Radice (linguistica)

Nel mondo moderno, Radice (linguistica) ha acquisito una rilevanza senza precedenti. Fin dalla sua nascita, Radice (linguistica) ha catturato l'attenzione di esperti e hobbisti, diventando un argomento di interesse per una vasta gamma di persone. In questo articolo esploreremo nel dettaglio l’importanza di Radice (linguistica) in vari contesti, analizzando la sua influenza in diversi ambiti della società. Attraverso un'analisi approfondita, scopriremo come Radice (linguistica) ha influenzato il modo in cui viviamo, lavoriamo e ci relazioniamo. Inoltre, esamineremo le tendenze attuali relative a Radice (linguistica) e la sua proiezione nel futuro. Senza dubbio, Radice (linguistica) ha dimostrato di essere un argomento di rilevanza globale, svolgendo un ruolo fondamentale nel plasmare il mondo contemporaneo.

La radice, nella linguistica, è quell'elemento irriducibile (non ulteriormente suddivisibile) che esprime il significato principale della parola.

Per limitare ambiguità, nella grammatica descrittiva si definisce radice un morfema che sia contemporaneamente legato e lessicale.

Il termine radice viene usato anche per definire la rima e come sinonimo di tema a cui si possono aggiungere affissi (prefisso o suffisso/desinenza).

Grammatica tradizionale

Nella grammatica tradizionale, la radice è quell'elemento linguistico a cui vanno aggiunte poi le desinenze ed eventuali prefissi o suffissi che servono a specificarne il significato.

Data quindi una parola - o un lemma -, essa potrà essere suddivisa separando il tema dalla desinenza, e quindi individuando nel tema la radice: la radice sarà quell'elemento irriducibile (cioè che non può essere ulteriormente suddiviso) e parte fondamentale di una famiglia di parole.

Ad esempio: nel verbo "amare" si può individuare la desinenza flessiva "-re" = infinito presente separandola dal tema "ama"; a sua volta il tema si può analizzare come unione della radice "am-" e della vocale tematica "-a-" = 1ª coniugazione. La radice "am-" ci permette di identificare il verbo come appartenente alla stessa famiglia del sostantivo "amore", radice che esprime appunto il concetto di amare.

Per fare un esempio in lingua ido: una volta definita la radice "frat-" che rappresenta il concetto di essere figli degli stessi genitori, si può applicare il suffisso "-ul-" che significa "maschile" o il suffisso "-in-" che significa "femminile", e infine la desinenza "-o" che significa "sostantivo singolare", per ottenere le parole "fratulo" ossia "fratello" e "fratino" ossia "sorella". Applicando invece la desinenza "-a" ossia "aggettivo" direttamente alla radice, si ottiene "frata" che significa "fraterno".

La definizione tradizionale di "radice" ha difficoltà di applicazione nelle parole composte; in questo caso occorre prima scomporre la parola nelle varie componenti (per esempio "portaborse" diventa "porta" + "borse") e poi si individuano le varie radici, una in ogni componente ("port-" e "bors-").

Linguistica contemporanea

Nella linguistica contemporanea sono dunque considerate radici:

  • le radici in senso tradizionale;
  • i prefissoidi e i suffissoidi (elementi come "tele-" ossia "a distanza" o "-dendr-" ossia "pianta") e in generale tutti i termini fossilizzati (dunque anche l'elemento "-dur-" che si trova in "con-dur-re", "ad-dur-re", ecc.), ossia quegli elementi che non hanno più un significato autonomo nella lingua ma che derivano da termini ormai obsoleti o presenti solamente nelle lingue di origine.

Alcuni linguisti fanno fatica a considerare radici:

  • i lemmi fondamentali delle lingue agglutinanti e delle lingue isolanti, in quanto possono essere morfemi liberi oltre che legati (in lingua finlandese "kirja" è già una parola, "libro", ma forma anche parole come "kirjani" ossia "il mio libro", ecc.; in lingua inglese "dog" è già una parola, "cane", ma forma anche parole come "dogs" ossia "cani", ecc.); questi linguisti preferiscono usare per queste parole il termine tema, che però può risultare ambiguo con l'uso che se ne fa in altri ambiti;
  • alcuni termini fossilizzati, in particolare quando l'elemento è l'unico morfema lessicale di una parola; in un esempio precedente sarebbe dunque sbagliato (secondo questi linguisti) considerare "-dur-" come morfema (e quindi come radice) in quanto non può formare parole in modo autonomo cioè senza prefissi; di conseguenza gli elementi indivisibili e dunque le radici sarebbero rispettivamente "condur-", "addur-", ecc.

Voci correlate

Collegamenti esterni

Controllo di autoritàThesaurus BNCF 41248 · NDL (ENJA00577096