Deportazioni sovietiche dalla Lettonia

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Le deportazioni sovietiche dalla Lettonia furono una serie di deportazioni di massa da parte dell'Unione Sovietica dalla Lettonia nel 1941 e nel 1945-1951, in cui circa 60.000 abitanti della Lettonia furono deportati in aree remote dell'Unione Sovietica, che avevano occupato il paese nel 1940. Deportazioni simili furono eseguite dai sovietici nello stesso periodo storico anche negli altri due stati baltici, l'Estonia e la Lituania.

Allontanamenti

Deportazioni di giugno (1941)

Tra il 1940 e la metà degli anni Cinquanta, in Lettonia si registrò un costante spopolamento per via delle tre occupazioni avvenute nel corso della seconda guerra mondiale e delle repressioni successive. Oltre ai lettoni e a minoranze nazionali come i livoni e gli ebrei soggette a repressioni o arresti, vi furono gruppi etnici che preferirono abbandonare la nazione di spontanea volontà, come nel caso dei tedeschi del Baltico (60.000 di essi salutarono la Lettonia tra il 1939 e il 1941).

Oltre ad allontanamenti forzati della popolazione dalla portata minore, le due principali ondate di espulsione si verificarono nel 1941 e nel 1949. La popolazione veniva coattivamente trasferita in regioni remote dell'URSS, soprattutto in Siberia o Caucaso.

La prima delle due, avvenuta nel corso dell'occupazione sovietica del 1940-1941 e nota come deportazione di giugno, durò dal 14 giugno 1941 al 22 luglio e portò all'allontanamento di circa 15.500 persone: anche il presidente lettone Kārlis Ulmanis e il ministro degli Esteri Vilhelms Munters vennero deportati in Unione Sovietica, dove morirono come prigionieri nel 1942. Il 31 luglio, la stessa sorte toccò al ministro della Difesa Jānis Balodis, trasferito assieme alla sua famiglia in Unione Sovietica (ordine scritto da Vilis Lācis).

Operazione Priboi

La seconda deportazione prese il nome di operazione Priboi e avvenne il 25 marzo 1949. Lo scopo ufficiale era quello di "dekulakizzare" i paesi baltici. Tramite tale misura, Mosca fu in grado di stroncare quasi definitivamente i movimenti di guerriglia noti come fratelli della foresta e attivi dagli ultimi anni della seconda guerra mondiale fino ai primi anni Cinquanta. Si stima che oltre 200.000 persone siano state allontanate dalla propria nazione tra il 1940 e il 1953. Almeno 75.000 di essi finirono nei gulag. Il 10% dell'intera popolazione baltica in età adulta venne deportata o inviata nei campi di lavoro.

Note

  1. ^ (EN) Kevin McDermott e Matthew Stibbe, De-Stalinising Eastern Europe: The Rehabilitation of Stalin's Victims after 1953, Springer, 2015, p. 134, ISBN 978-11-37-36892-8.
  2. ^ Ministero degli Affari Esteri della Lettonia, Latvia in the 20th Century, su mfa.gov.lv. URL consultato l'8 giugno 2020.
    «Secondo le stime, a seguito del conflitto mondiale la popolazione della Lettonia diminuì di mezzo milione (25% in meno del 1939). Rispetto alla popolazione del 1939, i lettoni erano 300.000 in meno. La guerra aveva anche ovviamente causato danni al commercio (alcuni dei principali centri economici erano stati rasi al suolo), all'industria e alle infrastrutture»
  3. ^ (EN) Imogen Bell, Central and South-Eastern Europe 2004, Europa Publications, Psychology Press, 2003, p. 353, ISBN 978-18-57-43186-5.
    «Un dato interessante riguarda il trasferimento della popolazione dalle campagne alle città: "nel 1940, il 35% della popolazione viveva negli agglomerati urbani principali. Nel 1955, il numero superava il 50%. Al contempo, i cittadini di etnia lettone erano scesi dall'83% del 1945 al 63% del 1950 e, stando al censimento del 2000, al 58% cinquanta anni dopo»
  4. ^ (EN) Peter Volodja Boe, Out of the Holocaust, Elm Hill, 2019, p. 2, ISBN 978-15-95-55910-4.
    «Durante gli anni dell'occupazione nazista, le campagne speciali messe in atto portarono alla morte di 90.000 persone in Lettonia, di cui circa 70.000 ebrei e 2.000 gitani»
  5. ^ (EN) Mark Janse e Sijmen Tol, Language Death and Language Maintenance, John Benjamins Publishing, 2003, p. 132, ISBN 978-90-27-27529-5.
  6. ^ (EN) Jukka Rislakki, The Case for Latvia: Disinformation Campaigns Against a Small Nation, Rodopi, 2008, pp. 232-233, ISBN 978-90-42-02423-6.
  7. ^ (EN) George Ginsburgs, Roger Stenson Clark, Ferdinand Joseph Maria Feldbrugge e Stanisław Pomorski, International and National Law in Russia and Eastern Europe, Martinus Nijhoff Publishers, 2001, p. 257, ISBN 978-90-41-11654-3.
  8. ^ (EN) George Ginsburgs et al., International and National Law in Russia and Eastern Europe, Martinus Nijhoff Publishers, 2001, p. 247, ISBN 978-90-41-11654-3.
  9. ^ (EN) Aldis Purs, Baltic Facades: Estonia, Latvia and Lithuania since 1945, Reaktion Books, 2013, p. 63, ISBN 978-18-61-89932-3.
  10. ^ (EN) Nikolaĭ Fedorovič Bugaĭ, The Deportation of Peoples in the Soviet Union, Nova Publishers, 1996, p. 166, ISBN 978-15-60-72371-4.
  11. ^ (EN) Mart Laar, War in the Woods: Estonia's Struggle for Survival, 1944-1956, Howells House, 1992, p. 175, ISBN 978-09-29-59008-0.
  12. ^ (EN) Richard C. Williams, The New Revolution: A Historic Review of Civil Conflict, Xlibris Corporation, 2014, p. 179, ISBN 978-14-99-08213-5.
  13. ^ (EN) Michael Kort, The Soviet Colossus: History and Aftermath, M.E. Sharpe, 2001, p. 248, ISBN 978-07-65-60396-8.

Voci correlate