Istituto nazionale per le malattie infettive è un argomento che ha catturato l'attenzione di milioni di persone in tutto il mondo. Fin dalla sua nascita ha generato dibattiti, controversie ed è stato oggetto di numerosi studi e ricerche. Il suo impatto sulla società è stato profondo e la sua rilevanza rimane attuale come ai suoi inizi. In questo articolo esploreremo in dettaglio le diverse sfaccettature di Istituto nazionale per le malattie infettive, dalle sue origini alla sua situazione attuale, nonché le sue possibili implicazioni per il futuro. Attraverso un'analisi profonda e obiettiva, cercheremo di far luce su questo argomento che tanto ha influenzato diversi aspetti della vita moderna.
Istituto nazionale per le malattie infettive Lazzaro Spallanzani | |
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La facciata dell'Istituto | |
Stato | Italia |
Località | Roma |
Indirizzo | Via Portuense, 292 |
Fondazione | 1936 |
Num. impiegati | 874 (30/06/2023) |
Dir. generale | Angelo Aliquò |
Dir. sanitario | Pietro Scanzano |
Dir. scientifico | Enrico Girardi |
Dir. amministrativo | Barbara Solinas |
Sito web | www.inmi.it/ |
Mappa di localizzazione | |
L'Istituto nazionale per le malattie infettive Lazzaro Spallanzani (INMI "Lazzaro Spallanzani" IRCCS) è un istituto di ricovero e cura a carattere scientifico, sito a Roma in via Portuense, 292.
L'ospedale Lazzaro Spallanzani fu fondato nel 1936 e fu destinato alla prevenzione, diagnosi e cura delle malattie infettive, occupando con i suoi 15 padiglioni un'area di 134000 m² all'interno dell'ospedale San Camillo, fondato nel 1929.
Nel corso degli anni '30 fu aperta una sezione dedicata alla cura e alla riabilitazione per i malati di poliomielite, mentre negli anni '70 l'Istituto si concentrò sul contrasto all'epatite B, che rappresentò un punto di partenza verso una maggiore competenza nel campo dell'epatite virale acuta e cronica. A partire dal 1980 rappresenta uno dei maggiori centri per l'assistenza e la ricerca sulle infezioni causate dal virus HIV.
Un'espansione del complesso si ebbe nel 1991 mentre nel 1996 il Ministero della salute ha riconosciuto lo Spallanzani come Istituto di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico (IRCCS).
Nei primi anni 2000 il Ministero identificò l'ospedale come polo nazionale contro il bioterrorismo e specializzato nel trattamento di malattie infettive ad elevato impatto, ossia SARS, FEV e MERS.
Con deliberazione della Giunta Regionale del Lazio nº 157/2007 è stato istituito il Polo Ospedaliero Interaziendale Trapianti (POIT), una struttura deputata ai trapianti di fegato, reni e pancreas partecipata sia dallo Spallanzani che dal San Camillo-Forlanini.
L'Istituto possiede uno dei due laboratori con livello di biosicurezza 4 presenti in Italia (l'altro è presso l'ospedale Luigi Sacco di Milano).
Il 25 novembre 2014 è stato ricoverato presso l'istituto Fabrizio Pulvirenti, un medico italiano di Emergency infettato dal virus Ebola mentre si trovava ad operare in Sierra Leone, poi dimesso il 2 gennaio 2015.
Nell'ambito della pandemia di COVID-19 l'Istituto, a partire dal 30 gennaio 2020, ha ospitato i primi due infettati identificati in Italia: due turisti cinesi, originari della provincia di Hubei, di 66 e 67 anni.
Il 2 febbraio, durante una conferenza stampa, il Ministro della salute Roberto Speranza ha annunciato che un gruppo di ricercatori dell'INMI ha isolato il coronavirus SARS-CoV-2. Il team era composto da Maria Rosaria Capobianchi, Francesca Colavita, e Concetta Castilletti.
Le sequenze parziali sono state tempestivamente pubblicate sul portale GenBank a disposizione della comunità scientifica internazionale.
A partire dal 6 febbraio 2020 il nosocomio ospita anche il primo italiano risultato positivo al coronavirus, si tratta di uno dei 56 italiani rimpatriati da Wuhan con un volo speciale.
Controllo di autorità | VIAF (EN) 159646418 · ISNI (EN) 0000 0004 1760 4142 · LCCN (EN) n2003146658 · WorldCat Identities (EN) lccn-n2003146658 |
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