Questo articolo affronterà l'argomento Mare nostrum, che è di grande attualità oggi. Mare nostrum è un argomento che negli ultimi anni ha catturato l'attenzione di diverse persone, generando dibattiti e polemiche in diversi ambiti. In questo articolo verrà analizzata in modo approfondito l'importanza di Mare nostrum e le sue implicazioni nella società odierna. Verranno esaminati diversi aspetti legati a Mare nostrum, dalla sua storia e sviluppo, alle sue possibili ripercussioni in futuro. Attraverso questa analisi cerchiamo di fornire una visione globale e completa di Mare nostrum, permettendo al lettore di comprendere meglio la complessità e l'attualità di questo argomento oggi.

Mare nostrum fu il nome romano per il Mar Mediterraneo. Negli anni successivi il Risorgimento, il termine venne ripreso dai nazionalisti italiani, che vedevano l'Italia come stato successore dell'Impero romano[2] e che quindi, come tale, avrebbe dovuto riprendere il controllo degli ex territori romani nel Mediterraneo.
Nella Roma antica, dopo la conquista della Sicilia, della Sardegna e della Corsica durante le guerre puniche, combattute contro Cartagine, il termine Mare nostrum venne usato per riferirsi al solo Mar Tirreno.
Dal 30 a.C., il dominio romano si estendeva dalla Penisola iberica all'Egitto, e l'espressione Mare nostrum cominciò a essere usata per riferirsi a tutto il Mediterraneo[3]. Per indicare tale mare, venivano impiegati anche altri nomi, come Mare Internum ("Mare Interno").[4]
L'unità d'Italia nel 1861 portò con sé la convinzione che l'Italia, politicamente e strategicamente, meritava un proprio impero coloniale d'oltremare, accanto a quelli delle altre potenze d'Europa, introducendo per la prima volta un rinnovato e moderno concetto di Mare nostrum.[5]
Il nazionalismo italiano durante la "Corsa per l'Africa" degli anni 1880, si batté per la creazione di colonie italiane.


Il termine venne usato da Benito Mussolini e dalla propaganda fascista, in modo simile al Lebensraum nazista. Secondo il Duce, già nel 1922, se si fosse governata bene la nazione «indirizzandola verso i suoi destini gloriosi», «proiettando gli italiani come una forza unica verso i compiti mondiali», facendo del Mediterraneo un «lago italiano», si sarebbe inaugurato un periodo grandioso della storia italiana.[6][7][8] Anche nell'aprile 1926, in un discorso a Tripoli, avanzò l'idea di un mare nostrum, con una talassocrazia italiana sul Mediterraneo.
Mussolini sognava di ripristinare la potenza dell'Impero romano antico in chiave moderna e considerava l'Italia la principale potenza mediterranea dopo la prima guerra mondiale[9]. Dichiarò infatti che "Il XX secolo è il secolo della potenza italiana" e cercò di rendere la marina militare tra le più potenti al mondo per poter controllare il Mediterraneo[10].
Quando l'Italia entrò nella seconda guerra mondiale (10 giugno 1940) era già una grande potenza mediterranea, controllando le sponde nord e sud del bacino centrale. La caduta della Francia (1940) rimosse la minaccia principale a ovest, mentre l'occupazione italiana dell'Albania (1939), e successivamente l'occupazione della Grecia e di parte dell'Egitto, vennero intraprese per cercare di estendere il controllo dell'Asse a est. In realtà, la nazione che dominava il Mediterraneo nel 1940 era il Regno Unito, che controllava lo Stretto di Gibilterra e il Canale di Suez, oltre a possedere le poderose basi navali di Gibilterra, Malta, Alessandria d'Egitto e Cipro.
Mussolini sognava di creare una Grande Italia nel suo "Mare nostrum" e nel corso della seconda guerra mondiale insieme con altri gerarchi progettò - qualora si fosse fatta una conferenza di pace dopo la vittoria dell'Asse[11] - un ingrandimento dell'Impero italiano, che si sarebbe esteso dalle sponde mediterranee dell'Egitto alle rive dell'oceano Indiano della Somalia e del Kenya orientale. Questo progetto era basato nel congiungimento delle due sezioni dell'Impero italiano del 1939 (la Libia italiana e l'Africa Orientale Italiana) tramite la conquista dell'Egitto e del Sudan[12]. A esso si sarebbero aggiunte la Somalia britannica (occupata temporaneamente nell'estate del 1940), Gibuti e la parte orientale del Kenya britannico[13]. Il progetto prevedeva una notevole colonizzazione di italiani (oltre un milione da trasferire principalmente in Etiopia ed Eritrea e circa mezzo milione in Libia[14]), e il controllo del Canale di Suez[15].
Dopo l'occupazione italo-tedesca della Grecia e della Iugoslavia nell'aprile del 1941, il Duce incominciò a usare l'espressione (inizialmente in un discorso celebrativo ad Atene) di Mare Nostrum Italiano, riferendosi al Mediterraneo. Nel novembre 1942 fu occupata la Tunisia, che fu aggiunta amministrativamente alla "Quarta Sponda" della Grande Italia, fino alla sua perdita nel maggio 1943[16]. Questo obiettivo, tuttavia, fu contrastato per tutta la campagna dalle marine Alleate in mare e dai movimenti di Resistenza e dagli eserciti Alleati a terra, fino al crollo definitivo dell'Asse e la capitolazione italiana dell'8 settembre 1943.
L'Italia controllava (direttamente o indirettamente) le coste delle seguenti nazioni e territori mediterranei quando Mussolini parlava di un Mare nostrum italiano nei suoi discorsi pronunciati tra il 1941 e il 1943:
Il termine Mare nostrum venne scelto come il tema della Conferenza Inaugurale della Società di Diritto e Cultura del Mediterraneo, tenutasi nel giugno 2012 alla Facoltà di Legge dell'Università degli Studi di Cagliari, in Sardegna[17]. In questo uso contemporaneo, il termine è usato per mostrare la diversità delle culture mediterranee, con particolare attenzione agli scambi e alla cooperazione tra le nazioni del Mediterraneo[17]. Il disco Mare nostrum composto dal Solo Fresu, Galliano, Lundgren, è una citazione della Famosa Frase[non chiaro].
In epoca più recente con questa locuzione si è denominata l'importante operazione di salvataggio in mare dei migranti a seguito del naufragio di Lampedusa del 3 ottobre 2013.