Samia cynthia

Nell'articolo di oggi esploreremo in modo approfondito l'affascinante mondo di Samia cynthia. Dalle sue origini fino al suo impatto sulla società moderna, ci immergeremo in una varietà di aspetti legati a questo argomento. Analizzeremo le sue implicazioni nella cultura, nell'economia e nella politica, nonché il suo ruolo nella vita quotidiana delle persone. Attraverso interviste a esperti, casi di studio e dati statistici, offriremo una visione completa ed equilibrata di Samia cynthia, sperando di fornire ai nostri lettori una comprensione chiara e profonda di questo fenomeno. Senza dubbio, Samia cynthia è un argomento che non lascerà nessuno indifferente e siamo entusiasti di poter condividere con voi tutto ciò che abbiamo scoperto al riguardo.

Bombice dell'ailanto
Samia cynthia, femmina
Classificazione scientifica
Dominio Eukaryota
Regno Animalia
Sottoregno Eumetazoa
Superphylum Protostomia
Phylum Arthropoda
Subphylum Tracheata
Superclasse Hexapoda
Classe Insecta
Sottoclasse Pterygota
Coorte Endopterygota
Superordine Oligoneoptera
Sezione Panorpoidea
Ordine Lepidoptera
Sottordine Glossata
Infraordine Heteroneura
Divisione Ditrysia
Superfamiglia Bombycoidea
Famiglia Saturniidae
Sottofamiglia Saturniinae
Tribù Attacini
Genere Samia
Specie S. cynthia
Nomenclatura binomiale
Samia cynthia
(Drury, 1773)
Nomi comuni

Filosamia

Bombice dell'ailanto

Il bombice dell'ailanto o filosamia (Samia cynthia (Drury, 1773)) è un lepidottero appartenente alla famiglia Saturniidae, originario dell'estremo Oriente (regioni asiatiche della Russia, Cina, Giappone), ma introdotto anche in Europa, Nordafrica, Medio Oriente e America settentrionale.

Descrizione

Bombici dell'ailanto e Actias luna

L'adulto ha un'apertura alare che può raggiungere anche i 16,5 cm, ha una livrea di colore bruno-verdastra o giallo-brunastra; entrambe le ali portano una macchia a forma di semiluna, di colore digradante dal bianco al giallastro e bordata di nero sul lato costale; le anteriori presentano inoltre una piccola macchia ocellare nera associata ad una sfumatura cinerea o violacea all'apice della regione submarginale. La livrea è ornata da strisce di colori variabili fra cui spicca una vistosa fascia trasversale di colore violaceo o cinereo o biancastro, bordata di nero sul lato prossimale.

L'uovo è di forma semisferica e di colore bianco. La larva mostra un polimorfismo in funzione dell'età: inizialmente è di colore giallo-verdastra, con capo e protorace bruni e con addome recante tubercoli bruni; a maturità è di colore bluastro, con capo giallastro e tegumento disseminato di punteggiature nere e tubercoli azzurri. La lunghezza arriva ai 15 cm.

Biologia

Bruco

La specie svolge un ciclo con una o due generazioni l'anno, con svernamento allo stadio di crisalide. Gli adulti compaiono in primavera inoltrata, si accoppiano e le femmine depongono poche centinaia di uova, in gruppi di una decina di unità, sulle foglie della pianta ospite (ailanto, ricino, ligustro e rosacee). L'incrisalidamento ha luogo con la costruzione di un bozzolo di seta di colore bruno, aderente ad una foglia e fissato ai rami con un cordone di seta robusta lungo anche fino a 20 cm. Suddetto bozzolo è forato all'estremità per poter permettere alla falena di uscire senza difficoltà.

Distribuzione e impieghi

Bozzoli di seta Eri

Le larve sono allevate per la produzione di una seta più robusta di quella del bombice del gelso, detta "seta eri" e utilizzata per produrre un tessuto detto kien cen. Importata nelle regioni occidentali del pianeta per la produzione della seta, la specie si è naturalizzata anche sulla costa orientale nordamericana, in Francia, Italia, Svizzera, Ungheria, Austria, Croazia e Uruguay.

In Italia fu introdotta nel 1854 usando come pianta ospite l'Ailanthus altissima. Le uova sono deposte sulle foglie e le larve si alimentano primariamente con le foglie di questa pianta, ma la specie è secondariamente associata anche ad altre specie botaniche appartenenti a vari generi (Ricinus, Sambucus, Ligustrum, Pyrus, ecc.). Sotto l'aspetto agrario, la specie non rappresenta alcun rischio per la limitata entità dei danni prodotti dai bruchi defogliatori.

La cessazione della produzione di tale seta in Italia (soprattutto nella regione subalpina) ha lasciato residue presenze in natura della falena, che sfuggita dagli allevamenti continua a riprodursi in natura sull'ailanto ormai anche lui naturalizzato, dato che questo ultimo è stato usato per il consolidamento delle scarpate ferroviarie.

Note

Bibliografia

Voci correlate

Altri progetti

Collegamenti esterni