annunziata, che però è stata ridipinta nel corso degli interventi di restauro effettuati nel 1925 e negli anni 1960, che comportarono anche modifiche degli interni.
Tra gli artisti che lavorarono alle decorazioni originali Giovanni Antonio Maro, Giovanni Andrea Casella, di cui rimangono gli stucchi, e Bartolomeo Guidobono, al quale sono da attribuire gli affreschi della cupola.

Altre immagini


Note

  1. ^ a b Luciano Tamburini, Le Chiese di Torino, 2002
  2. ^ L'Italia, Volume 12: Torino e Valle d'Aosta, Touring Club Italiano/La biblioteca di Repubblica, 2005, p. 319

Bibliografia

  • M. A. Sacco, Origine miracolosa, progressi, e grazie della Vergine SS.ma del Pilone nelle Fini della Città di Torino, Torino, Boetto, 1726
  • G. Bologna, Istoriche e fedeli notizie spettanti al Santuario Parrocchiale della Madonna del Pilone presso Torino, Torino, Davico e Picco, 1816
  • Questa voce incorpora brani tratti da un testo di pubblico dominio: Luigi Cibrario, Storia di Torino, Volume II, Torino, Alessandro Fontana, 1846 (libro I, capo V, pagine 94-97)
  • G. F. Baruffi, Passeggiate nei dintorni di Torino ai colti e gentili Torinesi memoria ed ossequio, Torino, Stamperia Reale, 1855 (parte IV, pagine 20-24)
  • Luciano Tamburini, Le Chiese di Torino. Dal Rinascimento al Barocco, Torino, Edizioni Angolo Manzoni, ottobre 2002, pp. 335-337, 547, ISBN 88-86142-64-1.

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