Nel mondo di Cinesi in Italia ci sono infiniti aspetti e dettagli che vale la pena esplorare. Dalle sue origini fino al suo impatto oggi, Cinesi in Italia ha catturato l'attenzione di milioni di persone in tutto il mondo. Che si tratti di storia, scienza, musica, arte o qualsiasi altro campo, Cinesi in Italia continua a essere un argomento di interesse per persone di tutte le età e culture. In questo articolo approfondiremo i diversi aspetti di Cinesi in Italia, esplorandone le molteplici sfaccettature e analizzandone l'influenza sulla società odierna. Dai suoi inizi ad oggi, Cinesi in Italia ha lasciato un segno indelebile nella storia e rimarrà sicuramente rilevante per le generazioni future.
Cinesi in Italia | |
---|---|
Via Paolo Sarpi, centro della Chinatown di Milano | |
Luogo d'origine | Cina |
Popolazione | 330 000 (2021, fonte Istat) |
Lingua | Cantonese, mandarino, inglese, italiano |
Religione | Ateismo/Agnosticismo, Religione popolare cinese, Buddhismo, Cattolicesimo romano |
Gruppi correlati | Cinesi, Diaspora cinese |
La comunità cinese d'Italia, secondo i dati Ministero del lavoro e delle politiche sociali, al 1 gennaio 2018 è composta da 309 110 residenti con cittadinanza cinese, a cui si aggiungono 683 taiwanesi (nel 2019), pari allo 0,55% del totale della popolazione residente in Italia. La comunità di origine cinese quindi è la quarta per numero di residenti, dietro a quella romena, albanese e marocchina.
La migrazione cinese sarebbe iniziata dopo la prima guerra mondiale, quando arrivò a Milano il primo gruppo di cinesi del sud dello Zhejiang, probabilmente attraverso la Francia, dove avevano lavorato nelle fabbriche durante la guerra. Attraverso catene migratorie a carattere familiare, altri cinesi dalla stessa regione arrivarono in Italia nei decenni successivi; in ogni caso, la migrazione rimase limitata, considerato che nel 1975 erano registrati solo 402 adulti di nazionalità cinese in Italia.
Un secondo importante flusso migratorio sarebbe iniziato negli anni '80, quando, oltre che dallo Zhejiang, si registrò un importante influsso di migranti dalla regione del Fujian, seguiti da emigranti provenienti dal nord-est della Cina negli anni '90 e, nei primi anni 2000, da un ulteriore flusso causato dalla chiusura delle grandi industrie e miniere di stato nel nord del Paese.
Secondo il Ministero del lavoro e delle politiche sociali, al primo gennaio 2018, "i cittadini di origine cinese in Italia risultano 309 110, pari all'8,3% del totale dei cittadini non comunitari". Di questi, circa il 25% sono minori; il 67,5% della manodopera cinese è occupata nei ristoranti o nel commercio, e il 20% nell'industria; oltre la metà della comunità cinese risiede nel nord Italia, ma ben il 16% dei cinesi in Italia risiede tra le province di Firenze e Prato. Tra le comunità di immigrati, quella cinese è quella che presenta il tasso di disoccupazione più basso, con il 4,5%.
Secondo uno studio condotto nel 2010 congiuntamente dal CESNUR e dall'Università di Torino su oltre 4 000 individui della sola comunità cinese di Torino, il 48% di essi sono donne e il 30% minori; il 90% viene dallo Zhejiang. Per quanto riguarda l'occupazione, il 70% lavora nella ristorazione e più del 20% nel commercio.
CESNUR 2010 | ISTAT 2011-2012 | ||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||
---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|
|
|
Secondo un sondaggio del CESNUR, la maggioranza dei cinesi (59,3%) dichiara di non seguire alcuna religione, il 38,4% seguono la religione cinese, il 31,6% sono buddhisti (il 13,7% buddhisti puri, mentre il resto buddhisti in seno alla religione cinese), l'8% sono cristiani (di cui cattolici 3,6%, protestanti 3,3% e testimoni di Geova 1,1%) e i taoisti sono l'1,1%. Secondo i dati raccolti dall'ISTAT relativi a tutti i cinesi residenti in Italia, il 44,4% sono buddhisti, il 5% cattolici, il 2,3% protestanti, l'1,1% testimoni di Geova e il 3,8% di altre religioni, mentre il 44,5% non sono religiosi.
Molti cinesi, anche quelli che si dichiarano non religiosi, praticano nel privato i culti di varie divinità, quali il Dio del Suolo (Tǔshén 土神) e il Dio della Prosperità (Fúshén 福神) cui sono dedicati riti all'inaugurazione delle attività imprenditoriali, e le cui statue sono presenti negli altari domestici, degli esercizi commerciali e dei ristoranti, insieme alle statue di altri dèi quali gli Otto Immortali (Bāxiān 八仙) e la Dea della Misericordia (Guānyīn 观音). Tra i Cinesi d'Italia è molto presente anche la tradizione rituale taoista-sciamanica della Dama di Linshui (Línshuǐ fūren 临水夫人), che è tipica della zona di provenienza della maggior parte di essi (Zhejiang).
I Cinesi d'Italia hanno fondato diversi luoghi di culto nella penisola, di cui quelli formali comprendono:
Più rappresentata che nella stessa Cina e nella provincia di origine della maggior parte dei Cinesi d'Italia è la comunità cinese cristiana, specialmente affiliata alla Chiesa evangelica cinese, la quale gestisce varie sale di culto in diverse città italiane. Allo stesso modo hanno una buona presenza tra i cinesi residenti in Italia i testimoni di Geova. Inoltre, molte centinaia di cinesi residenti in Italia sono rifugiati appartenenti a organizzazioni religiose considerate socialmente pericolose e dichiarate illegali dal governo della Cina, quali la Chiesa di Dio Onnipotente d'ispirazione cristiana e il Falun Gong d'ispirazione buddhista-taoista.
Negli anni non sono mancate situazioni di tensione, generate da un'integrazione talvolta difficile. Nel 2007, parecchie decine di cinesi hanno sfilato per le strade di Milano per protestare contro la discriminazione subita. La città di Treviso ha ordinato ai negozi gestiti da cinesi di togliere le loro lanterne perché sembravano "troppo orientali".
In generale, è nelle grandi città dove risiedono le comunità più numerose che contrasti e differenze tendono inevitabilmente ad amplificarsi, specie laddove le attività economiche cinesi entrano in concorrenza con quelle italiane, com'è accaduto a Prato nel settore tessile. Al tempo stesso, è proprio in tali realtà che gli immigrati di seconda generazione, nati e cresciuti in Italia, cominciano a chiedere maggiore attenzione e a cercare di integrarsi sempre di più.