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Sofora del giappone | |
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Styphnolobium japonicum | |
Classificazione APG IV | |
Dominio | Eukaryota |
Regno | Plantae |
(clade) | Angiosperme |
(clade) | Mesangiosperme |
(clade) | Eudicotiledoni |
(clade) | Eudicotiledoni centrali |
(clade) | Superrosidi |
(clade) | Rosidi |
(clade) | Eurosidi |
(clade) | Fabidi |
Ordine | Fabales |
Famiglia | Fabaceae |
Sottofamiglia | Faboideae |
Tribù | Sophoreae |
Genere | Styphnolobium |
Specie | S. japonicum |
Classificazione Cronquist | |
Dominio | Eukaryota |
Regno | Plantae |
Divisione | Magnoliophyta |
Classe | Magnoliopsida |
Ordine | Fabales |
Famiglia | Fabaceae |
Genere | Styphnolobium |
Specie | S. japonicum |
Nomenclatura binomiale | |
Styphnolobium japonicum (L.) Schott | |
Sinonimi | |
Sophora japonica |
La sofora del Giappone o acacia del Giappone (Styphnolobium japonicum (L.) Schott) è un albero della famiglia delle Fabacee (o Leguminose), originario delle regioni centro asiatiche, che è stato introdotto in Europa nel XVIII secolo. È stato utilizzato come pianta ornamentale per il pregevole fogliame, per la bellezza della fioritura e per l'eleganza del portamento.
La pianta può raggiungere i 10–15 m di altezza ed è adatta ad ogni tipo di terreno, teme il gelo e i ristagni d'acqua, perciò richiede posizioni ben soleggiate.
Fiorendo in estate, quando non ci sono molte piante su cui bottinare, è pianta molto importante per le api, che ne raccolgono abbondante nettare.
I suoi fiori contengono un principio attivo chiamato rutina (da cui si ricava la troxerutina), usato nella terapia della fragilità capillare.