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Ferdinando Pio di Borbone-Due Sicilie | |
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Il principe Ferdinando Pio delle Due Sicilie ritratto da Leopold Schmutzler | |
Capo del casato di Borbone-Due Sicilie | |
In carica | 26 maggio 1934 – 7 gennaio 1960 |
Predecessore | Alfonso |
Successore | Ranieri Alfonso Maria (disputato) |
Nome completo | Ferdinando Pio Maria |
Altri titoli | Duca di Calabria Duca di Noto Conte di Caserta Principe delle Due Sicilie |
Nascita | Roma, 25 luglio 1869 |
Morte | Lindau, 7 gennaio 1960 (90 anni) |
Luogo di sepoltura | Filialkirche St. Peter und Paul, Rieden, Baviera |
Dinastia | Borbone delle Due Sicilie |
Padre | Alfonso di Borbone-Due Sicilie, conte di Caserta |
Madre | Maria Antonietta di Borbone-Due Sicilie |
Consorte | Maria Ludovica Teresa di Baviera |
Figli | Maria Antonietta Maria Cristina Ruggero Barbara Lucia Urraca |
Religione | Cattolicesimo |
Ferdinando Pio di Borbone-Due Sicilie (Roma, 25 luglio 1869 – Lindau, 7 gennaio 1960) fu duca di Calabria e pretendente al trono dell'estinto Regno delle Due Sicilie in quanto capo del casato di Borbone-Due Sicilie.
Era il primogenito del principe Alfonso di Borbone-Due Sicilie, conte di Caserta e pretendente al trono delle Due Sicilie, e della principessa Maria Antonietta di Borbone-Due Sicilie.
Portò il titolo di Duca di Calabria e succedette al padre nella pretensione al trono e come capo della Real Casa.
Sposò, il 31 maggio 1897, la principessa Maria Ludovica Teresa di Baviera, figlia di Luigi III di Baviera. Ebbero sei figli.
Il principe Ferdinando Pio morì il 7 gennaio 1960 a Lindau, in Baviera, e venne sepolto nel piccolo cimitero presso la Filialkirche St. Peter und Paul di Rieden, in Germania.
Ferdinando Pio delle Due Sicilie e Maria Ludovica Teresa di Baviera ebbero sei figli:
Poiché Ferdinando Pio non aveva eredi maschi sopravvissutigli (l'unico figlio maschio avuto era il terzogenito S.A.R. il principe Ruggero Maria, duca di Noto, morto a soli tredici anni), dopo la sua morte nel 1960, si aprì ufficialmente la disputa (tuttora in corso) su chi dovesse esserne successore tra il nipote, il principe Alfonso Maria (figlio di Carlo Tancredi (1870-1949), secondogenito di Alfonso di Borbone-Due Sicilie e quindi primo in linea di successione) e il principe Ranieri (unico fratello maschio ancora in vita nel 1960, quintogenito della casata), duca di Castro.
Dal punto di vista del ramo "ranierista" detto poi ramo "franco-napoletano" o "castrista", i pretendenti "alfonsini" del ramo primogenito erano esclusi dalla successione in virtù dell'Atto di Cannes.
L'atto di Cannes che Carlo Tancredi di Borbone-Due Sicilie firmò prima di contrarre matrimonio con la Principessa delle Asturie, imposto dalla Corte Spagnola in seguito alle pressioni del neonato Regno d'Italia, è il documento stipulato il 14 novembre 1900 a Cannes alla presenza dei membri della sua famiglia, con cui questi rinunciò eventualmente alle pretese al trono delle Due Sicilie, qualora fosse asceso al trono di Spagna.
Secondo l'interpretazione dell'Atto di Cannes da parte del "ramo alfonsino", detto poi ramo "ispano-napoletano" o "calabrese", l'accordo non avrebbe sancito la decadenza dei diritti per i discendenti di Carlo Tancredi dalla Corona delle Due Sicilie, mantenendone immutati i ruoli e il relativo patrimonio araldico che ne derivava. Inoltre l'atto sarebbe stato comunque da ritenere nullo per le seguenti ragioni:
Ventitré anni dopo fu istituita una commissione di Stato in Spagna dall'erede e successore di Carlo III di Borbone - autore della Prammatica Sanzione - ossia il re Juan Carlos I. Tale commissione approvò i diritti del ramo "alfonsino" mediante decreti e bollettini ufficiali, ma il ramo "ranierista" continuò a ritenere aperta la disputa. Ad ulteriore conferma di tale posizione, risiede l'appartenenza dei componenti della famiglia Borbone Due Sicilie al ramo napoletano.
Anche in Italia avvenne un fenomeno analogo. Infatti con sentenza a latere dell'udienza del giorno 8 maggio 1961 presso il Tribunale di Napoli fu riconosciuta solo la validità dei diritti dinastici del ramo "alfonsino", benché fosse stato proprio il ramo "ranierista" a citare quest'ultimo in tribunale.
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