L'argomento Fabulae ha catturato l'attenzione di molte persone negli ultimi anni. Fin dalla sua nascita, Fabulae ha generato un dibattito continuo in diversi settori della società, sia in ambito accademico, politico, economico o culturale. Le opinioni su Fabulae variano notevolmente e il suo impatto è diventato evidente in vari ambiti. In questo articolo esploreremo varie prospettive su Fabulae e la sua influenza oggi, nonché la sua rilevanza storica. Inoltre, analizzeremo il ruolo che Fabulae svolge nella vita quotidiana delle persone e nella società nel suo complesso.
Favole | |
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Titolo originale | Fabulae |
Autore | Igino astronomo (oppure Gaio Giulio Igino) |
1ª ed. originale | II - III secolo |
Genere | raccolta |
Lingua originale | latino |
Le Fabulae (Miti o Racconti) sono una raccolta di brevi storie scritte nel II secolo dal cosiddetto Igino mitografo, sebbene per altri l'autore sarebbe il più antico erudito Gaio Giulio Igino, databile all'età augustea.
L'opera in totale comprende 277 sezioni, tutte incentrate sulla mitologia greca e sui suoi protagonisti, costituendosi come un manuale di mitografia.
Le Fabulae sono divise in tre parti: le Genealogiae, probabilmente estratti di una terza opera di Igino riguardanti genealogie di dèi ed eroi; le Fabulae, ossia i miti veri e propri, spesso con l'indicazione della tragedia, greca o romana, di cui sono sinossi. Possiamo individuarne l’articolazione “a blocchi”, con le storie connesse alla Colchide e agli Argonauti, Ercole, Teseo, la mitologia tebana e la saga degli Atridi, i Dardanidi e la guerra di Troia, il ritorno degli eroi, l’Odissea.
Ci sono, infine, gli Indici, compilazioni di materie varie, con elenchi di curiosità quali, ad esempio, gli assassini, i suicidi, i fondatori di città e le invenzioni più utili. Un semplice elenco di questa sezione potrà fungere da esempioː
Il manoscritto principale, titolato Genealogiae, nel 1535 fu pubblicato dall'umanista Jacob Micyllus, che pubblicò il testo di un codice della Cattedrale di Frisinga, anche se si trattava di una contaminazione di un unico manoscritto risalente al IX secolo.
Vi è anche una versione parziale in greco, attribuita al grammatico Dositeo, ma la cui prefazione ne riporta la compilazione nel 207 d.C., durante il consolato di Lucio Annio Massimo e Caio Settimio Severo Aper.
Controllo di autorità | VIAF (EN) 310928926 · BAV 492/9607 · GND (DE) 4447848-3 · BNF (FR) cb133207651 (data) · J9U (EN, HE) 987009461678505171 |
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