In questo articolo approfondiremo l'entusiasmante mondo di F come falso, esplorandone le molteplici sfaccettature, i significati e la rilevanza nella società odierna. F come falso è stato oggetto di interesse e dibattito nel corso della storia, essendo un argomento che ha avuto risonanza in diverse aree e contesti. Dalle sue origini alla sua influenza oggi, esamineremo il suo impatto su diversi aspetti della vita, dal livello personale a quello globale. Attraverso un'analisi dettagliata e rigorosa cercheremo di comprendere in modo approfondito cos'è F come falso e perché è così importante, offrendo una visione panoramica che invita alla riflessione e alla conoscenza.
F come falso (Vérités et mensonges) è un film del 1973 diretto e interpretato da Orson Welles. Co-protagonista del film è Oja Kodar, che all'epoca era la compagna dello stesso Orson Welles.
Conosciuto in italiano anche col titolo F come falso - Verità e menzogne, è narrato in forma di documentario e saggio cinematografico, con il protagonista (e molti altri attori che sono prestati alla partecipazione) che interpretano se stessi.
«Ogni uomo sa bene che quando si ricopre di peluria il labbro è già un maestro dell'arte e della verità»
Orson Welles narra direttamente allo spettatore diverse storie riguardanti quadri falsi e veri, falsari di professione e critici d'arte che scambiano i quadri dei falsari per veri: tra questi, Elmyr de Hory, che falsificava celebri quadri; Clifford Irving, che falsificava biografie; il miliardario Howard Hughes e il pittore Pablo Picasso.
La co-produzione franco-tedesco-iraniana testimonia, ancora una volta, le numerose difficoltà che Welles incontrava nella produzione dei suoi film.
Il film, prima del titolo definitivo, ne ha avuto diversi altri, quali Fake e Hoax?.
All'interno della pellicola vi sono filmati di altri documentari, in particolare uno spezzone tratto da un documentario della BBC dedicato a Elmyr de Hory.
Sebbene le riprese fossero finite a fine estate del 1973, il film viene distribuito a settembre dell'anno successivo, in quanto "il montaggio del film ha richiesto un anno di lavoro".
Il film, interpretato dallo stesso Orson Welles, è una lunga riflessione - tramite aneddoti, ricordi autobiografici e alcune interviste a noti falsari - sul rapporto che esiste tra la verità e l'arte. Interrogandosi su cosa sia la verità nell'arte e nella vita, Welles pone una serie di interrogativi e riflessioni anche sull'estetica e sul valore dei critici d'arte (spesso messi alla berlina nel film), che molte volte incensano e fanno aumentare il valore economico di quadri falsi, scambiandoli per veri.
Orson Welles era del resto molto sensibile su questo tema della verità e menzogna: il suo primo successo, la trasposizione radiofonica della Guerra dei Mondi, parlava di una invasione aliena e che aveva scatenato fenomeni di isteria collettiva negli USA, era un evidente falso scambiato per vero. La trasmissione stessa viene citata all'interno del film.
«Un patchwork di materiali eterogenei (foto fisse, disegni, immagini di repertorio, riprese documentaristiche) che è anche un disilluso testamento e un malinconico, sardonico congedo»
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