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Nausicaa | |
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Nausicaa ritratta da Frederic Leighton, nel 1878 | |
Saga | Ciclo Troiano |
Nome orig. | Ναυσικά (Nausikáa) |
Lingua orig. | Greco antico |
Autore | Omero |
Caratteristiche immaginarie | |
Specie | umano |
Sesso | femmina |
Professione | principessa |
Nausicaa (AFI: /nauˈzikaa/; in greco antico: Ναυσικάα?, Nausikáa e Ναυσικᾶ, Nausikâ) è una figura della mitologia greca che compare nell'Odissea di Omero. Figlia di Alcinoo, re dei Feaci e della regina Arete. Il suo nome, in greco antico, significa "colei che brucia le navi".
Nel libro VI dell’Odissea, Ulisse naufraga sulle coste dell'isola di Scheria, dove Nausicaa, consigliata da Atena, si era recata con le sue ancelle per giocare a palla e lavare delle vesti. Risvegliato dai loro giochi, Ulisse esce fuori da un cespuglio completamente nudo, facendo fuggire impaurite le serve, ed implora un po' di misericordia.
Nausicaa "dalle bianche braccia" lo accoglie con eleganza e cortesia, regalandogli dei vestiti e gli suggerisce la via per la dimora del padre Alcinoo, chiedendo di sua madre, la regina Arete, la cui saggezza è riconosciuta come superiore anche a quella del re, la quale si fida ciecamente del suo giudizio.
La principessa infine si avvia con il suo seguito, temendo che il popolo, vedendola insieme ad uno sconosciuto, possa fare del pettegolezzo. Successivamente Ulisse si reca alla reggia, dove viene accolto come ospite da Alcinoo e Arete.
Durante la sua permanenza, l'eroe omerico racconta le sue avventure, che occupano una porzione molto ampia del poema. Alcinoo, alla fine del racconto, gli regala una nave per far ritorno ad Itaca.
Nausicaa sembra quasi innamorarsi di Ulisse (che tra l'altro elogia la sua bellezza, che gli ricorda la dea Artemide), tanto che il sovrano propone a quest'ultimo la mano di lei.
La vicenda, esemplificativa del concetto di ospitalità (xenìa) presso gli antichi Greci, viene brevemente riassunta da Igino nelle sue Fabulae:
«Inde in insulam Phaeacum venit nudusque ex arborum foliis se obruit, qua Nausicaa Alcinoi regis filia vestem ad flumen lavandam tulit. Ille erepsit e foliis et ab ea petit, ut sibi opem ferret. Illa misericordia mota pallio eum operuit et ad patrem suum eum adduxit. Alcinous hospitio liberaliter acceptum donisque decoratum in patriam Ithacam dimisit.»
«Quindi arrivò sull'isola dei Feaci e nascose le sue nudità fra gli arbusti là dove Nausicaa, figlia del re Alcinoo, stava portando gli indumenti al fiume per lavarli. Allora egli strisciò fuori dalle fronde e le implorò aiuto. Mossa a pietà, gli diede un manto e lo condusse da suo padre. Alcinoo lo accolse dandogli una decorosa ospitalità, lo onorò con dei doni e lo inviò verso la sua patria, Itaca.»
Omero conferisce al personaggio di Nausicaa il significato letterario dell'amore inespresso (probabilmente uno dei primi esempi in letteratura di amore non corrisposto). Infatti, sebbene sembri piacerle Ulisse, dal momento che ella confida alle sue ancelle che desidererebbe avere un marito simile all'eroe e Alcinoo arriva addirittura a proporla a lui come moglie, non scatta una vera e propria relazione tra i due.
Nausicaa è anche una figura materna per il guerriero: lo cura, lo invita a casa e gli dice, al momento dell'addio, "Non dimenticarmi, perché ti ho ridato la vita", indicando così il suo status di "nuova madre" nei suoi confronti. Curiosamente, Ulisse non fa menzione del suo incontro con Nausicaa alla moglie Penelope e ciò fa ipotizzare ad alcuni studiosi l'esistenza di un livello di affetto molto più profondo che con le altre donne incontrate nel suo cammino.
Secondo una tradizione riportata da Aristotele e Ditti Cretese, dopo gli eventi narrati nell'Odissea, Nausicaa sposò Telemaco e ebbe da lui un figlio chiamato Persepoli o Ptoliporto.
Controllo di autorità | VIAF (EN) 25740452 · CERL cnp00812161 · GND (DE) 13157969X · WorldCat Identities (EN) viaf-25740452 |
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