Nel mondo di oggi, Appio-Latino è un problema che ha acquisito rilevanza nella società. Con l'avanzamento della tecnologia e della globalizzazione, Appio-Latino è diventato un punto di interesse per molti, generando dibattiti e riflessioni in diversi ambiti. Che si tratti del mondo accademico, del lavoro o della vita di tutti i giorni, Appio-Latino ha avuto un impatto sulle persone di tutto il mondo in vari modi. In questo articolo esploreremo ulteriormente l'impatto di Appio-Latino e il modo in cui ha influenzato diversi aspetti della vita moderna.
a sud-ovest con il quartiere Q. XX Ardeatino e il rione R. XIX Celio
Storia
Gli albori del territorio Appio-Latino sono da ricercare già prima dell'età romana. La via Latina, infatti, cui si lega il nome del quartiere, costituisce un asse di collegamento con il Latium Vetus e la Campania frequentato in età protostorica e per certo dagli Etruschi. L'Appia Antica, invece, che il poeta Stazio per primo nelle Silvae definisce longarum Regina viarum (sul finire del I secolo d.C.), viene decretata "solo" nel 312 a.C. dal censore che ne commissionò la realizzazione: Appio Claudio Cieco. Provenienti, entrambe, dalla Porta Capena (lato sinistro del Circo Massimo) delle Mura "Serviane", conducevano l'una a Capua (Casilinum), attraversando le valli del Sacco e del Liri, l'altra in prima battuta a Capua, poi, a Brindisi. Segnano l'infrastrutturazione del territorio, in secondo luogo, cinque imponenti acquedotti lungo la dorsale rappresentata da via del Mandrione, costruiti tra il 144 a.C. e il 212 d.C.: l'Aqua Marcia, l'Aqua Tepula e l'Aqua Iulia - raggruppate in un'unica struttura - l'Aqua Claudia e l'Anio Novus - riunite in una seconda teoria d'arcate - nonché l'Aqua Antoniniana, diramazione verso sud-ovest della Marcia.
Contraddistinguono l'età romana, per cenni, una rete di fastose ville patrizie, cisterne ipogee, canali per l'irrigazione delle aree coltivate, opifici e imponenti strutture difensive, quali le Mura aureliane. Con le guerre greco-gotiche (535-553 d.C.) l'assetto del paesaggio si infrange e, al via vai di trasporti commerciali e militari, così come di contadini intenti a far fruttare le terre cui erano stati assegnati o di facoltosi retori e filosofi a passeggio per i luoghi ameni dei loro possedimenti, si sostituisce l'abbandono.
Benché non se ne conosca con precisione la data di realizzazione, si colloca a posteriori del VI secolo la via Tuscolana, che con ogni probabilità sostituisce la via Latina, in abbandono, nel collegamento con Tuscolo e i Castelli Romani. Grazie al Liber Pontificalis, invece, è noto l'anno di costruzione dell'Acqua Mariana: il 1122. La commissionò papa Callisto II per consentire l'irrigazione dell'Agro Lateranense, ma anche per garantire la vita di tutto quell'ecosistema che dalle sorgenti, Tepula e Iulia (Grottaferrata Squarciarelli), si estendeva fino a Roma.
Complesso in stile barocchetto dell'architetto Camillo Palmerini. Presenta una corte interna sistemata a giardino con campi da gioco per bambini e una fontana.
Case popolari di viale Metronio. Si estendono lungo l'asse di via di Porta Latina, Largo Mesia, via Lusitania, via Vulci, la prima parte di via Vetulonia, via Cameria, piazza Epiro, via Mauritania e via Aquitania. Sono tutte state edificate a partire dal 1895 fino al 1934, per un totale di circa 28 palazzine. Sono in stile barocchetto.
Destinato a deposito, rimessaggio e officina dei tram, fu trasformato in centro polifunzionale a partire dagli anni '90. Si sono conservati l'edificio portineria e sovrastante sala comando traffico e quello del personale trasformati con varie destinazioni commerciali.
Costruito a ridosso del Mausoleo di Cecilia Metella.
Il complesso massenziano
Il complesso massenziano, costruito nel IV secolo dall'imperatore Massenzio su preesistente villa del I secolo a.C., si estende al III miglio della via Appia Antica.
Progetto degli architetti Adalberto Libera, Francesco Canali e Eugenio Montuori. Il soffitto della scala di accesso è stato dipinto da Giuseppe Capogrossi. Nel 1990 fu trasformato nella discoteca "Stellarium", rimasta attiva fin quando il locale rimase abbandonato a seguito della revoca della licenza, avvenuta nel 1997.
Nel territorio di Appio-Latino si estendono le zone urbanistiche 9D Appio, 9E Latino e parte della zona 11X Appia Antica Nord.
Suddivisioni tradizionali
L'Alberone
Il quartiere include la zona dell'Alberone, che si sviluppa sul lato destro (sud-ovest) di via Appia Nuova, fra il vallo della ferrovia (ponte Lungo), villa Lazzaroni e via Latina.
Fu uno dei primi quartieri operai della città, sorto tra i primi del Novecento e gli anni quaranta.
Il toponimo deriva da un secolare leccio, detto l'"Alberone" per il suo aspetto davvero monumentale e la sua altezza di più di venti metri; cresceva lungo via Appia Nuova, nei pressi dell'incrocio con via Gino Capponi. L'Alberone identificava la zona anche molto prima della costruzione degli edifici circostanti e da esso prese nome l'abitato circostante e la piazza situata nelle sue adiacenze. La popolare linea del "tranvetto azzurro" lambiva le chiome dell'albero; esso collegava la stazione Termini a Cinecittà e compare in numerosi film.
Il leccio secolare, aggredito da parassiti, sostenuto da un muretto di mattoni, morì nell'inverno 1980-81 e il suo abbattimento avvenne alla presenza degli abitanti del quartiere, che, considerando l'albero un segno di identità della loro zona, vollero presenziare al triste momento.
La sostituzione del grande albero, ritenuta doverosa anche per il valore simbolico che l'albero aveva sempre avuto, si è rivelata assai difficoltosa. Nel 1986, al suo posto fu piantato un leccio centenario. Anche questo esemplare ha avuto una triste sorte: dopo ventotto anni fu danneggiato da un forte temporale il 7 novembre 2014, e fu abbattuto. Il 21 novembre successivo, in occasione della Giornata Nazionale degli Alberi, è stato impiantato, al posto dell'albero abbattuto, un altro leccio, alto dieci metri, con un'età di un secolo e mezzo. Forse per scarsa manutenzione, anche questo esemplare si è seccato nel giro di pochi mesi, nell'ottobre del 2015, non avendo attecchito al terreno. Essendo ancora in garanzia, il vivaio provvide alla sostituzione, ma nel momento dell'impianto il nuovo esemplare fu danneggiato così gravemente che il Comune si rivolse a un altro vivaio, che curò l'impianto dell'attuale albero, il quarto della storia: un giovane leccio di venti anni, alto sei metri, piantato all'inizio del novembre 2015.
Il nuovo esemplare ha il compito di testimoniare che l'Alberone, sin da quando sorsero i primi palazzi intorno a esso, è sentito dagli abitanti come un simbolo comunitario che identifica la zona, differenziandola dalla restante area del quartiere Appio-Latino.
Borghetto Latino
La via Latina, a fianco della Valle della Caffarella, ospitava fino a pochi decenni fa la baraccopoli chiamata "Borghetto Latino". Gli abitanti, desiderosi di condizioni abitative più dignitose, nel 1969 occuparono alcuni edifici nella zona dell'Esquilino, di proprietà di una grande società immobiliare. Furono poi protagonisti di un atto che richiamò l'attenzione persino del New York Times: diedero fuoco alle loro vecchie dimore, atto che venne considerato simbolico: la gente di borgata voleva chiudere con il passato e lottare per un migliore futuro.
Odonimia
L'odonomastica è a tema storico. Con la piazza dedicata ai Re di Roma, si trovano nomi di città e regioni dell'impero romano e della Grecia e di storici italiani.
Polisportiva De Rossi (colori sociali Rosso Blu) che, nel campionato 2019-20, milita nel campionato maschile di Promozione.
Almas Roma (colori sociali Bianco Verde) che, nel campionato 2019-20, milita nel campionato maschile di Promozione.
Impianti sportivi
Nel quartiere è presente la sede e il campo della storica società di calcio Romulea, fondata nel 1921.
Motto
Il motto del quartiere è la citazione latina Nec recisus recedit ("nemmeno ferito retrocede"). Questa frase venne adottata, nella forma Nec recisa recedit, dal poeta Gabriele D'Annunzio e dedicata alla Guardia di Finanza per il valore dimostrato durante l'Impresa di Fiume.
Note
^Separato dalle Mura Aureliane, da Porta Metronia a Porta San Giovanni (via Ipponio, via Farsalo, via Sannio, piazzale Appio).
^Separato da via Appia Nuova, nel tratto da piazzale Appio a via dell'Almone.
^Separato da via dell'Almone, da via Appia Nuova a via Appia Pignatelli, e da via Cecilia Metella, da via Appia Pignatelli a via Appia Antica.
^Separato da via Appia Antica, nel tratto da via Cecilia Metella alle Mura Aureliane (Porta San Sebastiano).
^Separato dalle Mura Aureliane, da Porta San Sebastiano a Porta Metronia (via delle Mura Latine, viale Metronio).
^ATER, L'archivio storico iconografico IACP, pp. 52-53.
^ATER, L'archivio storico iconografico IACP, pp. 56-59.
^Eretta il 2 giugno 1971 con il decreto del cardinale vicario Angelo Dell'Acqua "Quotidianis curis", la parrocchia non ha mai avuto una chiesa propria giacché il terreno individuato allora per la costruzione si scoprì essere zona archeologica e quindi piena di vincoli all'edificazione. Tutte le attività pastorali infatti vengono svolte in un prefabbricato, mentre le celebrazioni sacramentali vengono fatte nella vicina chiesa dell'Istituto delle Suore della Misericordia (dal sito della parrocchia). Nel 2010 sono iniziati i lavori per la costruzione della chiesa parrocchiale (cfr. RomaSetteArchiviato il 13 agosto 2014 in Internet Archive.), che si sono conclusi nel 2013; la chiesa è stata inaugurata con la cerimonia della dedicazione, presieduta dal cardinaleAgostino Vallini, il 16 novembre 2013 (cfr. RomaSetteArchiviato il 13 agosto 2014 in Internet Archive.).