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Lagenaria siceraria | |
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Frutto di Lagenaria siceraria | |
Classificazione APG IV | |
Dominio | Eukaryota |
Regno | Plantae |
(clade) | Angiosperme |
(clade) | Mesangiosperme |
(clade) | Eudicotiledoni |
(clade) | Eudicotiledoni centrali |
(clade) | Superrosidi |
(clade) | Rosidi |
(clade) | Eurosidi |
(clade) | Eurosidi I |
Ordine | Cucurbitales |
Famiglia | Cucurbitaceae |
Genere | Lagenaria |
Specie | L. siceraria |
Classificazione Cronquist | |
Dominio | Eukaryota |
Regno | Plantae |
Divisione | Magnoliophyta |
Classe | Magnoliopsida |
Ordine | Violales |
Famiglia | Cucurbitaceae |
Genere | Lagenaria |
Specie | L. siceraria |
Nomenclatura binomiale | |
Lagenaria siceraria (Molina) Standl., 1930 | |
Sinonimi | |
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La zucca a fiasco, zucca da vino, zucca bottiglia, zucca lagenaria, cocozza (Lagenaria siceraria (Molina) Standl., 1930) è una pianta della famiglia Cucurbitacee. Produce zucche utilizzate anche come varietà ornamentali. È l'unica zucca presente nel vecchio continente prima della scoperta dell'America, da dove invece provengono le zucche del genere Cucurbita. Della lagenaria parlano Columella e Plinio, il quale, nell'opera Naturalis historia, afferma che assomiglia al cetriolo, almeno per quanto riguarda il tipo di coltivazione.
Le lagenarie, al pari delle zucchine e simili, possono essere consumate cotte e possono inoltre essere conservate utilizzando aceto. Si predilige in cucina l'utilizzo dei frutti più giovani, i quali tra l'altro presentano un elevato grado di delicatezza e di succosità.
Nei paesi in cui tale specie è coltivata, si utilizzano i gusci come vasi e contenitori di vario genere, quali recipienti e contenitori (fiaschi, borracce, ecc.) in cui conservare, per breve periodo, acqua, vino o altri liquidi. Le lagenarie vengono inoltre utilizzate per fabbricare strumenti musicali e astucci penici.
Ne esiste una varietà nota come Lagenaria siceraria var. longissima, o "zucca da pergola", i cui frutti hanno una forma molto allungata invece della tipica forma a fiasco; nella coltivazione a pergola pendono in basso per gravità, mentre nella coltivazione spontanea sul terreno si ricurvano e prendono una forma a "serpentello".
Queste zucche sono utilizzate per preparare delle zuppe (ad esempio, la zuppa verde del Cilento) o mangiate con la pasta, tradizione della cucina siciliana, cilentana e napoletana. Le foglie hanno una caratteristica consistenza vellutata, e le cime con le foglie più tenere vengono anch'esse consumate come minestra e come contorno, ad esempio saltate in padella. Esse sono note come tenerumi; questo uso è particolarmente diffuso in Sicilia, dove i tenerumi vengono anche utilizzati nella cucina creativa insieme ai ricci di mare e in varie altre zuppe miste di verdure. I tenerumi vengono utilizzati anche per accompagnare la pasta all'interno del pesto rosso.
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