Nell'articolo di oggi approfondiremo l'argomento Basiliche civili dell'antica Roma, una questione che ha acquisito rilevanza negli ultimi tempi. Man mano che la società avanza e si evolve, è essenziale essere consapevoli delle diverse sfaccettature di Basiliche civili dell'antica Roma e comprenderne l'impatto sulla nostra vita quotidiana. Dalle sue origini alla sua attualità, esploreremo tutti gli aspetti legati a Basiliche civili dell'antica Roma per fornire una panoramica ampia e completa. Inoltre, analizzeremo le implicazioni che Basiliche civili dell'antica Roma ha in diversi ambiti, dalla politica alla vita quotidiana delle persone. Ci auguriamo che questo articolo sia una guida utile e illuminante per coloro che sono interessati ad approfondire l'argomento Basiliche civili dell'antica Roma.
Le basiliche dell'antica Roma erano basiliche civili che sorsero per lo più nelle piazze forensi.
Conosciuta anche come Fulvia-Aemilia, fu costruita sul lato nordorientale della piazza del Foro Romano, alle spalle delle tabernae novae argentariae, dai censori dell'anno 179 a.C., in sostituzione probabilmente di una precedente basilica citata da Plauto e fu rimpiazzata alla metà del I secolo a.C. dalla Basilica Emilia.
Sorse con il nome di Basilica Aemilia o Basilica Paulli sul lato nordorientale della piazza del Foro Romano, in sostituzione della basilica Fulvia o Fulvia-Aemilia, dietro le tabernae novae argentariae tra il 55 e il 34 a.C. ed ebbe vari restauri fino al V secolo.
Con il nome di basilica Iulia sorse sul lato sud-occidentale della piazza del Foro Romano a partire dal 55 a.C., al posto della basilica Sempronia e delle antistanti tabernae veteres. Venne inaugurata nel 46 a.C., ma danneggiata da un incendio nel 12 a.C. venne restaurata e dedicata ai nipoti di Augusto, Caio e Lucio Cesari nel 12 (basilica Gai et Luci). Distrutta nuovamente dall'incendio del 283 venne restaurata sotto Diocleziano.
Da identificare con l'aula in laterizio i cui resti si conservano alle spalle del Pantheonadrianeo e ad esso contemporaneo. L'aula, collegata alle terme di Agrippa, aveva copertura con volte a crociera e le pareti articolate da colonne con un fregio a delfini e riccamente rivestite di marmi. Doveva essere utilizzata per la trattazione di affari.
Menzionata in fonti tarde, è stata identificata con il portico a due navate su pilastri, situato sul lato sinistro del Tempio di Venere Genitrice nel Foro di Cesare e pertinente al rifacimento traianeo del complesso.
Nota anche come Basilica Constantini o Basilica Nova, fu iniziata da Massenzio intorno al 305 sulle pendici della Velia verso il Foro Romano e completata sotto Costantino. Probabilmente nel IV secolo ebbe aggiunti un ingresso porticato verso la via Sacra e un'abside nel nicchione centrale della parete opposta.
Si tratta di una piccola basilica eretta sul Celio e posta sotto il moderno Ospedale militare. Fu costruita alla metà del II secolo, per volere del margaritarius (commerciante di perle) Manio Publicio Ilario e destinata al collegio dei dendrofori, un collegio religioso collegato al culto della Magna Mater e di Attis, di cui Ilario era quinquennalis perpetuus. Il complesso, rimaneggiato nel III secolo, fu abbandonato nel VII, forse in seguito al terremoto del 618. Era parzialmente interrata: dodici gradini profilati in marmo portavano ad un vestibolo con mosaici in bianco e nero, raffiguranti un occhio colpito da una lancia e un anello di uccelli e animali intorno; una soglia raffigurante l'impronta di due piedi, uno entrante e l'altro uscente, portava ad una stanza con un bacino e la base di una statua dedicata ad Ilario.
Ricordata da Vitruvio come un edificio lungo e stretto, con vestiboli (chalcidica) sui due lati corti, di ignota collocazione (forse il nome della fase cesariana della Basilica Giulia).
Basilica Marciana e Basilica Matidiae
Probabilmente da identificare con i portici che fiancheggiavano il tempio dedicato a Matidia nel Campo Marzio.
^Samuel Ball Platner, A Topographical Dictionary of Ancient Rome. Oxford: 1929, p. 80.
^Filippo Coarelli, «I monumenti dei culti orientali in Roma», in La soteriologia dei culti orientali nell'Impero romano, Brill Archive, 1982, ISBN 9789004065017, p. 34.