Nel mondo di oggi, Mingus (album) è diventato un argomento di grande rilevanza e interesse. Con l'avanzamento della tecnologia e della globalizzazione, Mingus (album) ha acquisito un'importanza che trascende i confini ed è diventato argomento di discussione e dibattito in vari ambiti. Dalla politica alla cultura popolare, Mingus (album) ha lasciato il segno nella società contemporanea, generando opinioni contrastanti e riflessioni profonde. In questo articolo esploreremo diversi aspetti legati a Mingus (album), analizzando il suo impatto in diversi ambiti e riflettendo sulla sua influenza sulla nostra vita quotidiana.
Mingus album in studio | |
---|---|
Artista | Joni Mitchell |
Pubblicazione | giugno 1979 pubblicato negli Stati Uniti |
Durata | 37:20 |
Dischi | 1 |
Tracce | 11 |
Genere | Jazz |
Etichetta | Asylum Records (5E-505) |
Produttore | Joni Mitchell |
Registrazione | Hollywood al A&M Studios; New York al Electric Lady Studios |
Formati | LP |
Joni Mitchell - cronologia | |
Recensione | Giudizio |
---|---|
AllMusic | |
Robert Christgau | C+ |
Sputnikmusic | 3.2 (Good) |
Piero Scaruffi | |
Dizionario del Pop-Rock | |
24.000 dischi |
Mingus è un album discografico di Joni Mitchell, pubblicato dall'etichetta discografica Asylum Records nel giugno del 1979.
Il grande contrabbassista Charles Mingus, incuriosito dall'ascolto della suite Paprika Plains contenuta nell'album Don Juan's Reckless Daughter decise di contattare Joni Mitchell e le propose di ridurre e musicare i Quattro Quartetti di T. S. Eliot. La Mitchell, dopo un iniziale tentativo, fu costretta a gettare la spugna, commentando ironicamente che "piuttosto avrebbe preferito musicare la Bibbia". Mingus, desideroso comunque di collaborare con lei, le propose allora di scrivere i testi su alcune musiche da lui composte in vari periodi della sua carriera, tra i quali anche la storica Goodbye Pork Pie Hat. Ormai gravemente malato, Mingus si spense in Messico prima che l'album venisse completato, ma, fece in tempo a sentire, secondo quanto la Mitchell scrive nelle note di copertina, "tutte le canzoni tranne una, God Must Be A Boogie Man: sono sicura che l'avrebbe fatto ridacchiare".
La veste grafica (copertina e interno del disco) fu curata dalla Mitchell stessa, arricchita di diversi suoi dipinti, come era avvenuto e sarebbe avvenuto ancora per diversi altri album della cantautrice-pittrice.
Durata totale: 19:50
Durata totale: 17:30
Note aggiuntive: