Crono è un argomento che ha suscitato grande interesse nella società odierna. Dalle sue origini fino ad oggi è stato oggetto di studio, dibattito e analisi in diversi ambiti. La sua importanza risiede nel suo impatto sulla vita quotidiana delle persone, nonché nella sua rilevanza in campo accademico, scientifico, sociale e culturale, tra gli altri. Questo articolo cerca di affrontare in maniera esaustiva e dettagliata diversi aspetti legati a Crono, offrendo una visione globale e aggiornata di questo argomento. Verranno esplorate le sue origini, la sua evoluzione nel tempo, le sue implicazioni nella società attuale e le possibili prospettive future.
Crono | |
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Raffigurazione ottocentesca di Crono (comunque riprendente gli attributi tipici del dio nelle rappresentazioni antiche) | |
Nome orig. | Κρόνος (Krónos) |
Lingua orig. | Greco antico |
Caratteristiche immaginarie | |
Sesso | maschio |
Professione | Titano del tempo e re dei Titani |
Affiliazione | Titani |
Crono (in greco antico: Κρόνος?, Krónos) è una divinità pre-olimpica della mitologia e della religione greca, nei miti più diffusi figlio di Urano (Cielo) e di Gea o Gaia (Terra), Titano della Fertilità, del Tempo e dell'Agricoltura, secondo signore del mondo e padre di Zeus e dei primi Olimpi. Non è da confondere con Chronos, divinità del tempo nell'orfismo. Crono viene identificato come Saturno nella mitologia romana.
«τῷ δὲ σπαργανίσασα μέγαν λίθον ἐγγυάλιξεν / Οὐρανίδῃ μέγ᾽ ἄνακτι, θεῶν προτέρῳ βασιλῆι»
«A quello poi, avvolta di fasce, una grande pietra essa dette, / al figlio d'Urano grande signore, degli dèi primo re»
Nella Teogonia di Esiodo, ai vv. 133-138, viene narrato che Gea (Γαῖα, "Terra"), unendosi a Urano (Οὐρανός ἀστερόεις, "Cielo stellante"), genera i Titani: Oceano (Ὠκεανός), Ceo (Κοῖος), Crio (Κριός, anche Κρεῖος), Iperione (Ύπέριον), Giapeto (Ἰαπετός), Teia (Θεία, anche Tia), Rea (Ῥέα), Temi (Θέμις), Mnemosine (Μνημοσύνη), Febe (Φοίβη), Teti (Τηθύς) e Crono (Κρόνος).
Dopo i Titani (vv. 139-153), l'unione tra Gea e Urano genera i tre Ciclopi (Κύκλωπες: Bronte, Sterope e Arge); e i Centimani (Ἑκατόγχειρες, Ecatonchiri): Cotto, Briareo e Gige dalla forza terribile.
Urano (vv.154-182), tuttavia, impedisce che i figli da lui generati con Gea, i dodici Titani, i tre Ciclopi e i tre Centimani, vengano alla luce. La ragione di questo rifiuto risiederebbe secondo alcuni autori, nella loro "mostruosità". Ecco che la madre di costoro, Gea costruisce dapprima una falce dentata e poi invita i figli a disfarsi del padre che li costringe nel suo ventre. Solo l'ultimo dei Titani, Crono, risponde all'appello della madre: appena Urano si stende nuovamente su Gaia, Crono, nascosto lo evira usando un harpe.
Da questo momento inizia il dominio di Crono, il quale, unendosi a Rea, genera: Istie (Ἱστίη, ionico; anche Estia dall'attico Ἑστία), Demetra (Δήμητρα), Era (Ἥρα, anche Hera), Ade (Ἅιδης), Ennosigeo (Ἐννοσίγαιον, Scuotitore della terra, da intendere come Posidone o Poseidone Ποσειδῶν) e infine Zeus (Ζεύς).
A volte, viene indicato il cosiddetto "mito di Crono" (o Saturno, per i latini) o la cosiddetta "sindrome di Crono" la patologia psichica di un padre che desidera, o addirittura esegue, l'omicidio di un proprio figlio, così come parimenti viene indicata come "sindrome di Medea" il desiderio o l'atto di una madre di uccidere i suoi figli.
Così come suo padre Urano, infatti, anche Crono voleva uccidere i suoi figli. Un oracolo gli aveva predetto che uno dei suoi neonati, una volta cresciuto lo avrebbe prima o poi spodestato. Per impedire questo, essendo anch'essi degli immortali e non potendo semplicemente ucciderli, appena nati li ingoiava. Di questo cruento atto, è celebre il dipinto di Francisco Goya.
Un giorno però, sua moglie Rea, incinta di Zeus, consigliatasi con i genitori, decide di partorire di nascosto a Litto (Creta), consegnando a Crono una pietra che quest'ultimo divorerà pensando fosse il proprio ultimo figlio. Sarà proprio Zeus, una volta cresciuto, a spodestare Crono, divenendo il re dell'Olimpo.
Per la mitologia, quindi, Crono non solo divenne il simbolo del divoratore di figli ma, proprio come il tempo cronologico, appunto l'inesorabile trascorrere del tempo come divoratore di tutti gli eventi.
Zeus (vv.492-500) quindi, crescerà in forza e intelligenza e infine sconfiggerà il padre Crono, facendogli rigurgitare gli altri figli che aveva divorato, e il primo oggetto vomitato da Crono è proprio quella pietra che egli aveva inghiottito scambiandola per Zeus. Quindi Zeus (vv.501-506) scioglie dalle catene i tre Ciclopi così costretti dallo stesso Crono, i quali lo ricambieranno consegnandogli la Folgore (i fulmini).
I versi 617-720 della Teogonia si occupano della Titanomachia, ovvero la lotta tra i titani residenti sul monte Otri e gli dèi dell'Olimpo (figli di Crono e di Rea): da dieci anni la lotta tra i due schieramenti prosegue incerta quando Zeus, su consiglio di Gea, libera i tre Centimani precedentemente costretti nel Tartaro da Urano e, dopo averli rifocillati con nettare e ambrosia, li coinvolge nella battaglia che diverrà così decisiva e si concluderà con la sconfitta dei titani e la loro segregazione nel Tartaro, chiuso da mura e da porte di bronzo costruite appositamente da Poseidone e guardati a vista dagli stessi tre Centimani.
Urano | Gea | ||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Genitali di Urano | Crono | Rea | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Zeus | Era | Poseidone | Ade | Demetra | Estia | ||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||
a | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||
b | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Ares | Efesto | ||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Meti | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Atena | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Latona | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Apollo | Artemide | ||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Maia | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Ermes | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Semele | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Dioniso | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Dione | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||
a | b | ||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Afrodite | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Sempre Esiodo, in Opere e giorni, narra di un'età dell'oro per gli uomini quando signore del Cosmo era il titano Crono:
«χρύσεον μὲν πρώτιστα γένος μερόπων ἀνθρώπων
ἀθάνατοι ποίησαν Ὀλύμπια δώματ᾽ ἔχοντες.
οἳ μὲν ἐπὶ Κρόνου ἦσαν, ὅτ᾽ οὐρανῷ ἐμβασίλευεν:
ὥστε θεοὶ δ᾽ ἔζωον ἀκηδέα θυμὸν ἔχοντες
νόσφιν ἄτερ τε πόνων καὶ ὀιζύος: οὐδέ τι δειλὸν
γῆρας ἐπῆν, αἰεὶ δὲ πόδας καὶ χεῖρας ὁμοῖοι
τέρποντ᾽ ἐν θαλίῃσι κακῶν ἔκτοσθεν ἁπάντων:
θνῇσκον δ᾽ ὥσθ᾽ ὕπνῳ δεδμημένοι: ἐσθλὰ δὲ πάντα
τοῖσιν ἔην: καρπὸν δ᾽ ἔφερε ζείδωρος ἄρουρα
αὐτομάτη πολλόν τε καὶ ἄφθονον: οἳ δ᾽ ἐθελημοὶ
ἥσυχοι ἔργ᾽ ἐνέμοντο σὺν ἐσθλοῖσιν πολέεσσιν.
ἀφνειοὶ μήλοισι, φίλοι μακάρεσσι θεοῖσιν.»
«Prima una stirpe aurea di uomini mortali
fecero gli immortali che hanno le Olimpie dimore.
Erano ai tempi di Kronos, quand'egli regnava nel cielo;
come dèi vivevano, senza affanni nel cuore,
lungi e al riparo da pene e miseria, né triste
vecchiaia arrivava, ma sempre ugualmente forti di gambe e di braccia,
nei conviti gioivano, lontano da tutti i malanni;
morivano come vinti dal sonno, e ogni sorta di beni
c'era per loro; il suo frutto dava la fertile terra
senza lavoro, ricco ed abbondante, e loro, contenti,
in pace, si spartivano i frutti del loro lavoro in mezzo a beni infiniti,
ricchi d'armenti, cari agli dèi beati.»
Sempre Esiodo, in Opere e giorni (vv. 170 e seguenti), afferma che Crono, liberato dal Tartaro dopo che Zeus perdona il padre, diventa re dell'Isola dei beati (μακάρων νῆσοι) dove sono destinati da Zeus gli Eroi, lì felici e liberi dagli affanni.
Il culto di Crono era ubicato prevalentemente ad Atene (dove si celebravano in estate le feste Cronie), in Beozia, a Rodi e a Cirene.
Nell'ambito della religione romana la sua figura corrisponde a quella di Saturno.
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