Nel mondo di oggi, Vaccino antirabbico è diventato un argomento di grande rilevanza e interesse per un'ampia gamma di persone. Il suo impatto e la sua influenza coprono ambiti diversi, interessando sia la società nel suo insieme che aspetti più specifici della vita quotidiana. Fin dalla sua nascita, Vaccino antirabbico ha suscitato una serie di dibattiti e riflessioni sul suo significato, sulle sue implicazioni e sulle sue possibili conseguenze. In questo articolo esploreremo in modo approfondito il ruolo che Vaccino antirabbico gioca nel mondo contemporaneo, analizzando la sua rilevanza in diversi contesti e la sua influenza su diversi aspetti della vita moderna.
Il vaccino antirabbico è una preparazione sterile contenente virus della rabbia inattivato ottenuto a partire dalla materia cerebrale di coniglio o di ovino, da colture di cellule di embrione di pollo o di cellule umane diploidi. Viene utilizzato per la prevenzione della rabbia, sia nell'uomo che in altri animali. In Italia il vaccino viene venduto da Sanofi Pasteur MSD con il nome commerciale di Imovax Rabbia e dalla società farmaceutica Chiron con il nome commerciale di Rasilvax.
Il primo vaccino antirabbico fu preparato da Louis Pasteur nel 1885. Lo studioso isolò il virus da un animale infetto (virus da strada) e lo attenuò mediante essiccamento con una serie di ripetuti passaggi su encefalo di coniglio (virus fisso). Il vaccino fu utilizzato per la prima volta il 6 luglio 1885 su Joseph Meister, un ragazzino di nove anni che era stato azzannato da un cane rabbioso. Il vaccino consisteva in un campione di virus raccolto da conigli morti a seguito dell'infezione, il quale veniva indebolito attraverso un processo di essiccazione di 5-10 giorni.
Successivamente l'igienista italiano Claudio Fermi attenuò il vaccino di Pasteur mediante un'operazione di fenicatura praticata addizionando il fenolo all'emulsione di virus fisso. Ne originarono il vaccino tipo Fermi e il tipo Semple, talvolta indicato come vaccino da virus fisso di Fermi-Semple.
I vaccini tipo Semple e Fermi sono ormai stati abbandonati a causa delle complicanze neurologiche (paralisi ascendente ed altre) dovute alla presenza di particelle virali non completamente inattivate, e al maggior potere allergizzante.
In anni più recenti sono stati allestiti vaccini tipo DEV (Duck Embryo Vaccine) ottenuti da virus coltivati su tessuti viventi o su embrione di anatra e tipo HDCV (Human Diploid Cell Vaccine) ottenuti da virus coltivati su cellule diploidi umane. Attualmente sono questi i vaccini più utilizzati, in quanto associati a minori rischi. Con il trascorrere degli anni il vaccino tipo HDCV ha dimostrato migliori proprietà immunogene e minori effetti e reazioni avverse rispetto al tipo DEV.
L'evoluzione del vaccino antirabbico è ancora in corso e nuove prospettive si hanno con la tecnologia da DNA ricombinante.
Il vaccino antirabbico tipo Semple si determina con la metodica di Habel su topino: risulta efficace se protegge i topini vaccinati almeno contro 1000 DL50 di virus. Si immunizzano 50 topini di 4-6 settimane e del peso di 13-16 g. Il vaccino è inoculato per via intraperitoneale (0,25 ml) per 6 volte di seguito a giorni alterni. Al 14º giorno gli animali vengono divisi in gruppi di 10 e infettati per via intracerebrale (0,03 ml) con diluizioni progressive da 101 a 105 di virus fisso topo (ceppo CVS) in acqua cui è stato aggiunto il 2% di siero di cavallo o di coniglio. Contemporaneamente i gruppi di animali di controllo (non immunizzati) sono trattati con dosi di virus da 104 a 108.
Gli animali sono tenuti in osservazione per 14 giorni. Vengono considerati solo gli animali morti dopo il quinto giorno o quelli che mostrano chiari segni di rabbia. Si determina per i due gruppi di topini il relativo valore della DL50 e dal rapporto tra la dose letale del gruppo immunizzato e quella del gruppo controllo si deduce e calcola il potere immunizzante del vaccino.
Per il vaccino antirabbico HDCV si effettua la determinazione della dose necessaria a proteggere i topi contro gli effetti locali di una dose letale di virus rabbico somministrata per via intracerebrale. Il confronto è effettuato con una preparazione di riferimento che assicuri il medesimo grado di protezione. Il vaccino soddisfa il saggio se l'attività misurata è pari ad almeno 2,5 U.I. per dose umana.
Il vaccino antirabbico utilizzato in Italia viene allestito a partire da virus coltivato su cellule diploidi umane della linea cellulare Winstar Institute 38 (WI38) o Medical Research Council 5 (MRC5) ricorrendo al ceppo di virus denominato Wistar PM/WI 38 1503-3M e inattivato con beta propiolattone, una sostanza impiegata per la caratteristica capacità di inattivare l'acido nucleico del core dei virus patogeni senza però determinare danneggiamento del capside.
Grazie alla tecnica di coltura sulle cellule diploidi umane si ottengono preparazioni virali di titolo elevato particolarmente pure. La concentrazione proteica di questi tipi di vaccini è 20 volte inferiore a quella dei vaccini prodotti su topini neonati, 70 volte inferiore a quella dei vaccini tipo DEV (Duck Embryo Vaccine) e 250 volte inferiore a quella dei vaccini tipo Semple.
Ciò comporta un ridotto rischio di reazioni post-vaccinali non specifiche. Il vaccino induce la formazione di anticorpi specifici contro il virus della rabbia in circa l'80-90% dei soggetti vaccinati. La fascia di età meglio rispondente alla vaccinazione è quella al di sotto dei 15 anni. I soggetti al di sopra dei 36 anni, al contrario, rispondono meno all'azione immunostimolante.
I lavori sperimentali hanno dimostrano che il vaccino antirabbico tipo HDCV è estremamente puro e ottimamente tollerato. Risulta inoltre molto efficace sia per la prevenzione che per il trattamento post esposizione ed è sprovvisto di neurotossicità.
La vaccinazione antirabbica viene utilizzata come trattamento preventivo per i soggetti che corrono il rischio di venire a contatto con il virus rabbico o materiale da esso contaminato per motivi professionali (medici, veterinari, biologi, tecnici di laboratorio, operatori di canili, stabulari e simili) nonché per coloro che si espongono al rischio di morsicature o al contatto con animali rabidi (veterinari, guardie forestali, guardiacaccia, cacciatori, personale addetto alla macellazione) in regioni geografiche dove la minaccia del virus è particolarmente elevata. Viene anche utilizzato come trattamento profilattico post-contagio dopo morsicatura, lesioni o graffi prodotti da animali selvatici e non, rabbiosi o sospetti tali.
A seguito dell'utilizzo del vaccino antirabbico si possono verificare gli stessi effetti avversi propri di altri vaccini per uso umano. Tra le reazioni aspecifiche si ricorda il malessere generale, l'adenopatia, la febbre, la cefalea, il capogiro, la nausea, il vomito, il dolore addominale, la diarrea, la mialgia e l'artralgia. Sono inoltre comuni le reazioni al sito di iniezione e tra queste il dolore, l'eritema, l'indurimento sottocutaneo, il prurito, talvolta la comparsa di ematoma. Si possono anche verificare reazioni allergiche quali orticaria e rash cutaneo, o disturbi alla respirazione come la dispnea e l'asma.
Con il vaccino della rabbia sono stati riscontrati rari eventi avversi a carico del sistema nervoso e fra questi neurite periferica, encefalomielite, mielite dorso-lombari, encefalite, convulsioni, sindrome di Guillain-Barré, paresi, neuropatia, parestesia, con tendenza alla comparsa entro 1-4 settimane dopo il trattamento. Anche dopo la sorveglianza post-marketing non è ancora nota l'esatta frequenza di comparsa di questi eventi avversi di tipo neurologico, ma certamente inferiore ad 1 caso/100.000 persone trattate.
Si ricorda ancora che il vaccino prodotto da virus coltivati su cellule diploidi (tipo HDCV) presenta una minore incidenza di fenomeni di ipersensibilità e di neuropatie rispetto a quello prodotto a partire dalla materia cerebrale di ovino o coniglio (tipo Semple o Fermi).
Il vaccino è controindicato nei soggetti con ipersensibilità nota al principio attivo o ad uno qualsiasi degli eccipienti (tra cui possono figurare neomicina, streptomicina, o altri aminoglicosidici).
Il vaccino deve essere somministrato con cautela anche in caso di allergia accertata verso polimixina B, che può essere presente in tracce.
Si debbono anche considerare le controindicazioni comuni alle altre vaccinazioni: malattie acute febbrili in atto, patologie del sistema immunitario oppure concomitante utilizzo di farmaci immunodepressori, patologie neoplastiche, leucemie o linfomi. In ogni caso la valutazione sull'opportunità di rinviare il trattamento deve essere stabilita dal medico dopo aver attentamento considerato il bilancio tra rischio potenziale e beneficio atteso.
Il vaccino viene somministrato esclusivamente per via sottocutanea profonda o intramuscolare. Le dosi sono le stesse nell'adulto e nel bambino. Per via sottocutanea viene somministrato a livello della fossa infraspinata bassa o della regione deltoidea. Per via intramuscolare nel quadrante superiore esterno del gluteo.
In caso di rischio particolarmente elevato, oltre a un'immediata e accurata pulizia della ferita, può essere necessario ricorrere a un'immunizzazione passiva mediante iniezione di siero antirabbico (40 U.I./kg) o di immunoglobuline antirabbiche umane (20 U.I./kg) da effettuare lo stesso giorno del sospetto contagio.
D'altro canto lo schema di trattamento può essere interrotto se, a seguito della osservazione dell'animale morsicatore (osservazione che si deve prolungare per almeno 10 giorni), è stato escluso con certezza che lo stesso sia stato affetto da rabbia.
Nei soggetti già immunizzati, è possibile effettuare immediatamente una sola iniezione se il paziente è stato vaccinato da meno di 1 anno. Si deve invece ricorrere a 3 iniezioni (giorno 0, 3, 7) se il paziente è stato vaccinato da meno di 3 anni ma più di 1 anno. Infine, è necessario applicare lo schema curativo completo se il paziente è stato vaccinato da più di 3 anni oppure se la vaccinazione non era stata correttamente completata. In altri Paesi nei soggetti già immunizzati si ricorre ad uno schema più semplice che prevede solo due dosi al giorno 0 e al giorno 3.
Il vaccino antirabbico si deve conservare a temperatura compresa tra + 2° e +5 °C (in altre parole in frigorifero), evitandone il congelamento. Il vaccino ha validità di 5 mesi a partire dalla data di controllo dell'attività. Il vaccino HDCV venduto in Italia ha una validità di 24 mesi (Rasilvax) e di 36 mesi (Imovax Rabbia). Una volta ricostituito il vaccino deve essere utilizzato immediatamente.
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