Da tempo immemorabile, Iaidō ha catturato l'attenzione e l'interesse delle persone in tutto il mondo. Dalla sua origine ad oggi, Iaidō è stato argomento di discussione, dibattito e riflessione in innumerevoli contesti. Che sia in ambito accademico, scientifico, culturale o sociale, Iaidō ha lasciato un segno indelebile nella storia dell'umanità. In questo articolo esploreremo le varie sfaccettature, l'impatto e la rilevanza di Iaidō, nonché la sua influenza su diversi aspetti della vita quotidiana. Attraverso un'analisi approfondita e meticolosa, cercheremo di far luce su questo affascinante argomento e sul suo significato nel mondo moderno.
Iaidō (居合道?) | |
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Una competizione di Iaidō | |
Federazione | International Kendo Federation |
Contatto | No |
Genere | Maschile, femminile e misto |
Indoor/outdoor | Indoor |
Campo di gioco | Dojo |
Olimpico | No |
Lo iaidō (居合道? lett. "via (道?, dō) dell'unione (合?, ai) dell'essere (居?, i)") è un'arte marziale giapponese, influenzata dalla dottrina zen, che trae le sue radici dalle antiche scuole di kenjutsu e iaijutsu frequentate dai buke in genere (ma specialmente dai samurai) e che hanno avuto il loro massimo splendore intorno al XVI secolo.
Lo iaidō è l'arte dell'estrazione della spada. Scopo ultimo di questa disciplina è la perfetta e armonica unione con sé stessi e con l'Universo.
Storicamente, lo iaidō trovava applicazione nei duelli tra samurai dove la morte di uno (o entrambi) i contendenti solitamente avveniva dopo uno o al massimo due scambi. Ovviamente in tali condizioni l'abilità tecnica richiesta era massima e infatti era altresì possibile che un duello si concludesse anche solo con l'estrazione della spada e il successivo singolo fendente. Ecco quindi spiegata l'importanza fondamentale dell'arte dell'estrazione della spada nella vita del samurai.
Al giorno d'oggi, e a cominciare dalla Restaurazione Meiji, lo studio della katana ha acquisito valore prettamente interiore, come mezzo di indagine del profondo alla scoperta dell'essere, ed è in base a questi presupposti che le koryū di kenjutsu e iaijutsu sono evolute verso il kendō e lo iaidō.
L'essenza dello iaidō è racchiusa nella frase saya no uchi de katsu (鞘の内で勝つ) («vincere nel fodero», vincere senza sfoderare), ovvero avere e dimostrare una conoscenza tale da indurre l'avversario ad abbandonare la contesa ancora prima di averla iniziata. Tale principio è espresso, ad esempio, da Yagyū Munenori nel suo trattato Heihō kadensho ed esplicitato ne «la spada che dà la vita» (katsushinken).
La disciplina è praticabile sia da uomini e donne, senza limiti di età. La diffusione della disciplina dello Iaido ha molti artefici in Giappone e nel mondo. Tra tutti questi, un ruolo di preminenza organizzativa, e nel numero di praticanti attivi nella disciplina, spetta alla All Japan Kendo Federation che nel tempo ha raccolto ed elaborato l'esercizio pratico di 12 kata seitei-iai ideali per avvicinarsi alla pratica e per approfondirla successivamente. Acquisita la padronanza di tali kata dopo un periodo di pratica variabile, ma comunque dell'ordine del paio d'anni, è possibile approfondire lo studio dei vari stili delle diverse koryū tradizionali, fra le quali una delle più note è la Muso Shinden Ryū.
Lo iaidō, insieme al kendō e al jodo, nella sua corrente maggiore per numero di praticanti, afferisce alla All Japan Kendo Federation (AJKF/ZNKR) e alla International Kendo Federation (FIK) che ne promuovono lo sviluppo a livello mondiale, mentre a livello europeo il riferimento è la European Kendo Federation (EKF). In Italia lo iaidō ZNKR (Seitei) è promosso dalla Confederazione Italiana Kendo (l'unica riconosciuta dalla IKF e dall'EKF) e dalla Federazione Italiana Kendo (l'unica riconosciuta dall'antica Dai Nippon Butoku Kai). Una delle principali koryū praticate in Italia è la Hoki Ryu la cui pratica è promossa dall'Istituto Iaido Italia.
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