Nel mondo di oggi, Galleria nazionale d'arte moderna e contemporanea ha assunto un ruolo fondamentale nella società. Sia a livello personale, professionale o accademico, Galleria nazionale d'arte moderna e contemporanea ha avuto un impatto significativo sul modo in cui viviamo, lavoriamo e ci relazioniamo con gli altri. Pertanto, è fondamentale comprendere appieno il ruolo che Galleria nazionale d'arte moderna e contemporanea svolge nella nostra vita quotidiana e come possiamo sfruttarlo al meglio. In questo articolo esploreremo diversi aspetti legati a Galleria nazionale d'arte moderna e contemporanea, dalla sua origine alla sua evoluzione e alle implicazioni che ha nel mondo di oggi. Inoltre, analizzeremo le possibili opportunità e sfide che derivano dalla presenza di Galleria nazionale d'arte moderna e contemporanea nella nostra società.
Galleria Nazionale d'Arte Moderna e Contemporanea | |
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La Galleria durante un'esposizione del 2011 sulla pittura britannica dell'epoca vittoriana | |
Ubicazione | |
Stato | Italia |
Località | Roma |
Indirizzo | Viale delle Belle Arti 131, 00197 Roma |
Coordinate | 41°55′01.37″N 12°28′47.93″E / 41.917046°N 12.47998°E |
Caratteristiche | |
Tipo | Museo nazionale di arte moderna e arte contemporanea |
Istituzione | 1883 |
Fondatori | Guido Baccelli |
Apertura | 5 marzo 1885 |
Proprietà | Stato Italiano |
Direttore | Renata Cristina Mazzantini |
Visitatori | 237 042 (2022) |
Sito web | |
La Galleria Nazionale d'Arte Moderna e Contemporanea è un museo statale italiano con sede a Roma.
Custodisce la più completa collezione dedicata all'arte italiana e straniera dal XIX secolo a oggi. Tra dipinti, disegni, sculture e installazioni, le quasi 20.000 opere della raccolta sono espressione delle principali correnti artistiche degli ultimi due secoli, dal neoclassicismo all'impressionismo, dal divisionismo alle avanguardie storiche dei primi anni del Novecento, dal futurismo e surrealismo, al più cospicuo nucleo di opere di arte italiana tra gli anni ’20 e gli anni ’40, dal movimento di Novecento alla cosiddetta scuola romana, per giungere all’ultimo cinquantennio del secolo scorso.
È di proprietà del Ministero per i beni e le attività culturali, che dal 2014 la ha annoverata tra gli istituti museali dotati di autonomia speciale.
La seguente descrizione è riferita all'allestimento delle sale precedenti al riordino del 2016 quando gli spazi sono stati completamente rinnovati e riallestiti.
La Galleria Nazionale nasce nel 1883, pochi anni dopo la costituzione dello Stato unitario italiano (Roma era diventata capitale d'Italia nel 1871), poiché si sentiva la necessità di un museo dedicato agli artisti contemporanei viventi o scomparsi da poco. La prima sede della Galleria fu il palazzo delle Esposizioni di via Nazionale, la cui istituzione si deve all'opera del ministro Guido Baccelli. Ben presto, però, questa sede si rivelò insufficiente ad accogliere quadri e sculture che nel tempo erano aumentati di numero. Vi era poi un altro inconveniente: ogni volta che si teneva una mostra temporanea, le opere esposte dovevano essere rimosse.
Così, nel 1911, si colse l'occasione dell'Esposizione nazionale celebrativa del cinquantenario dell'Unità d'Italia per costruire a Valle Giulia l'edificio attuale come sede stabile della Galleria. Il palazzo delle belle arti venne progettato dall'architetto e ingegnere romano Cesare Bazzani (autore, tra le altre cose, del Palazzo del Ministero della pubblica istruzione e dell'ospedale Fatebenefratelli).
Nel 1933 anche questo edificio divenne insufficiente ad accogliere tutte le opere che erano giunte in galleria per acquisto o per donazione. Sempre ad opera di Bazzani si progettò e si inaugurò in quell'anno un ampliamento che raddoppiò lo spazio espositivo. Queste nuove sale non entrarono in possesso della Galleria perché vennero occupate da una "Mostra della Rivoluzione fascista", che con tabelle, grafici, foto e opere artistiche voleva glorificare le principali conquiste del regime.
Nel 1941 divenne sovrintendente della Galleria Nazionale Palma Bucarelli, la quale mantenne l'incarico per oltre 30 anni fino al 1975. A lei si deve un'importante opera di svecchiamento della cultura italiana e di apertura verso le più moderne sperimentazioni internazionali. Ella si adoperò per dotare la Galleria di tutti quei servizi che oggi sono considerati indispensabili ad una struttura museale moderna: servizio didattico, biblioteca, caffetteria, libreria, presentazione di libri, incontri con gli artisti. Non mancarono incontri mondani come le sfilate di moda. In questa opera si avvalse di collaboratori di prim'ordine come Nello Ponente, Giovanni Carandente, Corrado Maltese, Maurizio Calvesi, Giorgio de Marchis.
Per salvare le opere d'arte dai pericoli della guerra in corso la sovrintendente le portò segretamente nel palazzo Farnese di Caprarola (in provincia di Viterbo, non lontano dal lago di Vico), quindi a Castel Sant'Angelo.
Dopo la liberazione di Roma (4 giugno 1944) si poté procedere alla riapertura della Galleria, pur tra mille difficoltà. Seguirono anni di grandi mostre che permisero agli italiani di conoscere artisti che il regime aveva cercato di nascondere. Nel 1953 si tenne una grande mostra su Picasso, nel 1956 su Mondrian, nel 1958 su Pollock, nel 1959 si ebbe l'esposizione del grande sacco di Burri che destò scandalo, nel 1971 con la mostra di Piero Manzoni la sovrintendente Palma Bucarelli rischiò il suo posto. In questa opera di innovazione culturale ebbe al suo fianco i critici e storici dell'arte Giulio Carlo Argan (Torino 1909 - Roma 1992) e Cesare Brandi (Siena 1906 - Vignano SI 1988).
Nel 1973 giunsero i finanziamenti statali per un ulteriore ampliamento della galleria, su progetto di Luigi Cosenza, la cui inaugurazione avvenne nel 1988.
Nel 1975 con l'istituzione del Ministero per i Beni Culturali la Galleria acquisisce il titolo di Soprintendenza Speciale. Nello stesso anno il pensionamento della sovrintendente Palma Bucarelli segna una nuova fase, in cui il " museo d'avanguardia", da lei concepito e sviluppato, non mantiene allo stesso livello il ruolo di apertura verso l'arte contemporanea. Sotto la direzione di Italo Faldi, dal 1975 al 1978, la Galleria rafforza i compiti di conservazione e valorizzazione attraverso un programma articolato di mostre sull'arte italiana dell'Otto e Novecento e sull'arte europea e americana, in un quadro di collaborazione internazionale. Tra il 1978 e il 1982 il nuovo sovrintendente Giorgio de Marchis riprende le linee essenziali degli indirizzi della Bucarelli, calandole nella nuova situazione sociale e culturale della fine degli anni Settanta. La Galleria è nella sua concezione un museo dinamico al passo con i tempi, è insieme centro di studi, produttore di cultura e servizio pubblico. Come centro di studi il museo promuove, oltre alla conoscenza delle collezioni e all'attività delle mostre, anche l'uso delle strutture didattiche, informative e di documentazione (biblioteca, archivio, sala proiezioni, conferenze). In quanto museo di arte moderna è necessariamente un luogo di «sconfinamento» che accoglie e promuove attività culturali di varie discipline, dal teatro alla musica al cinema alla danza. Il programma delle mostre organizzate corrisponde a precise linee di studio dell'arte italiana e straniera del XIX e XX secolo, coerenti con le collezioni e la storia del museo. Nel momento in cui inizia a manifestarsi il fenomeno del consumo delle mostre di massa, de Marchis pone l'accento sull'attività espositiva museale come produzione culturale. Le numerose esposizioni organizzate in questo periodo riguardano contributi, spesso ancora oggi di notevole vitalità, sulla storia dell'arte del Novecento (De Chirico, Arte Astratta, Leoncillo), sulla storia stessa del museo e delle collezioni, indagata nella prospettiva ampia della storia della cultura (Roma 1911), sulla situazione contemporanea( Arte e critica, 1980 e 1981), anche relativamente alla recente minimal art attraverso le sculture della collezione Panza di Biumo (1980).
Dagli anni Settanta si datano alcune importanti donazioni che per la loro vastità ebbero sede in edifici staccati dalla Galleria, in modo da formare una serie di musei satelliti. Nel 1979 si ebbe la donazione Manzù di Ardea che aprirà al pubblico nel 1981. Nel 1986 viene donata la collezione dell'anglista Mario Praz (aprirà nel 1995 nel palazzo Primoli in via Zanardelli). Nello stesso 1995 aprirà il museo Boncompagni Ludovisi per le arti decorative, la moda e il costume in via Boncompagni (la donazione del 1972 era stata ostacolata dagli eredi).
Tra il 1995 e il 1999 tutto l'edificio venne sottoposto a grandi lavori di restauro e si procedette al riordinamento delle collezioni. Questi lavori utilizzarono i fondi stanziati per il Giubileo del 2000, sotto l'egida della sovrintendente Sandra Pinto.
Nel 1997 la Galleria riceve la donazione Schwarz di arte surrealista e Dada, colmando così una sua importante lacuna.
Nel 1998 viene bandito il concorso per un nuovo centro per le arti contemporanee da realizzarsi nel quartiere Flaminio al posto della caserma Montello in Via Guido Reni, che viene vinto dall'architetta anglo-irachena Zaha Hadid. I lavori si concludono nel 2020 con l'inaugurazione del MAXXI - Museo nazionale delle arti del XXI secolo. Nonostante le intenzioni iniziali fossero quelle di concepire il nuovo museo come naturale continuazione della Galleria Nazionale d'Arte Moderna, le due istituzioni continuano ancora oggi la propria attività in parallelo.
Nel 1999 viene bandito un altro concorso, questa volta per l'ampliamento dell'edificio della Galleria a Valle Giulia. Il progetto vincitore è degli architetti Diener & Diener e prevede l'abbattimento dell'Ala Cosenza e la costruzione di un edificio completamente nuovo alle spalle della sede storica. Nel 2003 i lavori vengono sospesi a tempo indeterminato e non saranno più ripresi.
Dal 1º luglio 2004 è Maria Vittoria Marini Clarelli la sovrintendente della Galleria. Nel 2011 è stato realizzato un riallestimento e riordino delle opere della Galleria che hanno conferito una veste caratterizzata da un forte impatto visivo ed estetico grazie all'originale progetto dell'arch. Federico Lardera. Per completare i lavori, nel 2014 è stata acquistata ed installata nella hall d'ingresso al museo l'opera Filo rosso dell'artista Paola Grossi Gondi.
Nell'ottobre 2016 viene inaugurato il nuovo allestimento della Galleria, basato su un progetto originale che, riducendo il numero delle opere in esposizione, introduce la chiave di lettura non cronologica alla base dell'esposizione principale "Time is out of joint." Oltre al nuovo allestimento delle sale vengono ridefiniti la zona di accesso ai servizi, denominata "welcome area," la libreria e la Sala delle Colonne. Pur conservando la denominazione istituzionale di Galleria Nazionale d'Arte Moderna e Contemporanea, nella propria comunicazione il museo abbandona l'acronimo G.N.A.M. e adotta un nuovo nome: "La Galleria Nazionale" in quanto solo e unico museo nazionale di arte moderna e contemporanea in Italia.
La seguente descrizione è riferita all'allestimento delle sale precedenti al riordino del 2012. Nel 2016 gli spazi sono stati inoltre completamente riallestiti.
Il salone è dedicato al periodo di passaggio tra neoclassicismo e romanticismo, tra la fine del Settecento e l'inizio dell'Ottocento.
Importante esempio di scultura neoclassica è:
Alle pareti la grande pittura storico e mitologica. Gli artisti romantici dipingono episodi della storia italiana per incitare il popolo alla ribellione contro l'oppressore austriaco. Negli anni seguenti al congresso di Vienna, infatti, l'Italia era divisa in tanti stati, mancava ogni forma di libertà e l'Austria dominava direttamente sul Lombardo Veneto, mentre influenzava gli altri stati. Fra i vari quadri presenti nella sala consideriamo:
Altre opere presenti nella sala sono:
Si segnala inoltre la presenza di dipinti di Vincenzo Camuccini, di Bernardo Celentano e di sculture di Pelagio Palagi.
La sala presenta il panorama composito ed internazionale di Roma nel primo Ottocento ("Internazionalismo Romano").
È così chiamata per la presenza, al centro di essa, della statua di:
La statua rievoca una dei più famosi miti dell'antichità greca e romana, quello di Psiche e Amore, da cui il termine psicologia. Questa statua è citata da Argan nella sua storia dell'Arte. Nella stessa sala, sempre di Pietro Tenerani: Ritratto della principessa Zenaide Wolkonsky, 1850 e Pellegrino Rossi.
LE SCUOLE TOSCANE
La sala è dedicata alla pittura toscana della prima parte dell'Ottocento, caratterizzata dalla presenza del movimento macchiaiolo, forse il più importante e originale movimento artistico italiano di quel secolo. Il movimento si fondava sul principio che la visione della realtà non sia altro che un insieme di macchie colorate, più o meno intense per effetto della luce e che, compito del pittore non fosse di ritrarre le cose come si sa che obbligatoriamente sono, ma di rendere nel modo più diretto l'impressione ottica. Il Caffè Michelangiolo (in via Larga, oggi Cavour; una targa lo ricorda) a Firenze fu luogo di raduno dei Macchiaioli, mentre Pergentina (subito fuori Firenze, lungo il torrente Affrico) e Castiglioncello (sulla costa, non lontano da Livorno) furono i luoghi preferiti per la pittura. Il pittore più importante e giustamente famoso fu Giovanni Fattori (Livorno 1825 - Firenze 1908), Telemaco Signorini fu il cervello del movimento, Adriano Cecioni e Nino Costa ne furono i teorici. Furono conosciuti alla mostra nazionale di Firenze del 1861. Il loro periodo migliore fu dal 1855 al 1865.
Al centro della sala la scultura di:
SCUOLE SETTENTRIONALI PIEMONTESE E LOMBARDO - VENETA.
La pittura del nord Italia di quegli anni è caratterizzata dalla presenza degli Scapigliati che si può vedere soprattutto in Giovanni Carnovali, detto il Piccio. Il Piccio è autore di una pittura giocata su trasparenze e velature. Gli Scapigliati si caratterizzano per il dissolvimento della forma nel colore forzando la sfocatura dei contorni e l'uso di pennellate discontinue e luminose, a queste Tranquillo Cremona dà una caratterizzazione patetica e sensuale.
La scapigliatura fu movimento letterario e artistico sviluppatosi in Lombardia tra il 1860 e il 1900. Esponenti di punta furono Emilio Praga e Arrigo Boito. Da: Universale Garzanti.
La sala è interamente dedicata a Domenico Morelli. Negli anni Settanta e Ottanta dell'Ottocento Domenico Morelli e Filippo Palizzi sono le figure centrali del panorama artistico napoletano e meridionale. Morelli (Napoli 1826 - 1901) elaborò uno stile verista fondato sulla preminenza del colore rispetto al disegno accademico, cercò di adattare la sua pittura a contenuti ancora romantici, letterari, religiosi, storici e simbolisti. Nel 1905 la Galleria acquistò tutto quanto era rimasto nello studio alla morte dell'autore, quadri, bozzetti, acquarelli e un gran numero di disegni. Negli anni in cui era sovrintendente Palma Bucarelli ben due sale erano dedicate al pittore. Da: Enciclopedia dell'Arte, 2002 Garzanti.
È il quadro principale della sala, lo si può vedere dal salone di Ercole, si pone così in colloquio con le grandi opere del romanticismo storico che caratterizzano quel salone. Da: Colombo - Lafranconi, Guida alla Galleria Nazionale d'Arte Moderna, 2004 Electa. Si narra che Tasso fosse segretamente innamorato di Eleonora d'Este e delle sue due dame di compagnia che si chiamavano Eleonora anch'esse. Da audioguida disponibile in Galleria nel 2008.
SCUOLE MERIDIONALI
Questa sala è dedicata agli artisti che sono nati, si sono formati e hanno operato a Napoli o nell'Italia Meridionale. Prende il nome dal marmo di:
I PALIZZI E LA PITTURA DI PAESAGGIO A NAPOLI.
Anche questa sala come le due precedenti è dedicata alla pittura a Napoli e nell'Italia Meridionale, bisogna tener conto che Napoli era alla fine del Settecento una delle più grandi città europee. La sala testimonia anche la presenza di pittori stranieri a Napoli e la possibilità di apertura internazionale che godevano i pittori che operavano in quella città.
I quattro fratelli Palizzi giunsero dall'Abruzzo a Napoli per studiare all'Accademia dove seguirono i corsi tenuti da Smargiassi, uno dei pittori della scuola di Posillipo. Con essi la pittura italiana prende contatto con la francese e precisamente con la scuola detta di Fontainebleau o di Barbizon, dal luogo dove si riunivano per dipingere all'aperto fuori dalle accademie. Il merito è del più anziano Giuseppe che, recatosi a Parigi nel 1844, vi rimase poi tutta la vita. Filippo, a cui appartengono la quasi totalità dei quadri presenti nella sala, è di gran lunga il più noto e il più importante, sia per la qualità dell'opera, sia per l'influenza che ebbe nell'affermarsi della corrente realistica. L'opera di Palizzi si sviluppa, in ambiente napoletano, in antitesi a quella di Morelli, autore di una pittura di storia e sostenitore di un ideale che trascende la realtà. Nel 1892 la Galleria riceve la donazione di 300 quadri e studi di Filippo Palizzi. È la prima donazione importante nella sua storia. I quadri di Filippo Palizzi sono ordinati per argomenti: uomini a cavallo, soldati, scene di vita campestre, animali (anche esotici).
La sala è dedicata agli artisti impressionisti e a quei pittori che si possono racchiudere con il nome di Scuola di Parigi, quindi comprende anche gli italiani che, al finire del secolo, si trasferirono a Parigi considerata ormai la capitale mondiale dell'arte.
L'impressionismo si basa sulla possibilità di rendere, attraverso il colore, le impressioni suscitate dalla realtà, con una preferenza per il paesaggio; per questo preferiscono dipingere all'aperto, fissando sulla tela le impressioni suscitate dalla realtà di luci e colori, con pennellate rapide senza seguire un disegno prestabilito e tracciato in precedenza.
La data di nascita è il 15 aprile 1874, quando Monet, Renoir, Sisley, Degas, Morisot e altri espongono dal fotografo Nadar. Erano quadri en plein air eseguiti lungo le rive della Senna, aiutati dai progressi della chimica che aveva prodotto i colori ad olio in tubetto, facili da usare fuori dall'atelier. La mostra fu un totale insuccesso di critica. Impressionismo fu il termine creato da un critico davanti al quadro di Claude Monet: "Impression: soleil levant", per evidenziarne i difetti, il disordine compositivo.
Tradizionalmente l'artista che dà l'avvio è Claude Monet, mentre quello che ne conclude l'esperienza, aprendo nuove vie è Paul Cézanne. Questa sala ospita i tre quadri al centro di un clamoroso furto avvenuto in Galleria nel maggio 1998: la sera del 19 furono rubati "Il Giardiniere" e "L'Arlesiana" di Vincent van Gogh e "Le Cabanon de Jourdan" di Paul Cézanne. La vicenda della rapina è descritta dettagliatamente nel libro "Ore 22, furto in galleria", a firma di Francesco Pellegrino e con l'introduzione di Walter Veltroni.
Il salone apre la parte della galleria dedicata alla seconda parte dell'Ottocento, anzi alle opere realizzate dopo il 1883, anno di costituzione del museo.
Il salone vuole celebrare l'epopea del Risorgimento con le grandi tele di Fattori e Cammarano delle battaglie commissionate dal giovane stato unitario e con la tela su Dogali ci parla delle ambizioni coloniali dell'Italia del tempo, mentre con il quadro emigranti di Adolfo Tommasi, anche gli artisti affrontano i nuovi problemi sociali che il si affacciano in quegli anni. Al centro il calco della statua di Giordano Bruno di Ettore Ferrari, vuole rendere omaggio alla componente più radicale del nostro Risorgimento.
La sala è dedicata ai toscani, nel periodo successivo a quello dei Macchiaioli. Prende il nome dalla statua posta al centro che è opera di un artista teorico del movimento appena citato.
Tutte le informazioni contenute in questa voce provengono da ripetute visite e da opere che sono state citate di volta in volta.
La sala prende il nome dalla grande tela di:
Raffigura la festa di San Pantaleone, patrono di Miglianico (in Abruzzo), realizzata tra il 1881 e il 1883, divenne la grande attrazione dell'Esposizione Internazionale di Roma del 1887, suscitando un vivace dibattito, soprattutto per il crudo realismo, assai distante dai suoi precedenti soggetti. La tela rappresenta un originale espressione del movimento verista che, si manifesta in quegli anni anche in campo letterario con I Malavoglia di Verga (1881).
Quando nel 1915 le collezioni della Galleria furono trasportate nell'edificio di viale delle Belle Arti, una commissione formata da Michetti, Bistolfi e Ojetti, ne fece l'ordinamento per regioni. Da: Bucarelli, La Galleria d'Arte Moderna, 1973 Istituto Poligrafico dello Stato, pag. 4.
La sala è così chiamata perché dedicata ai pittori veneti che risentono della tradizione della scuola veneta, caratterizzata dalla luminosità dei quadri, come era in Tiziano e del Tintoretto, gli artisti più rappresentativi di quella scuola. Forse l'artista più importante di questa pittura nell'Ottocento è Giacomo Favretto (Venezia 1842 - 1917), egli si dedicò alla pittura di paesaggio aderendo alla poetica dei macchiaioli, in seguito a quella di Costa e dei pittori napoletani. Di ritorno a Venezia, riuscì a far confluire le nuove acquisizioni pittoriche nel recupero della tradizione vedutistica veneziana settecentesca, con un linguaggio di sensibile raffinatezza che non escludse una nitida trascrizione naturalistica. Tra le sue opere più celebri: "Mattino alla Giudecca" 1892, Trieste, Museo Revoltella. Da Enciclopedia dell'Arte, 2002 Garzanti.
La sala è dedicata ai pittori italiani del Nord nel periodo relativo alla fine dell'Ottocento. La sala prende il nome dall'opera più grande posta al centro della stessa:
Giovanni Segantini (Arco, Trento 1858 - Schafberg, Grigioni 1899) è il più famoso dei divisionisti. "Conciliò i principi teorici del movimento con una visione nuova e intensa della natura, specialmente del paesaggio alpino. Il quadro è precedente all'adozione del divisionismo"(da: Palma Bucarelli, La Galleria Nazionale d'Arte Moderna, 1973 Istituto Poligrafico dello Stato, pag. 40). Dopo un'infanzia travagliata, uscito dal riformatorio di Milano, frequentò l'Accademia di Brera (1857-79) dove assimilò l'esperienza del naturalismo lombardo. Si ritirò a Pusiano in Brianza approfondendo la sua ricerca in direzione naturalistica. Si spostò poi a Savorgnino nei Grigioni iniziò a seguire la tecnica del divisionismo (per una definizione di questo movimento vedi la sala di Previati). Da: Enciclopedia dell'Arte, 2002 Garzanti.
La sala è dedicata a Gaetano Previati dopo la morte di Segantini divenne in Italia il campione del divisionismo. Il divisionismo è una tendenza artistica sorta in Italia nel penultimo decennio dell'Ottocento e operante fino al 1915 circa. I pittori divisionisti si imposero al pubblico e alla critica a partire dalla prima Triennale del 1891. Il divisionismo è preceduto in Francia dal Pointillisme di Georges Seurat e Paul Signac che avevano adottato il principio della scomposizione del colore con un rigore sconosciuto agli italiani.
Segantini, Previati e Morbelli associarono a un'immagine naturalistica una componente sentimentale che si traduce in una struttura filamentosa della pennellata (Previati), o materica (Segantini) o chiaroscurale (Morbelli). Il Positivismo influì su questa corrente artistica. Il positivismo fu un movimento filosofico europeo della seconda metà dell'Ottocento che deve al francese Auguste Comte il nome e l'esposizione teorica. Contrappose all'ideale romantico la positività di un metodo fondato sui fatti scientifici e un concetto della filosofia come sintesi delle scienze.
Un autoritratto di Previati è presente nella sala.
La sala era originariamente una veranda aperta sul giardino che affaccia su via Aldrovandi, successivamente si decise di chiuderla con ampie vetrate per aumentare lo spazio espositivo. Nella veranda Sartorio opere simboliste su tela di scuola romana di fine secolo con Sartorio, De Carolis, Nino Costa e altri.
Anche in questa piccola, ma luminosa sala, sono collocati i pannelli di Paolo Gaidano (vedi veranda Sartorio).
La sala è dedicata alla scultura di fine Ottocento che non mostra particolare originalità od elementi di innovazione. Al centro della sala è collocata la scultura:
Anche alcune tele:
Nel piccolo e luminoso ambiente, si trovano i pannelli di Paolo Gaidano di cui si è detto nella veranda Sartorio, al centro la scultura in bronzo:
Rappresenta una giovane donna, la Primavera, vista secondo i canoni michelangioleschi. Esempio dei più tipici dello stile floreale o liberty, opera dello scultore e illustratore palermitano vissuto prevalentemente a Roma (1855 - 1926). Nel 1880 espose con successo il modello per il Ciceruacchio (poi realizzato in bronzo e posto nella passeggiata di Ripetta), l'anno successivo a Parigi fu apprezzato per la sua "Nanà". Realizzò la quadriga bronzea sul palazzo di Giustizia a Roma. Eresse per se stesso il villino Ximenes in piazza Galeno a Roma nel più tipico stile liberty.
Roma 1911 L'ANNO DEL CINQUANTENARIO SALA 1
Questa sala, introduttiva del nuovo secolo, e le sale che seguono sono dedicate alla grande esposizione internazionale che si tenne a Roma nel 1911 in occasione del cinquantenario dell'unità d'Italia. In quell'occasione venne costruito il palazzo delle Belle Arti come sede stabile della galleria e venne urbanizzata la zona di Roma compresa tra Valle Giulia e viale Mazzini, venne altresì costruito ponte Risorgimento (primo ponte in cemento armato di Roma) per collegare le nuove zone.
Al centro la scultura:
"Grande maestro francese che cercò di conciliare, con l'immediatezza della visione impressionistica, il classicismo tradizionalmente legato ai temi e alle forme della scultura" Da: Palma Bucarelli, La Galleria Nazionale d'Arte Moderna, 1973 Istituto Poligrafico dello Stato. Le sue opere più importanti sono "Le penser" al Luxemburg di Parigi e "Il bacio" alla Tate di Londra, entrambe realizzate dopo il 1880. Osannato dai contemporanei, il suo studio fu frequentato da artisti, politici e gente del bel mondo. Da: Enciclopedia dell'Arte, 2003 Garzanti.
È il pittore della campagna romana, fece parte con Onorato Carlandi del gruppo dei "XXV della campagna romana". Di questo artista, nella Galleria Comunale d'Arte Moderna: "Speculum Dianae" bella raffigurazione del lago di Nemi di notte.
Bellissima immagine della campagna romana, con la terra color rosso per la presenza del tufo, sembra la campagna tra Appia e Ardeatina, verso il Divino Amore. Di questo artista, nella Galleria Comunale d'Arte Moderna: "Il Tevere a Castel Giubileo".
Roma 1911 L'ANNO DEL CINQUANTENARIO SALA 2
Si tratta di una saletta ricavata da un soppalco, ci si arriva salendo le scale dalla sala precedente, raramente è aperta al pubblico.
Ancora dedicata all'Esposizione del 1911 ma riservata ad artisti stranieri. Si segnalano:
Roma 1911 L'ANNO DEL CINQUANTENARIO SALA 3
Ancora una sala dedicata all'Esposizione del 1911, sembra prevalere il tema del lavoro, accanto ad artisti stranieri due opere del romano Ferruccio Ferrazzi (1891 - 1978).
Divisionisti del Novecento SALA 4
Il corridoio che affaccia sulla sala Balla è dedicato ai divisionisti della prima decade del Novecento, in Boccioni, Russolo e Cominetti, si avverte un presagio di futurismo.
ARMANDO SPADINI SALA 5
La saletta è dedicata al pittore fiorentino, romano di adozione, e ad altri che riportano nella loro pittura echi post impressionisti.
La sala è dedicata a una delle gemme della galleria:
Acquistato all'Esposizione di Roma del 1911 dopo pressioni di vario tipo al direttore della Galleria Ugo Fleres che non voleva acquistarlo. "È uno dei capolavori del maestro austriaco ed esemplare del suo stile: poetica per le immagini simboliche, musicale nella cadenza ritmica delle linee e nella sinfonia dei colori, minuziosa come un lavoro di oreficeria nel contesto delle lamelle d'oro e d'argento incastonate nella superficie dei colori che, trapassano dalla trasparenza di un velo alla vitrea durezza di uno smalto.. L'opera è citata in: Argan, L'arte Moderna 1770/1970, 1970 Sansoni; e in Mary Hollingswrth, L'arte nella storia dell'uomo, 1997 Giunti.
BALLA: GLI ESORDI E L'ESPERIENZA DIVISIONISTA SALA 7
I quadri di Balla presenti in Galleria sono frutto della donazione delle figlie dell'artista (1984), salvo alcune eccezioni. In questa sala troviamo il Balla divisionista. In quegli anni il suo studio era frequentato da Boccioni, Severini e Sironi.
Ha una cornice storica, non quella progettata da Balla. È stato acquistato dalla Galleria nel 1962.
LA RITRATTISTICA BELLA EPOQUE SALA 8
Nella sala sono presentate opere di ritrattistica mondana del primo decennio del secolo.
Vi è rappresentata l'attrice, amante di Alfred Edwads, personaggio dell'alta finanza e proprietario di giornali, tra cui Le Matin. Cadde in acqua dallo yacht e morì in circostanze non chiare. Vestita di nero squillante, su fondo scuro, rosa il fiocco alla vita e il volto, la mano sul fianco, lo sguardo fermo di una sicurezza quasi sfrontata. Esempio di femminilità parigina. Da: catalogo della mostra Boldini tenutasi in Galleria nel 2005.
Figlia di un ricchissimo industriale lombardo, moglie del marchese Camillo Casati, dal quale si separò ufficialmente nel 1914. Dal 1906 al 1938 fu amante e musa ispiratrice di Gabriele D'Annunzio che la chiamava Corè, ne fece la protagonista in "Forse che sì, forse che no". Luisa Amman, questo il vero nome, fu capace di creare un vero e proprio culto intorno alla propria persona leggendaria, eccentrica, misteriosa. Sempre originale, elegantissima, magnetica, accentratrice, protettrice di artisti (Sarah Bernhardt), collezionista anche di suoi ritratti commissionati ad artisti e fotografi. La marchesa conobbe e ospitò Boldini che la chiamava "La Divina". Da: catalogo mostra su Boldini alla Gnam del 2005.
Il salone è dedicato alle Avanguardie storiche che si affermano nei primi trent'anni del Novecento e si articolano in veri e propri movimenti legati concettualmente tra loro e preparatori l'uno dell'altro, essi sono: Espressionismo (Die Bruke 1905, non presente in Galleria /Fauves 1905), Cubismo 1907 / Futurismo 1910, Astrattismo (Der Blaue Reiter 1911 / Neoplasticismo 1917), Dada anni '20, Metafisica 1917 (vedi sala De Chirico) e Surrealismo 1930 (vedi collezione Arturo Schwarz).
Espressionismo Nel 1905 a Dresda, in Germania, un gruppo di giovani pittori, nell'intento di rinnovare il linguaggio dell'arte, formula un vero e proprio programma e si dà nome Die Brucke, ovvero Il ponte, la strada verso il futuro inteso come rinnovamento dell'arte. Gli artisti di questo gruppo ritengono che ogni opera possa in qualche modo influenzare il comportamento di chi la osserva e proprio per sensibilizzare il pubblico ai problemi della realtà sociale, rappresentano spesso temi legati alla vita delle classi più disagiate, utilizzando forme schematiche e colori violenti che comunicano grande drammaticità e tensione. Le immagini subiscono una deformazione violenta che esprime la tensione psicologica dell'artista. Nel 1911 il gruppo si scioglie, ne hanno fatto parte: Ernest Kirchner, Emil Nolde, Max Pechstein e altri. L'espressionismo tedesco è anche una corrente letteraria.
In Francia, sempre nel 1905, si manifesta il gruppo dei Fauves, cioè Le belve, l'attenzione degli artisti è rivolta principalmente al colore, alla pennellata larga e corposa e non a ciò che si rappresenta. Principali esponenti sono: Henri Matisse, Maurice de Vlaminck, André Derain, Kees Van Dongen. Nel 1907 il gruppo si scioglie.
Cubismo Il più importante movimento di avanguardia del secolo: Pablo Picasso e Georges Braque ne sono i fondatori in Francia nel 1907. Partono dallo studio della realtà, ma la scompongono per poi costruirla sulla tela in un particolare ordine che annulla la distinzione tra le figure, gli oggetti e lo spazio in cui sono inseriti. Arrivano al cubismo in seguito allo studio delle forme geometriche di Cezanne e allo studio della scultura primitiva africana che Matisse aveva fatto conoscere. Il termine cubismo fu coniato dalla stampa nel 1908 in seguito all'esposizione di alcune tele di Braque in cui le case erano ridotte a piccoli cubi: Case all'Estaque, (rilievo collinare nel Sud della Francia) 1908, oggi a Berna. Per Apollinaire "con il cubismo l'arte non è più imitazione, ma pensiero" (da Apollinaire, Pittori cubisti, 1911).
Futurismo Nel 1909, in Italia e in Francia (sul Figarò di Parigi il 20 febbraio) viene pubblicato il manifesto del Futurismo (Marinetti) che interessa letteratura, teatro e cinema. Nel 1910 segue il Manifesto della pittura futurista e nel 1912 quello dell'architettura. Firmano il manifesto tecnico della pittura futurista: Boccioni, Carrà, Russolo, Balla e Severini. Il sogno futurista è quello di distruggere il passato, solo il futuro può esistere e ad esso bisogna tendere, rinnovandosi continuamente, abbandonando le regole imposte dalla tradizione. Le immagini, i suoni e le parole non possono che essere nuove in un mondo sempre più rinnovato dalle macchine e in continua e veloce trasformazione. La rappresentazione di effetti di movimento è dunque alla base della pittura e della scultura futurista. Dal manifesto: "Un cavallo in corsa non ha quattro zampe ma venti...". Dopo la prima guerra mondiale alcuni artisti propongono il secondo futurismo, vedi salone Novecento.
Astrattismo L'arte astratta inizia nel 1910, quando Kandinskij esegue un acquarello fatto di macchie di colore accostate a segni a penna: "Senza titolo", 1910 Parigi, Museo d'Arte Moderna. Nel 1911 Vasilij Kandinskij e Franz Marc fondarono a Monaco il movimento Der Blaue Reiter, cioè "Il cavaliere azzurro" sostenendo, come i cubisti, che l'immagine per comunicare non ha bisogno di rappresentare la natura, sensazioni, emozioni, idee vengono suscitate dai colori, dalle linee, dalle luci indipendentemente da ciò che significano. Con l'astrattismo l'arte vuole comunicare contenuti interiori, spirituali; non vuole interpretare la realtà, l'arte diventa espressione della vita psicologica dell'individuo. Questo movimento può definirsi astrattismo lirico. Altri esponenti importanti sono Paul Klee e August Macke. Per Klee: "L'artista opera in modo irrazionale".
Nel 1917 in Olanda si afferma il neoplasticismo diffuso attraverso la rivista "De Stijl" dal pittore Piet Mondrian. I dipinti di Mondrian sono quasi ossessivamente basati su linee orizzontali e verticali che separano settori di colore compatto, privo di sfumature, quasi sempre colore primario: rosso, giallo, blu, Mondrian tende ad eliminare ogni interpretazione soggettiva e a risolvere ogni problema compositivo come se costruisse la dimostrazione di un teorema.
Avanguardie russe Dopo aver conosciuto cubismo e futurismo gli artisti russi creano movimenti artistici d'avanguardia di rilievo internazionale. Raggismo. Fondato dai coniugi Larianov, si definisce sintesi di Cubismo e Futurismo, è caratterizzato da linee scattanti e dinamiche, simili a raggi luminosi uniti a colori molto vivi.
Suprematismo. Fondato nel 1915 da Kazimir Malevic nel quale per la prima volta un'opera d'arte è formata solo da forme geometriche, le ricerche simili di Mondrian sono posteriori.
Costruttivismo. Fondato da Vladimir Evgrafovič Tatlin nel 1915, propone un'arte socialmente impegnata, il campo di ricerca privilegiato è il disegno industriale e l'architettura. Di Tatlin è il progetto mai realizzato del "Modello per il monumento alla Terza Internazionale" 1919-20.
Di tutti i quadri presenti nella sala ne scegliamo uno per ogni movimento di avanguardia, che sia esplicativo dello stesso.
Le opere presenti in questa sala e nella successiva sono frutto di una donazione privata del 1997. Il movimento nasce nel 1916 a Zurigo dove si erano rifugiati artisti e intellettuali allo scoppio della prima guerra mondiale visto che la Svizzera era un paese neutrale. Tre anni prima Duchamp aveva creato "La ruota di bicicletta". Partendo dalla volontà di rompere con la società e la cultura che ha portato alla guerra, questi artisti hanno creato un movimento che infrange tutte le regole, anche quelle del linguaggio e dell'arte, la parola d'ordine è "niente", la stessa parola Dada, afferma Tzara, non significa nulla. Marcel Duchamp vede un mondo pieno di oggetti realizzati in serie, per combattere tale conformità di gusto prende tali oggetti e li espone, come nel caso dell'orinatoio, chiamato fontana e firmato Mutt, presentato nel 1917 a New York.
Oltre a Duchamp sono esponenti del movimento Dada: Man Ray, Francis Picabia e Hans Arp.
La sala si trova nel soppalco realizzato al di sopra della sala precedente. Il surrealismo, o realtà superiore, è un movimento letterario e artistico che ha rivalutato la parte irrazionale dell'uomo, cioè il mondo dell'inconscio, dell'immaginazione, del sogno, degli impulsi psichici, la parte più profonda della nostra mente, di cui non abbiamo coscienza. Per il poeta André Breton, che pubblicò il primo manifesto, il Surrealismo deve esprimere il pensiero in modo "automatico", senza il controllo della ragione. La creazione artistica diviene così immediata, automatica, capace di registrare ogni palpito interiore o vibrazione psicologica. L'arte surrealista si basa sulle ricerche psicoanalitiche compiute da Sigmund Freud. Simpatizzano con i movimenti più radicali di quegli anni. La prima mostra collettiva è stata allestita a Parigi nel 1925 con Man Ray, Arp, Masson, Picasso, Ernest e Mirò, in seguito si aggiunsero Magritte e Dalì.
IL RITORNO AI VALORI ARCAICI DI UN'ITALIA RURALE SALA 12
La sala è dedicata, come la seguente, a quegli artisti che, fra i due conflitti mondiali, aderirono al movimento artistico denominato "Valori plastici", prima e "Novecento" poi. Il ritorno all'ordine è inteso come ristabilimento della tradizione e vuole il recupero della tradizione primitivista (Giotto) e rinascimentale.
Valori plastici È un movimento artistico italiano legato alla rivista fondata da Mario Broglio (1918-22) che accolse nelle sue file artisti di varia formazione: Carrà, Morandi, De Chirico, Soffici e gli scultori Melli e Martini. Pubblicò monografie su artisti italiani e artisti e movimenti stranieri. Mentre la rivista ebbe un'importante funzione informativa, il movimento fu chiaramente orientato verso il richiamo all'ordine, ed esaltò i valori della forma rifacendosi alla tradizione del Tre Quattrocento.
NOVECENTO Movimento artistico italiano caratteristica espressione della cultura nazionale uscita dalla prima guerra mondiale, sancì la rinuncia agli ideali delle avanguardie, per elaborare, in chiave nazionalistica, i principi di "un ritorno all'ordine": la tradizione primitivista (Giotto) e rinascimentale, lo studio della forma - volume, le cui premesse si trovano già in Valori Plastici e nella pittura metafisica di Carrà e De Chirico. Fu equivalente al Novecento letterario e musicale. Del 1922 è il suo atto di nascita con l'esposizione alla Galleria Pesaro di Milano di un primo raggruppamento (Bucci, Funi, Malerba, Oppi, Sironi, Dudreville e Marussig. Per la Biennale del 1924, nella presentazione Margherita Sarfatti, auspicava un più largo schieramento di forze. Critici d'arte favorevoli al movimento furono Massimo Bontempelli (curatore della rivista Novecento con Curzio Malaparte), Maraini e Ugo Ojetti.
La sala è dedicata a Giorgio De Chirico e alla METAFISICA, dal greco oltre il fisico, il movimento artistico concepito da lui e da Carrà nel 1917 a Ferrara. A differenza del futurismo, nei dipinti della Metafisica domina l'assoluta immobilità. Le scene sono popolate da strani manichini al posto degli esseri viventi: lo spazio, sempre definito prospetticamente, è irreale, appare limitato da costruzioni o elementi di paesaggio secondo un ordine non reale, tanto da far pensare ai sogni. All'interno di scenari impossibili, gli oggetti sono accostati in modo assurdo e proiettano ombre ingigantite e incombenti. Il mondo metafisico è vuoto e disabitato. Oltre a De Chirico e Carrà altri esponenti furono Giorgio Morandi, Alberto Savinio (il fratello di De Chirico) e Filippo de Pisis.
Il salone è dedicato agli artisti più rappresentativi degli anni Trenta riconducibili al movimento artistico Novecento. Si possono considerare gli artisti "ufficiali" del regime dell'epoca.
Sui lati corti del salone due opere di grandi dimensioni testimonianza dell'arte che il fascismo richiedeva per la decorazione dei palazzi pubblici. Entrando nel salone dalla sala "Aria di Parigi":
Entrando nel salone dalla sala "Ritorno ai valori arcaici di una società rurale":
Sono opere riconducibili al movimento "Novecento":
Tra le sculture riconducibili allo stesso movimento artistico:
Sono opere riconducibili al SECONDO FUTURISMO o Aeropittura.
Non sono riconducibili al movimento Novecento, ma si possono considerare opere di EVASIONE rispetto al clima culturale e politico del tempo:
Sono opere apertamente in DISSENSO rispetto al regime, che usano le modalità dell'Espressionismo che si è già visto nel salone delle Avanguardie:
Il corridoio centrale del salone è denominato IL RITIRO DEI POETI E DEI PITTORI:
GUTTUSO, MANZU' E L'ARTE DA CORRENTE AL NEOREALISMO SALA 16
La sala è dedicata al Neorealismo, movimento culturale nato nel periodo di impegno politico della Resistenza che guarda all'aspetto sociale e soprattutto alla vita dura ma dignitosa degli umili, con linguaggio comprensibile alle masse. Il neorealismo si esprime in letteratura con Pavese, Vittorini, Fenoglio, Pratolini; e nel cinema con Rossellini (autore di Roma città aperta), Visconti (autore de La terra trema) e De Sica (autore di Ladri di biciclette e Sciuscià).
FRONTE NUOVO, NEOREALISMO, POSTCUBISMO SALA 18
La sala rappresenta le ricerche artistiche dell'immediato dopoguerra.
EVOLUZIONE E APPRODI DELL'ARTE ASTRATTA SALA 19
Anche questa sala è dedicata alle molteplici voci artistiche del dopoguerra italiano, con prevalenza di artisti operanti a Roma.
SCULTURA NON FIGURATIVA NEGLI ANNI CINQUANTA E SESSANTA SALA 20 (temporaneamente chiusa)
Questo settore della Galleria espone opere d'arte prodotte da artisti italiani e stranieri dopo la seconda guerra mondiale fino agli anni Settanta. La prosecuzione naturale della Gnam sarà il costituendo MAXXI: Museo dell'Arte del XXI secolo, che sorgerà nelle ex caserme di via Guido Reni nel quartiere Flaminio di Roma.
L'attuale sistemazione delle opere nelle sale risale a giugno 2005.
SALA SEGNO GESTO MATERIA: CONFRONTI INTERNAZIONALI.
Dopo la seconda guerra mondiale l'arte denuncia il mondo borghese per aver generato gli orrori del conflitto. Il dissenso si esprrime attraverso la dissoluzione della forma tradizionale, progettata, riconoscibile. Questa ARTE INFORMALE, si sviluppa tra gli anni Cinquanta e Sessanta in Europa, negli Stati Uniti e in Giappone con un linguaggio caratterizzato da velocità di esecuzione e improvvisazione. Esprime l'angoscia dell'artista. Tre sono i principali indirizzi:
- LA PITTURA SEGNICA, una sorta di scrittura astratta (vedi più avanti Capogrossi e Cy Twombly).
- LA PITTURA GESTUALE, ossia l'azione dell'artista che aggredisce la tela con i suoi gesti (vedi in questa sala Pollock, più avanti Vedova).
- LA PITTURA MATERICA, che ingloba nel dipinto materiali eterogenei (vedi in questa sala Fautrier, più avanti Burri).
Questa sala offre subito una panoramica internazionale sull'arte dell'immediato dopoguerra.
SALA FONTANA
Alla prima sala dedicata ad un'apertura internazionale si passa in questa che è dedicata ad un artista argentino di origini italiane che ha operato a lungo in Italia: Lucio Fontana (Rosario di Santa Fè 1899 - Varese 1968), celebri sono i suoi tagli sulle tele dove l'artista cerca la terza dimensione nel quadro. Ogni suo quadro è opera di improvvisazione, come un pezzo di jazz. Le opere in questa sala solo dovute alla donazione Teresita Fontana del 1991.
Per Maurizio Calvesi "Giuseppe Capogrossi fu insieme a Lucio Fontana i Coppi e i Bartali dell'arte italiana del dopoguerra" (da intervista a la Repubblica). Capogrossi (Roma 1900 - 1972) dopo gli studi e un soggiorno a Parigi negli anni 1928 - 1933, venne a contatto con Scipione e Mafai, fondò insieme a Cagli la cosiddetta Scuola Romana. Nel 1949 passò alla pittura astratta, partecipando con Burri (che vedremo nel salone successivo) al gruppo Origine e firmando il VI Manifesto Spazialista con Fontana, Crippa e Dova (1953). In questi anni eseguì la serie delle "Superfici" che troviamo in questa sala, composizioni in cui si dispongono, in una tessitura grafica variabile, segni costanti di elementare semplicità "E" detti forchettoni. I forchettoni possono essere filiformi, densi o macrosegni. Si tratta di: "Segni elementari belli come graffiti rupestri" Maria Vittoria Marini Clarelli in occasione di una conferenza in Galleria.
Palma Bucarelli in La Galleria Nazionale d'Arte Moderna, 1973 Istituto Poligrafico dello Stato, fa una bella similitudine con le opere architettoniche di Nervi e Morandi in cui il segno è anche elemento strutturante.
Tutte le opere presenti nella sala sono dovute alla donazione Cardazzo del 1968-76.
SALONE DELL'INFORMALE E DEL SUPERAMENTO DELL'INFORMALE
La parte bassa del salone, quella vicina alla sala di Fontana, è dedicata ad Alberto Burri (Città di Castello 1915 - Nizza 1995), un altro grande protagonista dell'arte informale italiana. Laureato in medicina, cominciò a dipingere nel 1944 mentre era prigioniero di guerra in Texas. Tornato in Italia e stabilitosi a Roma si dedicò completamente alla pittura. Si impose all'attenzione internazionale allorché i suoi sacchi sbrindellati cominciarono ad apparire in pubblico. È l'immagine di una realtà desolata e logorata dal tempo: si vedono cuciture, pezzature, tele e lembi ammuffiti che nascondono una ferita, uno strappo fisico e morale. Nel 1956 Burri passò dai sacchi, ai legni e alle plastiche bruciate. Dal 1981 esiste a Città di Castello un museo a lui dedicato, la "Fondazione palazzo Albizzini", dal 1989 tale istituzione si è estesa agli ex seccatoi del tabacco. Questa parte del salone ricostruisce il percorso artistico di Burri dai primi gobbi e catrami, al "Grande sacco del 1952, ai legni, alle plastiche, ai ferri dei primi anni Sessanta, ai cellotex degli ultimi anni.
Dal soffitto pende l'opera di Alexander Calder, Mobile, 1958. Ferro e alluminio.
La parte alta del salone accoglie invece quegli artisti che hanno contribuito al superamento dell'Informale verso un'arte di tipo CONCETTUALE, particolare risalto è dedicato a PINO PASCALI. Tra gli artisti più rappresentativi citiamo:
Nel corridoio al centro del salone:
Questa sala è dedicata a quegli artisti che alla fine degli anni Quaranta avevano preso posizione per l'astrattismo. Nel 1952 il critico Lionello Venturi, che li aveva tenuti a battesimo, scrive "Otto pittori italiani" fra i quali Vedova, Turcato e Afro.
SALA ROMA ANNI SESSANTA
Roma negli anni Sessanta è motore dell'arte nazionale, anche la presenza del cinema è da stimolo a questa fioritura artistica.
SALA DOSSIER Qui vengono ospitare le esposizioni temporanee della Galleria.
È raggiungibile dalla fermata Galleria Arte Moderna | del tram 3 |
È raggiungibile dalla fermata Galleria Arte Moderna | del tram 19 |
Tutte le informazioni sulla storia della Galleria sono tratte da:
Tutte le informazioni sulle correnti artistiche presenti in Galleria, su singoli artisti o specifiche opere d'arte sono tratte da: Giulio Carlo Argan, L'arte moderna 1770/1970, 1970 Sansoni. AA.VV., Enciclopedia Universale dell'Arte, 1986 Istituto Geografico De Agostini, Novara. AA.VV., Enciclopedia dell'Arte, 2002 Garzanti. AA.VV., Storia universale dell'arte, 1997 Leonardo. Mary Hollingswrth, L'arte nella storia dell'uomo, 1997 Giunti. Bersi - Ricci, Il libro dell'arte, 1999 Zanichelli. Formilli - Marini, Percezione, immagine, arte, 1993 Sei. Stefano Zaffi, La storia dell'arte vol. XV, Electa.
Controllo di autorità | VIAF (EN) 155685834 · ISNI (EN) 0000 0001 2190 7996 · LCCN (EN) n80099106 · J9U (EN, HE) 987007336957905171 · WorldCat Identities (EN) lccn-n80099106 |
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