Nell'articolo di oggi approfondiremo il tema Max Linder, argomento che ha suscitato interesse e dibattito in diversi ambiti. Max Linder è stato oggetto di studio e ricerca in numerose discipline e il suo impatto è evidente nella società odierna. Fin dalla sua nascita, Max Linder ha generato opinioni contrastanti ed è stato motivo di riflessione da parte di esperti e fan. In questo articolo analizzeremo diverse prospettive e approcci su Max Linder, con l’obiettivo di far luce sulla sua complessità e attualità oggi.
Comico di classe, del quale lo stesso Charlie Chaplin si dichiarò allievo, creò la prima grande maschera del cinema, quella di Max, uomo di mondo elegante ed irreprensibile, dai neri baffetti, il lucente cilindro ed i candidi guanti, che agiva sullo sfondo di una Parigi della Belle époque.
Originario della Gironda, nacque da una famiglia di vignaioli.
Studiò al Conservatorio di Bordeaux, dove divenne attore teatrale. Dotato di acuto spirito di osservazione, si orientò verso un genere di satira del costume dove, pur soggiacendo a incredibili avventure, rifuggiva dalla caotica agitazione, dagli inseguimenti e da tutte le altre facili trovate che costituivano la materia comica nel cinema agli inizi del XX secolo.
Fu ingaggiato dalla Pathé, e sugli schermi esordì nel 1905, in alcune brevi pellicole, ma solo nel 1908 gli fu affidata una propria serie di comiche.
La sua popolarità esplose negli anni 1909-1914, con le irresistibili avventure di Max, personaggio da lui creato (Max e le nozze, Max et le quinquina, Max convalescente, Max e la nuova moda, Max alla fattoria, Max scapolo, Max e le donne, Max pittore, Max virtuoso, Max toreador, Max cavaliere, Max e la suocera, Max pedicure, Max maggiordomo, Max e la dottoressa, ecc.).
Sulla scia di questo successo, Linder si accostò anche al film di lungometraggio, dapprima in patria (Il piccolo caffè, 1919), poi a Hollywood, dove soggiornò dal 1921 al 1923 e dove interpretò i film migliori (Sette anni di guai, considerato il suo capolavoro, Siate mia moglie e I tre Moschettieri), e di nuovo in Europa (Au secour! nel 1923 e Domatore per amore nel 1925, girato a Vienna).
Ma la vena comica, nel vasto respiro del film vero e proprio, cominciò ad esaurirsi, e la sua popolarità iniziò la parabola discendente.
Il 31 ottobre 1925 Linder si tolse la vita, subito dopo aver ucciso la giovanissima moglie Ninette Peters, sposata tre anni prima (da lei aveva avuto una figlia, Maud). La donna fu scoperta in una pozza di sangue dalla madre, che aveva un appuntamento con lei e preoccupandosi del ritardo e del fatto che non rispondeva al telefono, era andata a trovarla di persona. La giovane sposa aveva il polso sinistro reciso. Pare fosse stata drogata prima di essere uccisa. Nello stesso modo si era tolto la vita l'attore, che giaceva accanto a lei. Il quotidiano Le Petite Parisien riportò la tragedia il 1º novembre di quello stesso anno titolandola: Max Linder tue sa femme et se suicide.
Dei 500 film da lui interpretati, e molti anche diretti, oggi ne rimangono soltanto 82.