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Il Sacro Cuore di Gesù è il cuore di Gesù a cui i cristiani della Chiesa cattolica rendono culto.
Al Sacro Cuore di Gesù, la Chiesa Cattolica rende culto di latria (culto di adorazione), intendendo onorare:
la causa materiale della corporeità umana, che ha diritto all'adorazione, in quanto indissolubilmente unita da sempre con la Divinità;
l'amore del Salvatore per gli uomini, di cui è simbolo il suo cuore.
Per tali ragioni, esso è rappresentato incoronato di spine, sovrastato dalla croce e ferito dalla lancia in eterna memoria del più alto gesto d'amore: il sacrificio di Gesù per la salvezza dell'uomo; è infine circondato dalle fiamme in riferimento all'ardore misericordioso che Cristo prova per i peccatori.
Come la maggioranza delle Chiese Cristiane, la Chiesa Cattolica afferma il mistero della Santissima Trinità, di cui Gesù è la seconda divina persona. Parte integrante di questo dogma della fede, è la dottrina diofisita, che riconosce Gesù come vero Dio e vero uomo.
«Venite a me, voi tutti che siete affaticati e oppressi, e io vi ristorerò. Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore e troverete ristoro per le vostre anime.»
Durante il XVIII secolo si accese un forte dibattito circa l'oggetto di questo culto: nel 1765 la Congregazione dei riti affermò essere il cuore carneo, simbolo dell'amore. I giansenisti interpretarono questo come atto di idolatria, ritenendo essere possibile un culto solo al cuore non reale, ma metaforico; papa Pio VI, nella bolla Auctorem Fidei, confermò la dichiarazione della Congregazione notando che si adora il cuore "inseparabilmente unito con la Persona del Verbo".
La festa del Sacratissimo Cuore fu celebrata per la prima volta in Francia probabilmente nel 1672 e divenne universale per tutta la Chiesa cattolica solo nel 1856. Cade il venerdì dopo la seconda domenica dopo Pentecoste e coincide pertanto con l'ottavo giorno dopo il Corpus Domini se quest'ultimo si festeggia di giovedì. Si tratta perciò di una festa mobile, la cui data, che dipende dalla data della Pasqua, può variare tra il 29 maggio e il 2 luglio.
Nel territorio del Tirolo e Trentino - Alto Adige/Südtirol è da lungo tempo radicata la tradizione di accendere dei falò, i cosiddetti Herz-Jesu-Feuer, sulle principali cime montuose della regione, durante la notte della domenica della festa, in onore del Sacro Cuore di Gesù.
Paesi consacrati o devoti al Sacro Cuore di Gesù
In ordine cronologico, i primi dieci Paesi a votarsi al Sacro Cuore di Gesù in virtù della popolarità del culto, seguita da una legge statale e/o dalla consacrazione da parte di un'autorità apostolica, furono i seguenti:
Forte del sostegno della Corona e del Sommo Pontefice, Bernardo de Hoyos fu il principale promotore del culto al Sacro Cuore di Gesù in Spagna, Francia e nei Paesi latinoamericani. Nel 1734, scrisse il libro Tesoro escondido en el Sacratísimo Corazón de Jesús, tradotto postumo in tutto il mondo.
Le congregazioni
Sono numerose le congregazioni maschili e femminili che sono sorte in correlazione allo sviluppo del culto del Sacro Cuore. Di seguito se ne elencano alcune.
Santa Gertrude di Helfta (1256-1302) veste lo stemma del Sacro Cuore di Gesù con la scritta latina "In corde Gertrudis inveniètis me." (trad. "mi troverai mediante il cuore di Gertrude").
Apparizione del Divin Cuore di Gesù a santa María Droste zu Vischering. A seguito di una sua richiesta, Leone XIII consacrò il mondo al Sacro Cuore di Gesù nel 1899 e pubblicò l'enciclica Annum Sacrum.
Sacro Cuore sovrastato dalla fiamma, e avvolto dalle spine. La fiamma si trova a rappresentare l'amore ardente di carità, e le spine la sua sofferenza attuale per i peccati commessi dagli uomini.
Emblema funebre n. 62 dei veterani di guerra statunitensi dello USVA.
^Biblioteca Nazionale di Berlino, Fondazione patrimonio culturale prussiano, attribuito ad una stampa di Salisburgo dell'anno 1662.
^Menéndez Pidal y Navascués, Faustino. El escudo. p. 212. in Menéndez Pidal y Navascués, Faustino; O'Donnel y Duque de Estrada, Hugo; Lolo, Begoña. Símbolos de España. Madrid: Centro de Estudios Políticos y Constitucionales, 1999. ISBN 84-259-1074-9.