Nell'articolo di oggi parleremo di Panthera spelaea, un argomento che ha suscitato grande interesse negli ultimi anni. Fin dalla sua nascita, Panthera spelaea ha catturato l'attenzione di esperti e fan e ha dimostrato di avere un impatto significativo su diversi aspetti della società. In questo articolo esploreremo le diverse sfaccettature di Panthera spelaea, dalla sua storia ed evoluzione alla sua influenza sul mondo oggi. Inoltre, esamineremo le diverse prospettive e opinioni relative a Panthera spelaea, con l'obiettivo di offrire una visione completa e diversificata di questo argomento. Senza dubbio, Panthera spelaea è un argomento che non lascia nessuno indifferente e che continua a generare dibattito e riflessione in diversi ambiti. Unisciti a noi in questo viaggio alla scoperta e all'esplorazione di Panthera spelaea!
Leone delle Caverne | |
---|---|
Scheletro di Panthera spelaea, a Vienna | |
Stato di conservazione | |
Fossile | |
Classificazione scientifica | |
Dominio | Eukaryota |
Regno | Animalia |
Phylum | Chordata |
Classe | Mammalia |
Ordine | Carnivora |
Famiglia | Felidae |
Genere | Panthera |
Specie | † P. leo Goldfuss, 1810 |
Sottospecie | Panthera leo spelaea |
Sinonimi | |
|
Il leone delle caverne, noto anche come leone della steppa (Panthera spelaea, Goldfuss, 1810), è una specie estinta di Panthera vissuta nel Pleistocene superiore, circa 1,3–0,011 milioni di anni fa, in Eurasia. È comunemente raffigurato nelle pitture rupestri delle tribù di uomini stanziatesi in Europa, segno di un evidente rapporto e scontro con questi grandi felidi.
Questa specie è stata una delle più grandi pantere mai esistite. Lo scheletro di un maschio adulto, ritrovato nel 1985 nei pressi di Siegsdorf (Germania), aveva un'altezza al garrese di circa 1,20 metri (3,9 ft) e una lunghezza testa-corpo di 2,10 metri (6,9 ft) escludendo la coda. La corporatura era assai simile a quella di un leone moderno e le dimensioni sono state poi superate da altri esemplari di questa sottospecie. Questo panterino potrebbe essere stato circa l'8%-10% più grande dei leoni moderni e più piccolo delle precedenti specie come il Panthera fossilis ed il relativamente più grande leone americano (Panthera atrox).
L'animale è una figura molto frequente nelle raffigurazioni rupestri del Paleolitico, nelle sculture d'avorio e come statuette d'argilla. Queste raffigurazioni mostrano leoni simili a quelli attuali, con un mantello di colore uniforme e un ciuffo di peli all'estremità della coda; le orecchie sono piccole e arrotondate. La criniera, quando presente, è appena abbozzata con pochi tratti nella parte inferiore del collo: se ne è dedotto che anche i maschi ne fossero praticamente privi, caratteristica che si ritrova saltuariamente anche in alcuni leoni odierni, come nel caso dei mangiatori di uomini dello Tsavo. Questi ed altri reperti archeologici indicano che questi animali avevano un importante ruolo nei rituali religiosi paleolitici.
Il leone delle caverne è considerato una specie a sé stante dai moderni leoni, mentre un'altra classificazione, sulla base della forma del cranio, lo vede più strettamente legato alla tigre, il che cambierebbe il suo nome specifico in Panthera tigris spelaea. Tuttavia, una recente ricerca genetica dimostra che tra i panterini moderni, l'animale è più strettamente legato al leone, formando una singola popolazione con il leone delle caverne di Beringia,, che a sua volta è stato considerato come una specie distinta.
Nell'ottobre 2015 è avvenuto il ritrovamento eccezionale di due cuccioli di leone delle caverne perfettamente conservati risalenti ad almeno 10.000 anni fa, scoperti in Yakutia, Siberia, nel permafrost. Le ricerche effettuate sui due esemplari, ribattezzati Uyan e Dina, hanno indicato che i cuccioli avevano, probabilmente, appena una settimana di vita al momento della loro morte, in quanto i denti da latte non erano ancora comparsi. La scoperta mostra che, come nei leoni moderni, anche i cuccioli di leone delle caverne venivano allevati nelle tana finché non erano abbastanza grandi per unirsi al branco. I ricercatori pensano che i cuccioli siano rimasti intrappolati o uccisi da una frana, e che in assenza d'aria, i resti si siano conservati in perfette condizioni. In futuro verrà inviata una seconda spedizione nello stesso luogo del precedente ritrovamento, nella speranza di trovare i resti di un terzo cucciolo o eventualmente la madre.
Il leone delle caverne si è evoluto dal precedente Panthera fossilis, la cui prima comparsa in Europa risale a circa 700.000 anni fa. La prova genetica indica che questo lignaggio è stato isolato dai leoni moderni dopo la loro dispersione in Europa. Il P. spelaea vissuto a partire da 370.000, durante il Pleistocene, si estinse circa 12.400 anni fa, quando la glaciazione Würm si ritirò.
Il DNA mitocondriale dei dati di sequenza dei resti fossili mostra che il leone americano (P. atrox) rappresenta un lignaggio fratello di P. spelaea, e probabilmente si evolse quando le prime popolazioni di P. spelaea vennero isolate in Nord America, circa 0,34 milioni di anni fa.
Il seguente cladogramma mostra la relazione genetica tra P. l. spelaea e altri pantherini secondo Barnett et al., 2016:
| |||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Questi attivi carnivori predavano i grandi animali erbivori del loro tempo, tra cui cavalli, cervi, renne, bisonti e vecchi o giovani mammut, che uccidevano facilmente grazie al potente morso dei loro denti aguzzi. In alcune pitture rupestri vengono mostrati leoni delle caverne che cacciano in branco, il che suggerisce una strategia di caccia molto simile a quella dei leoni attuali. Le analisi isotopiche delle ossa e campioni di collagene estratto dai fossili, suggeriscono che le renne e i cuccioli di orsi delle caverne fossero una parte importante nella dieta dei leoni delle caverne del nord-ovest. Sembra che in seguito alla scomparsa delle iene delle caverne, ci sia stato un cambio nelle preferenze alimentari dei leoni. Sembra infatti che gli ultimi leoni delle caverne avessero come unica preda le renne, che cacciarono fino all'orlo dell'estinzione locale, estirpando entrambe le specie.
I leoni delle caverne erano diffusi in alcune parti dell'Europa e in Asia, dalla Gran Bretagna, alla Germania, l'Italia e la Spagna. In Giappone vi era invece la Panthera youngi.
Nonostante il nome italiano e il corrispondente inglese cave lion, è improbabile che questo animale vivesse nelle caverne. Il nome gli deriva piuttosto dal fatto che i suoi resti sono stati ritrovati nelle grotte. Sebbene l'animale avesse un'ampia tolleranza dell'habitat, probabilmente preferiva i boschi di conifere e i pascoli, in cui poteva cacciare erbivori di medie e grande taglia. Numerose impronte fossili di leone ritrovate insieme a quelle di renne dimostrano i leoni non solo cacciavano questi animali, ma vivevano anche in climi subpolari. La presenza di scheletri completi e articolati di leoni delle caverne, nelle profondità delle tane degli orsi delle caverne, indica che questi leoni occasionalmente si infiltravano nelle tane degli orsi delle caverne mentre erano in letargo per ucciderne i cuccioli o gli adulti più deboli. Tuttavia l'assenza di scheletri smembrati di orsi delle caverne e scheletri completi di leoni indica che spesso i leoni avevano la peggio, morendo nel tentativo, e gli orsi non si cibavano, completamente, del loro corpo.
Nel 2015, la scoperta dei due cuccioli di leoni delle caverne perfettamente conservati nella Repubblica di Sacha, e la conseguente estrazione del loro DNA, permetterebbe agli scienziati di riportare in vita il leone delle caverne, utilizzando una leonessa come madre surrogata, tramite il processo di de-estinzione.
Appare nel film Alpha - Un'amicizia forte come la vita
Controllo di autorità | GND (DE) 4346560-2 |
---|