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Mausoleo del primo imperatore Qin a Xi'an | |
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Un arciere inginocchiato dell'esercito di terracotta | |
Civiltà | Dinastia Qin |
Localizzazione | |
Stato | Cina |
Scavi | |
Data scoperta | 1974 |
Amministrazione | |
Sito web | www.bmy.com.cn/ e www.bmy.com.cn/2015new/bmyweb/ |
Mappa di localizzazione | |
Bene protetto dall'UNESCO | |
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Mausoleo del primo imperatore Qin a Xi'an | |
Patrimonio dell'umanità | |
Tipo | Culturali |
Criterio | (i) (iii) (iv) (vi) |
Pericolo | Non in pericolo |
Riconosciuto dal | 1987 |
Scheda UNESCO | (EN) Mausoleum of the First Qin Emperor (FR) Scheda |
L'Esercito di terracotta o Armata di terracotta è un insieme di statue collocato nel mausoleo del primo imperatore Qin, che si trova nei pressi del capoluogo dello Shaanxi, la città di Xi'an. Si tratta di un esercito simbolico, realizzato tra il 246 e il 206 a.C. e destinato a servire il primo imperatore cinese Qin Shi Huang nell'Aldilà, lo stesso che fece costruire la Grande muraglia cinese.
Due sono le ipotesi più ricorrenti fra archeologi e studiosi, per quanto riguarda il motivo per il quale Qin Shi Huang ordinò la costruzione di questo esercito. La più diffusa è che l'imperatore volesse dominare i due mondi, quello dei vivi e quello dei defunti, e per fare ciò gli sarebbe servito un grande esercito. La seconda ipotesi invece esplora la possibilità che l'imperatore credesse che dopo la morte terrena e dopo aver lasciato questo mondo, esistesse un altro mondo e, una volta svegliatosi, si sarebbe trovato da solo. Per questo motivo necessitava di un esercito che lo scortasse e gli facesse compagnia.
Nel 1987 il mausoleo dell'imperatore Qin Shi Huang, di cui l'esercito di terracotta fa parte, è stato inserito nell'elenco dei Patrimoni dell'umanità dell'UNESCO.
Il 29 marzo del 1974, un contadino di nome Yang Zhifa rinvenne, durante lo scavo di un pozzo, una serie di fosse sepolcrali contenenti statue in terracotta di soldati in armi con tanto di carri e cavalli. Il fortuito rinvenimento dette origine agli scavi che permisero di rinvenire il mausoleo di Shi Huangdi, sino ad allora ritenuto scomparso, conclusisi l'11 luglio 1975.
Nel 1987, l'intero sito del mausoleo venne inserito nell'elenco dei Patrimoni dell'umanità dell'UNESCO. Da allora, le statue dell'Esercito di Terracotta sono state oggetto di numerosi "prestiti museali":
L'esercito è composto da riproduzioni di guerrieri di terracotta, vestiti con corazze e dotati di armi, poste di guardia alla tomba dell'imperatore Qin Shi Huang. Di queste statue sono state riportate alla luce circa 8000 guerrieri, 18 carri di legno e 100 cavalli di terracotta. Si tratta di una replica fedele dell'armata che aveva contribuito a unificare la Cina. Tuttavia, nelle fosse sono state trovate poche armi, poiché furono saccheggiate dai ribelli che si insediarono sul trono imperiale: la dinastia Han. Dalle posizioni delle mani e del corpo delle statue, si possono immaginare le tecniche di combattimento di fanti, alabardieri, arcieri e balestrieri. Si combatteva soprattutto a piedi: i carri e i cavalli servivano per dirigere i movimenti della fanteria. La cavalleria fu introdotta più tardi, per affrontare i guerrieri nomadi che in battaglia utilizzavano appunto i cavalli.
Le statue sorprendono per il loro realismo nei dettagli: la tecnica usata per realizzarle è detta "a colombino" che consisteva nel compattare cerchi di argilla per creare un tubo (il torace) e completarle con l'aggiunta di testa, gambe e braccia realizzati con degli stampi. La struttura poi si ricopriva di blocchetti di argilla per creare le uniformi e di varie decorazioni e dettagli per abiti e aspetto fisico. In raffinata arte pittorica, le statue erano dipinte usando tutti colori naturali ad eccezione del "porpora di Huang" che era di origine artificiale e conteneva sali di Bario. Le statue infine venivano ricoperte da lacca cinese. Purtroppo la lacca cinese a contatto con l'aria prima si arriccia poi si stacca portando con sè tutto il colore sottostante.
Nel 2016 alcuni archeologi hanno avanzato una singolare ipotesi speculativa sulla possibilità che le statue dell'esercito di terracotta possano essere state ispirate alle statue ellenistiche diffuse in Asia a seguito delle conquiste di Alessandro Magno; spingendosi oltre, alcuni di essi immaginano che artisti greci possano aver aiutato nell'ideazione delle statue e supervisionato alla loro realizzazione. Questa ipotesi renderebbe conto dell'improvvisa apparizione in Cina di statue ad altezza naturale, un prodotto artistico privo di alcun precedente nell'arte cinese, mentre era comune nella Grecia dell'epoca; l'ipotesi è dovuta al ritrovamento, nella provincia, di DNA mitocondriale europeo e di raffinate figurine di uccelli di bronzo realizzate con fusione a cera persa, una tecnica scultorea che era conosciuta nell'antica Grecia e nell'antico Egitto. Altri hanno sostenuto che tali speculazioni si basano su idee eurocentriche imperfette e vecchie che presumevano che altre civiltà fossero incapaci di un'arte sofisticata e quindi l'arte straniera deve essere vista attraverso le tradizioni occidentali. Raoul McLaughlin, un ricercatore indipendente sul commercio romano, ha dichiarato che non vi è alcuna influenza greca sull'Esercito di Terracotta e ha sottolineato le differenze nell'artigianato, nel materiale da costruzione e nella simbologia.Darryl Wilkinson di College Dartmouth ha invece sostenuto che l'era Qin mostra di naturalismo scultoreo, accanto a quella del precolombiano Cultura moche in Perù, indicare che "i greci non hanno inventato il naturalismo" e che "il naturalismo non è il prodotto del genio della civiltà di una cultura."
L'esercito di terracotta è dislocato in otto fosse scavate circa due chilometri a ovest del sepolcro imperiale:
Su alcune delle statue nelle fosse 1 e 2 sono state rinvenute tracce di combustione. Si ritiene possa trattarsi della prova archeologica del sacco operato all'Armata da parte di Xiang Yu e del successivo incendio, a seguito del quale il soffitto della camera contenente i soldati è crollato, provocando la distruzione di numerosi reperti, oggi esposti al pubblico a seguito dell'opera di ricostruzione effettuata dai restauratori.
Controllo di autorità | VIAF (EN) 158689858 · ISNI (EN) 0000 0001 0675 4311 · LCCN (EN) n83329382 · GND (DE) 5545812-9 · BNF (FR) cb15550274v (data) · J9U (EN, HE) 987007461814305171 · WorldCat Identities (EN) lccn-n83329382 |
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