Nel seguente articolo esploreremo a fondo Parnassianesimo e il suo impatto su vari aspetti della vita quotidiana. Dalla sua influenza sul posto di lavoro alla sua rilevanza nella sfera personale, Parnassianesimo è stato oggetto di numerosi studi e dibattiti nel corso degli anni. Attraverso un'analisi completa, esamineremo le molteplici sfaccettature di Parnassianesimo, le sue implicazioni nella società odierna e come si è evoluto nel tempo. Inoltre, esploreremo le diverse prospettive e opinioni degli esperti del settore, con l’obiettivo di fornire una visione completa e dettagliata su questo argomento rilevante.
Il parnassianesimo è un movimento poetico apparso in Francia nella seconda metà del XIX secolo. Il suo scopo era riportare la poesia al Parnaso, il monte sacro al dio Apollo, dal quale Lamartine l'avrebbe fatta cadere giù. Il nome apparve per la prima volta in una antologia pubblicata dall'editore Alphonse Lemerre nel 1866, intitolata Il Parnaso contemporaneo (Le Parnasse contemporain). Tra le altre, quest'ultima raccoglie delle poesie di Paul Verlaine che vennero raccolte successivamente nei Poèmes saturniens.
Questo movimento è una reazione all'eccesso sentimentale del romanticismo. Esso esalta il riserbo e l'impersonalità e rigetta assolutamente l'impegno sociale e politico dell'artista. Per i Parnassiani l'arte non deve essere utile o virtuosa e il suo solo scopo è la bellezza. È la rinomata teoria de «l'art pour l'art» (L'arte per l'arte) di Théophile Gautier:
«Oui, l'œuvre sort plus belle
D'une forme au travail
Rebelle,
Vers, marbre, onyx, émail.
(…)
Les dieux eux-mêmes meurent.
Mais les vers souverains
Demeurent
Plus forts que les airains.
Sculpte, lime, cisèle ;
Que ton rêve flottant
Se scelle
Dans le bloc résistant!»
«Sì, l'opera risulta più bella
da una forma al lavoro
ribelle,
versi, marmo, onice, smalto.
(…)
Gli dei stessi muoiono.
Ma i versi sovrani
restano
più forti dei bronzi.
Scolpisci, lima, cesella;
che il tuo sogno fluttuante
si sigilli
nel sasso resistente!»
Lo scrittore si pone dinnanzi all'opera come il cesellatore, cura i minimi dettagli, non importa l'argomento che si sta trattando, deve semplicemente essere perfetto dal punto di vista stilistico e sonoro. Questo movimento riabilita anche il lavoro spietato e minuzioso dell'artista - in contrasto con l'ispirazione immediata del romanticismo - e utilizza spesso la metafora della scultura per indicare la resistenza della «matière poétique» (materia poetica). Nel 1863, Émile Littré aveva definito la poesia come l'arte di fare delle opere in versi. Dal 1865 al 1895, il movimento fu appannaggio di storici animatori, maghi delle lettere e poeti impeccabili, delle effusioni romantiche, di amanti del rigore tecnico, di parole rare e di perfezione formale.
Promotore del parnassianesimo fu il poeta Catulle Mendès, mentre il capofila fu considerato Charles Marie René Leconte de Lisle. Il programma del movimento dei parnassiani tendeva al recupero di alcuni aspetti del classicismo rinascimentale e settecentesco, e a un'arte impeccabile e impassibile, che escludesse l'emotività e il sentimentalismo, e insieme si astenesse da ogni forma di impegno sociale e politico: l'autonomia dell'arte è ribadita con forza. Il maggior teorico del movimento fu Théodore de Banville: nel Traité de poésie française (Piccolo trattato di poesia francese), uscito nel 1872, sostenne l'autonomia dell'arte e una sua concezione raffinata che la riserva a pochi eletti. Alcuni aspetti del parnassianesimo influenzarono in Italia Carducci, Pascoli e D'Annunzio.
Sono stati i primi a parlare di un concetto di "arte per l'arte", ovvero, essa deve essere giudicata con parametri estetici.
La lista completa dei poeti che hanno contribuito alle tre raccolte del Parnasse contemporain figurano nell'articolo omonimo. Tra essi segnaliamo quelli che hanno soprattutto segnato la storia letteraria in quanto romanzieri:
Il movimento fu accompagnato da qualche grande poeta, che l'ha affiancato con titoli diversi, senza esserne ridotto alle sue tesi, come:
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