Lenizione

Al giorno d'oggi, Lenizione è un argomento che ha acquisito grande rilevanza nella società. Con il progresso della tecnologia e della globalizzazione, Lenizione è diventato un punto chiave di discussione in diversi ambiti, dalla politica alla cultura popolare. Poiché Lenizione continua a essere al centro dell'interesse, c'è sempre più dibattito su questo argomento. Tuttavia, nonostante la sua importanza, ci sono ancora molte incognite e opinioni contrastanti su Lenizione, il che rende necessario affrontare la questione in dettaglio, analizzandone i diversi aspetti e prospettive. In questo articolo esploreremo i diversi aspetti di Lenizione e il suo impatto sulla società odierna.

La lenizione è una forma di mutazione delle consonanti che compare in molte lingue. La lenizione dei nomi appare specialmente, ma non esclusivamente, nel contesto delle lingue celtiche come il gallese, del quale è una caratteristica diffusa.

Lenizione significa 'ammorbidimento' o 'indebolimento' (dal latino lenis, come nella radice di 'lenire'), e si riferisce al cambio da una consonante considerata dura ad una considerata morbida (fortislenis). Il criterio per decidere se una consonante è di un tipo o dell'altro è variabile, ma in generale, la scala è la seguente: consonanti occlusive sorde (/p t k/) → occlusive sonore (/b d g/) → fricative sonore (/β ð ɣ/).

La lenizione sincronica si ha, ad esempio, nelle lingue celtiche, dove è condizionata dalle regole grammaticali (ad esempio, la consonante iniziale di un nome è lenita, se è il caso, quando è preceduta da un articolo). La lenizione diacronica si trova, ad esempio, nel passaggio dal latino alle lingue romanze occidentali, ed ha coinvolto i fonemi occlusivi. Così nello spagnolo la lenizione ha portato le consonanti occlusive sorde in posizione intervocalica interna alle parole (/p t k/) a diventare fricative sonore. Esempi: latino vita → spagnolo vida , latino caput → spagnolo cabo , latino caecus → spagnolo ciego .

Lenizione intervocalica in Italia

La lingua in Italia è stata caratterizzata da tre fenomeni di lenizione delle occlusive intervocaliche sorde (a volte anche di quelle sonore):

Tutti questi fenomeni sono stati ricondotti, dal punto di vista fonetico, all'estensione delle caratteristiche delle vocali circostanti all'occlusiva sorda. Le vocali sono infatti caratterizzate, rispetto all'occlusiva sorda, da un'articolazione più aperta e da una fonazione sonora, più precisamente sonorante.

L'occlusiva sorda può assimilare l'apertura articolatoria, fino a divenire una fricativa o un'approssimante (come nel centro Italia, in Toscana); oppure può assimilare la sonorità, divenendo un'occlusiva sonora (come nel nord Italia) o un'occlusiva semi-sonora (come nel Sud Italia).

Può avvenire un'assimilazione anche di entrambi questi tratti, cioè l'occlusiva può subire contemporaneamente l'apertura e la sonorizzazione. Ciò si verifica ad esempio nell'Umbria (a Foligno) e nelle Marche (a settentrione) dove l'italiano regionale è coinvolto nella semi-sonorizzazione tipica del centro-sud ma anche nell'apertura tipica della vicina Toscana, e può mostrare come esiti delle approssimanti semi-sonorizzate.

L'assimilazione dell'occlusiva all'articolazione/fonazione delle vocali è un fenomeno che può restare allo stadio di semplice variazione fonetica, senza modificare il sistema linguistico. Così ad esempio in Toscana, dove tra vocali la velare viene realizzata come , pur rimanendo sempre /k/ il fonema. In Toscana quindi si dirà che il fonema /k/ è realizzato con due allofoni, e , il primo dopo consonante e in posizione iniziale assoluta, il secondo tra vocali.

Può però accadere che la variazione fonetica si trasformi in un cambiamento della struttura fonematica della lingua. Ciò è avvenuto ad esempio nell'Italia settentrionale, dove nel tardolatino la /k/ tra vocali realizzata sonorizzata come è andata a confondersi con un altro fonema, con /g/. La distinzione tra /k/ e /g/ in posizione intervocalica si è quindi neutralizzata in un unico fonema /g/. Oggi perciò nei dialetti dell'Italia settentrionale non abbiamo più una variazione tra esiti con e senza lenizione, perché tutte le occlusive sorde del tardolatino sono diventate stabilmente sonore. Molte parole con tale esito sono anche penetrate nel toscano, e poi passate all'italiano standard. Così oggi dal latino lacum abbiamo l'italiano /lago/ con sonorizzazione, accanto a forme come /amiko/ che conserva l'occlusiva sorda di amicum.

Note

  1. ^ H. Lausberg, Linguistica romanza. Fonetica, p. 298.
  2. ^ L'origine fonetica che accomuna la sonorizzazione settentrionale, la gorgia toscana e la lenizione meridionale è stata mostrata con chiarezza nel convegno di Colle di Val d'Elsa del 1982. Vedi nella bibliografia il volume con gli atti del convegno, a cura di Agostiniani e Giannelli.
  3. ^ Secondo la teoria della sonorità spontanea di Chomsky-Halle l'articolazione aperta delle vocali e delle consonanti approssimanti provoca una vibrazione spontanea delle pliche vocali, cioè una sonorità di natura diversa. A tali foni è stata quindi applicata l'etichetta di sonanti. In alcuni casi però anch'essi possono venire realizzati con fonazione parzialmente o totalmente assordita, cioè senza vibrazione delle pliche vocali. Noam Chomsky e Morris Halle, The sound Pattern of English, New York, Harper and Row, 1968, pp. 300-302.
  4. ^ Più precisamente, gli esiti del centro-sud comunemente detti semi-sonori hanno la fonazione che presenta apertura delle aritenoidi e vibrazione delle pliche vocali (ma non sempre). Tale configurazione glottidale è definita da Luciano Canepari fonazione mista. MaPI. Manuale di pronuncia italiana, Zanichelli, 1999, p. 72.

Bibliografia

  • Agostiniani e Giannelli, Il problema del sostrato. Atti della Giornata di studi organizzata dal Gruppo archeologico Colligiano (Colle di Val d'Elsa, 4-4-1982), Olschki, 1983.
  • MaPI. Manuale di pronuncia italiana, 2ª ed., Bologna, Zanichelli, 1999.
  • Luciano Canepari, Italia (PDF), in MFo. Manuale di fonetica, Monaco di Bavaria, Lincom, 2005. URL consultato il 25 marzo 2011 (archiviato dall'url originale il 6 giugno 2011).
  • Sulla distribuzione regionale degli allofoni delle occlusive vedi Canepari, cap 12. Pronunce regionali, in MaPI. Manuale di pronuncia italiana, Zanichelli, 1999.
  • Grammatica storica dell'italiano. Fonematica, 2ª ed., Bologna, Il Mulino, 1980, pp. 121-141.
  • Linguistica romanza. 2 volumi. Fonetica, Morfologia, Milano, Feltrinelli, 1971, p. 305.

Voci correlate

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