In questo articolo esploreremo e analizzeremo in modo approfondito l'argomento Karakuri (marionetta). Dalle sue origini alla sua rilevanza oggi, attraverso il suo impatto su diversi aspetti della società, Karakuri (marionetta) è diventato un argomento di interesse e dibattito in tutto il mondo. Nelle righe seguenti esamineremo la sua evoluzione nel tempo, le sue implicazioni in diversi contesti e le possibili prospettive future. Certamente, Karakuri (marionetta) è un argomento degno della nostra attenzione e riflessione e siamo entusiasti di approfondire il suo studio in questo articolo.
Il karakuri (in giapponese からくり? lett. "meccanismi/trucco") è una marionetta o automa prodotto in Giappone tra il diciassettesimo e il diciannovesimo secolo. Ne esistono tre tipologie:
Karakuri deriva forse dal verbo karakuru, che indica l'atto di tirare e muovere un filo.
Nel Nihon shoki, è menzionato un antecedente dei karakuri, ovvero un carro che punta a sud del 658 a.C., quando regnava l'imperatrice Kōgyoku.
I primi karakuri vennero sviluppati all'inizio del XVII secolo, durante il periodo Sengoku, dopo che si iniziarono a diffondere in Giappone i primi meccanismi a orologeria europei. I karakuri ebbero particolarmente successo durante il periodo Edo, considerato l'età d'oro di tali manufatti. Dapprima noti ai borghesi più ricchi, come ad esempio i kuge e i daimyo, le marionette meccaniche giapponesi guadagnarono sempre più popolarità, diventando i protagonisti di festival come il Toshogu Matsuri di Nagoya. Il primo karakuri finalizzato agli spettacoli teatrali (butai karakuri) venne ideato dall'orologiaio Takeda Omi nel 1662.
Tanaka Hisashige, che fondò la Toshiba nel 1875, fu anch'egli un costruttore di karakuri. Tra i suoi modelli particolarmente sofisticati ve ne era uno capace di lanciare frecce e un altro in grado di scrivere.
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