In questo articolo esploreremo l'impatto di Acquedolci sulla società contemporanea. Fin dalla sua nascita, Acquedolci ha catturato l'attenzione di accademici, esperti e cittadini, generando dibattiti e riflessioni sulla sua rilevanza e influenza in vari ambiti della vita quotidiana. Attraverso un'analisi profonda e rigorosa, approfondiremo le diverse dimensioni che Acquedolci offre, dalla sua storia ed evoluzione alla sua proiezione nel futuro. Adottando un approccio interdisciplinare, esamineremo come Acquedolci ha trasformato e plasmato il modo in cui percepiamo e sperimentiamo il mondo che ci circonda.
Acquedolci comune | |
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Panorama di Acquedolci | |
Localizzazione | |
Stato | Italia |
Regione | Sicilia |
Città metropolitana | Messina |
Amministrazione | |
Sindaco | Alvaro Riolo (lista civica) dal 12-6-2017 |
Data di istituzione | 28 novembre 1969 |
Territorio | |
Coordinate | 38°03′N 14°35′E / 38.05°N 14.583333°E |
Altitudine | 16 m s.l.m. |
Superficie | 12,93 km² |
Abitanti | 5 462 (30-6-2022) |
Densità | 422,43 ab./km² |
Comuni confinanti | Caronia, San Fratello, Sant'Agata di Militello |
Altre informazioni | |
Cod. postale | 98070 |
Prefisso | 0941 |
Fuso orario | UTC+1 |
Codice ISTAT | 083107 |
Cod. catastale | M211 |
Targa | ME |
Cl. sismica | zona 2 (sismicità media) |
Cl. climatica | zona B, 716 GG |
Nome abitanti | acquedolcesi o acquedolciani |
Patrono | san Benedetto il Moro |
Giorno festivo | 4 aprile e 7 agosto |
Cartografia | |
Posizione del comune di Acquedolci all'interno della città metropolitana di Messina | |
Sito istituzionale | |
Acquedolci (Acquaruci in siciliano, Euadauza (la Marina) in galloitalico ) è un comune italiano di 5 462abitanti della città metropolitana di Messina in Sicilia. Il dialetto parlato è il siciliano nella forma eteroglossa del Galloitalico.
Il paese di Acquedolci si affaccia sulla costa tirrenica settentrionale siciliana di fronte alle Isole Eolie. L'abitato si sviluppa alle falde del Monte di San Filadelfio o monte San Fratello, popolarmente chiamato dagli abitanti del posto " 'U Munti" (la Montagna). Il centro sorge lungo l'omonima pianura che origina il proprio nome da un piccolo torrente che corre lungo il Monte, un massiccio calcareo (816 m) che, nella sua estrema propaggine nord costituita da Pizzo Castellaro, ospita la suggestiva Grotta di San Teodoro, sito paleontologico affidato alla custodia del Parco Archeologico del Tindari. Il sito conserva una documentazione molto ricca e importante della storia faunistica e antropologica preistorica della Sicilia. Sulla sommità della montagna, nel territorio del Comune di San Fratello, sorgono antichi insediamenti greco-romani ed il santuario normanno dedicato ai santi martiri Alfio, Filadelfo e Cirino.
Il territorio comunale di Acquedolci è molto piccolo ed è delimitato dal torrente Furiano ad ovest e dal torrente Inganno ad est. Il Comune fa parte del Parco dei Nebrodi. Il paese, distante 92 km da Messina e 125 km da Palermo . La fertile pianura di Acquedolci è attraversata da sei piccoli torrenti (denominati in epoca spagnola “baranche“) e conosciuti come “valloni“, da est sono: l’Acquafredda, il Favara, l’Acquedolci, il Cruzzuluddu, il Barranca, il Corvo.
Sul territorio del Comune sono identificate ventotto contrade: Furiano, Badetta, Piano Telegrafo, Piano Cottone, Canneto Abate, Terreforti, San Pietro o Cruzzuluddu, Pilato, Catritti, SantaCatrina, Nicetta, Vetrana, Marchiseo, Scorcianebbia, Castellaro, Cartolari, Barranca, Buonriposo, Tressanti, Buffone, San Giacomo, Marina, Pianelle, Favara, Oliveto, Sant’Anna, Inganno, Sugherita, Tedesca.
Sono presenti colture agrarie di vigneti, oliveti, agrumeti e diversi frutteti . Negli ultimi anni il territorio si è rivelato ottimale per l'introduzione di coltivazioni di Mangifera indica (mango), Carica papaya (papaya) e Kiwi (frutto) che vengono esportati verso il nord Italia e l'estero.
Il santo patrono è San Benedetto il Moro che si festeggia il 4 aprile ed il 7 agosto. Nel mese di maggio si svolge la festa di San Giuseppe e la Fiera Storica istituita nell'anno 1498 da AntonioGiacomo Larcan.
Acquedolci è conosciuta per il Carnevale, uno dei più importanti della costa tirrenica siciliana.
“Acque deinde cognomate Dulci cum taberna hospitatoria”(cit. Tommaso Fazello -Lib. I – Dec. I- )
La storia di Acquedolci ha origini antiche che risalgono all'epoca Romana. Il nome stesso sembra derivare dal fatto che gli antichi romani, durante la Prima Guerra Punica, tra il 264 ed il 241 a.C., avrebbero individuato al largo della costa una sorgente sottomarina che gli consentiva i rifornimenti di acqua direttamente in mare. Durante l'epoca romana, Acquedolci, attraversata dalla Consolare Valeria, era una località di sosta presso la quale era possibile cambiare muli e operare lo scambio di posta. La località divientò parte della "Tavola Peutingeriana". In epoca medievale, la via Valeria diventa anche via Francigena percorsa da pellegrini che ad Acquedolci si riposano negli Hospitalia vicini al Castello e si recano in preghiera alla Chiesa di San Giacomo, meta da tempo immemorabile di pellegrinaggi giacobei e distrutta durante le incursioni dei Saraceni . Secondo la legenda la località attorno alla chiesa di San Giacomo, conosciuta anticamente come contrada " Tre Santi" ospitò per qualche tempo alcune reliquie dei tre santi martiri Alfio, Cirino e Filadelfo. La denominazione "Acquedolci" è avvolta nel mistero. È ormai certo che l'origine di questo nome non sia riconducibile agli scoli dei trappeti che lavoravano la canna da zucchero in epoca araba. Alla dominazione araba è invece riconducibile il nome della contrada Favara. La teoria dei trappeti che avrebbero dato nome alla località è tuttavia adottata per la realizzazione dello stemma comunale che viene descritto in questi termini: "alla piantagione di canna da zucchero, fiorita, al naturale, terrazzata di verde; alla campagna di argento mareggiata di azzurro". Tuttavia il nome del sito è ancora più antico dei trappeti stessi. Cicerone nel libro VII delle Verrine parla del porto commerciale e militare di Apollonia (l'antico nome greco di San Fratello), base per le imbarcazioni che difendevano la costa. Attraverso il "Carricatorum Aquarium Dulcium", Apollonia riforniva di viveri i romani e viveva del commercio dei prodotti locali (formaggi, olio, vino, frumento). Nell'Eneide si indica questa zona come "casa delle ninfe" dove, nei pressi di una grotta, scorrono "Acque Dolci", una delle tante spiagge secondo cui Enea sbarca durante il suo peregrinare attraverso il Mediterraneo. È certo che, in epoca araba, era presente un fondaco, un magazzino attorno al quale ruotava il commercio dei prodotti locali. Di questa struttura, presumibilmente affiancata da una locanda, da un ricovero per i cavalli e da una stazione di posta, si ritrovano riferimenti sia negli scritti di Tommaso Fazello che cita le "Acquae deinde cognomate Dulce cum taberna Hospitatoria", sia negli scritti di Maurolico che annota "Acquae Dulce Fundaco". In questa località, in epoca romana, si trovava una stazione per il cambio dei muli lungo la Via Valeria che attraversava questo territorio.
L'antico porto di cui parla Cicerone si trovava probabilmente in via del Caricatore nei pressi del castello, la "Taberna", di cui parla il Fazello, ed era posta nelle vicinanze dell'attuale stazione ferroviaria. La ricchezza di acqua nel territorio e la presenza di trappeti per la lavorazione dello zucchero sarebbero alla base dell'altra teoria sull'origine del nome.
Una terza teoria sull'origine del nome ha natura leggendaria. Secondo questa leggenda, sotto il territorio di Acquedolci scorrerebbero copiosi fiumi sotterranei, a causa dei frequenti smottamenti del monte San Fratello. Questi fiumi affiorerebbero a poche miglia dalla costa, rendendo l'acqua del mare dolce e potabile. La leggenda racconta inoltre, che gli antichi Romani, durante le guerre puniche, spesso attingevano acqua potabile direttamente in mare, evitando così di scendere sulla terraferma. Questa teoria dei fiumi sotterranei sembra essere confermata dalle recenti indagini effettuate nel sottosuolo dopo l'ennesima frana che ha colpito nel 2010, il paese di San Fratello. I rilevamenti indicano che la montagna rappresenta un enorme bacino idrico. Il nome Acquedolci quindi deriverebbe dalla presenza di sorgenti d'acqua dolce nel suo territorio. Ancora oggi una località della zona si chiama Favara, termine arabo che indica appunto una sorgente d'acqua. Fino a qualche decennio fa, prima di essere ricoperto, il piccolo torrente Favara faceva ruotare la macina del mulino posto a ridosso del muro di cinta del castello.
La storia dell'antico borgo ha origine tra la fine del XIV e l'inizio del XV secolo quando il feudo venne affidato dal re Martino I di Sicilia al cavaliere Ugerotto della casata catalana dei Larcan De Soto. Prima di Ugerotto il feudo era possedimento di Federico figlio di Vinciguerra d'Aragona il quale si ribellò a Martino e venne punito per il reato di fellonia. Dopo questi fatti Ugerotto avviò la costruzione della Torre dell'Atàlia che fu ultimata nel 1405 e fu il primo nucleo del complesso architettonico del Castello "Larcan-Gravina".
Notizie storiche precedenti all'investitura di Ugerotto Larcan De Soto indicano che tra i feudatari di Acquedolci furono:
Dopo le guerre del Vespro:
La presenza di un trappeto per la lavorazione dello zucchero è documentata intorno al 1400. Una torre venne fatta costruire all'epoca del Regno di Trinacria dai nobili Larcan nell'anno 1405 e restaurata ad inizio '500 da Antonio Giacomo Larcan in vista delle lotte di difesa della costa siciliana dai Saraceni. Intorno al 1530 la Torre ospitò Carlo V d'Asburgo in cui onore venne realizzata una campana dagli artigiani Trusso di Tortorici. Nei pressi del Castello era presente una locanda. Nei secoli successivi, attorno all'imponente torre (oggi rudere), si sviluppò un castello che venne ingrandito dalla famiglia Gravina (famiglia) e divenne nel '700 residenza del Principe di Palagonia . All'interno della struttura si trova la Chiesa di San Giuseppe (attualmente sconsacrata) che custodisce un altare barocco e l'originario pavimento maiolicato. Il castello è di proprietà del Comune. Il piccolo borgo di Marina Vecchia, si sviluppa nei pressi dell'edificio e rappresenta la parte più antica dell'abitato. Acquedolci rientra tra le località attraversate dalla via Francigena, la rinomata via del pellegrinaggio verso Santiago di Compostela. La piccola chiesa di San Giacomo, costruita tra l'VIII e il IX secolo, meta di pellegrinaggi, venne più volte distrutta dai Saraceni, ricostruita nel 1362, venne restaurata nel XVIII secolo e negli anni novanta del secolo scorso. Viene officiata il 25 luglio in occasione della ricorrenza di San Giacomo. Interessante sotto il profilo architettonico è anche il piccolo Borgo sviluppatosi in località Nicetta, attorno alla chiesa di Sant'Aniceto. Altre borgate storiche sono l'Oliveto e S. Anna nei pressi della strada statale per Cesarò.
L'attuale centro abitato (Marina Nuova) fu costruito a partire dal 1922, in seguito alla frana che colpì il vicino paese di San Fratello, antico borgo posto a 675 m s.l.m. e fondato durante la conquista normanna della Sicilia da una colonia di Lombardi provenienti con tutta probabilità dal Monferrato
In piena notte, l'8 gennaio 1922,un imponente smottamento colpiva il centro abitato di San Fratello distruggendo i tre quarti delle abitazioni e oltre dieci chiese. L'evento causò almeno due vittime e circa 9 mila sfollati. Migliaia di persone in fuga cominciavano a stabilirsi in ricoveri di fortuna ad Acquedolci, all'epoca piccolo borgo che contava circa 800 residenti. Il borgo si sviluppava nei pressi dell'antico Castello fondato dal cavaliere Ugerotto Larcan nell'anno 1405.
Gli sfollati della frana che si rifugiarono ad Acquedolci, vennero accolti dalla Società Operaia "La Marina" di Acquedolci e trovarono rifugio all'interno del Castello, in contrada Tressanti e in località Buonriposo. Questo catastrofico evento, influenzò la storia del territorio a tal punto che il governo, grazie all'impegno del generale Antonino Di Giorgio, varò la legge n. 1045 del 9 luglio 1922, che prevedeva la realizzazione di una imponente delocalizzazione- ricostruzione dell'abitato di San Fratello nella frazione "Acquedolci". Per l'occasione venne realizzato un progetto urbanistico per la fondazione di una elegante città giardino, che si ispira alle cittadine in stile liberty europee, caratterizzate da un'alternanza tra architetture pubbliche e spazi verdi. Acquedolci rappresenta uno dei primi piani regolatori della storia italiana post-unitaria. Il "Piano Acquedolci" prevedeva la realizzazione di un insediamento con ampie strade allineate e suddivise in isolati che fanno da contorno ai principali edifici pubblici. Le ampie strade e i grandiosi giardini avrebbero garantito ai residenti facili vie di fuga in caso di calamità.
In pochi anni si costruirono alloggi popolari dignitosi ed ampi, dotati di piccoli cortiletti (i cosiddetti bagli, in dialetto "Bagghi") conosciuti come "ricoveri stabili" in via Trento, in via Gorizia, in via Trieste ed in via Fiume. Il quartiere realizzato in questa area prese il nome di "Borgo Marina Nuova". In Via Armando Diaz, vennero edificati i cosiddetti "Padiglioni", abitazioni popolari a schiera ceduti ai disastrati della frana a prezzi di favore. Vennero anche realizzate eleganti palazzine in stile liberty come il palazzo Ricca progettato da Alessandro Giunta, il Palazzo Di Giorgio progettato da Vincenzo Perrucchetti e ancora i palazzi Scaglione, Rotelli, Catania, LoCicero-Basile, Gerbano, Latteri-Manasseri, Sidoti e Mammana. Sempre in questo periodo vennero costruiti il Palazzo del Municipio (1924-1926) e la monumentale Chiesa Madre Santa Maria Assunta, conosciuta anche con il nome di Chiesa Madre San Benedetto il Moro, edificata tra il 1925 e il 1928 e caratterizzata da una imponente torre campanaria che funge da Torre civica e ospita 5 campane tra le quali la più grande, rifusa nel 1956 dopo i bombardamenti dell'agosto del 1943, si chiama "Acquedolci" e annuncia le ore.
Sotto la dittatura fascista fu avviata la costruzione dell'edificio delle Poste e Telegrafi (oggi adibito a Caserma dell'Arma) e del complesso scolastico che ospita le scuole elementari. Il comune di Palermo finanziò l'"Asilo Infantile", progettato da Salvatore Roberti. Acquedolci è inclusa tra le città di fondazione nel periodo fascista, anche se la sua fondazione è avvenuta precedentemente, durante il primo governo Facta.
La veloce crescita demografica, la negazione di servizi alla frazione, il definirsi di una cultura locale, il mancato utilizzo ad Acquedolci dei contributi destinati a riparare i danni causati dai bombardamenti della II Guerra Mondiale, fecero aumentare i contrasti tra la frazione di Acquedolci e il comune di San Fratello, contrasti che sin dagli anni trenta erano in atto. Una delegazione rappresentava presso il comune di San Fratello le esigenze della sempre più popolosa Acquedolci. Nei primi anni cinquanta un gruppo di cittadini, guidati dal Parroco del paese don Antonino Di Paci, diede vita ad un comitato spontaneo che cominciò a reclamare con insistenza l'autonomia da San Fratello, ottenuta il 12 novembre e diventata esecutiva il 14 dicembre 1969. Le polemiche e le rivendicazioni patrimoniali, conseguenti alla conquistata autonomia, a distanza di quasi mezzo secolo, non sono ancora terminate ed è ancora in corso la procedura per la divisione patrimoniale tra i comuni di Acquedolci e San Fratello che, colpita nell'anno 2010 da una nuova disastrosa frana, sta vivendo un gravissimo spopolamento.
Lo stemma e il gonfalone sono stati concessi con decreto del presidente della Repubblica del 15 dicembre 1981. Lo stemma del comune di Acquedolci è così descritto:
«D'oro, alla piantagione di canna da zucchero, fiorita, al naturale, terrazzata di verde; alla campagna di argento, mareggiata di azzurro. Ornamenti esteriori da comune.»
Il gonfalone è un drappo di colore verde caricato dell'arma sopra descritta riccamente ornato di fregi d'argento.
I Monumenti principali del paese sono:
Marina Vecchia rappresenta il suggestivo Borgo storico del comune di Acquedolci (cittadina costruita nell'ultimo secolo a partire dal 1922 e conosciuta come Marina Nuova). Il Borgo della Marina, è delimitato dalle vie Castello e Apollonia. Il cuore del pittoresco quartiere è la via Vecchia Marina, strada di collegamento che unisce il centro alla zona balneare del "Buffone". Particolare rilevanza architettonica rappresentano i ruderi del vecchio castello e del Maschio (architettura) della Torre Atàlia, edificata a fine Anni 1390 dal Cavaliere Ugerotto Larcan. All'interno del Castello, uno dei primi a pianta quadrata di Sicilia, si trova il Baglio (architettura) più antico dell'isola risalente al Regno di Trinacria e sono ancora riconoscibili le cantine, gli appartamenti privati del Principe Francesco Ferdinando di Palagonia e i saloni. Tra le rovine si trova la sconsacrata chiesetta di San Giuseppe, recentemente recuperata, che custodisce il pregevole altare settecentesco di San Giuseppe. In questa chiesa, risalente ai primi anni del '500, i contadini e gli schiavi del signore del feudo si recavano a pregare. Ha inizio in questi luoghi la storia di Benedetto da San Fratello, nato da schiavi originari del''Africa. La madre del santo, Diana Larcan, viveva in questo castello che venne edificato lungo un arco temporale compreso tra il XVII e il XVIII secolo. La Torre Atalia fece parte del complesso di torri d'avvistamento fatte rinforzare da Carlo V, nel XVI secolo, per la difesa delle coste siciliane contro i Saraceni e finì per costituire la parte importante del Castello attorno al quale si sviluppò nel XVI secolo il Borgo delle AcqueDolci. La Marina Vecchia è costituita anche da un nucleo di case settecentesche, alcune delle quali si trovano in una situazione di grave degrado. Il Borgo della Marina Vecchia comprende anche la chiesetta di San Giacomo che si trova lungo l'antica Via Francigena ed è meta di pellegrinaggi da circa mille anni.
Nei pressi del Pizzo Castellaro si trova la Grotta di San Teodoro. All'interno sono state ritrovate le ossa della donna più antica di Sicilia alla quale è stato attribuito il nome di Thea, risalente a circa 11.000 anni fa, e ossa di ippopotami, elefanti e feci di iene risalenti a 200.000 anni fa. Nella grotta si rifugiarono intorno all'anno mille i monaci Basiliani in fuga dall'oriente Iconoclasta (Iconoclastia) che diedero il nome alla grotta dedicandola a San Teodoro martire dell'iconoclastia.
Ancora oggi, tra gli abitanti di Acquedolci di origine sanfratellana, è parlato l'antico dialetto Galloitalico di Sicilia, in cui si riscontrano elementi del lombardo e del piemontese del XIII secolo, del francese e del provenzale. Gli abitanti originari di San Fratello sono infatti discendenti dei coloni e dei soldati provenienti dall'Italia settentrionale e dalla Francia meridionale che si stanziarono in queste zone con la conquista normanna della Sicilia. Ad Acquedolci il dialetto sanfratellano ha dato vita ad una eteroglossia interna del dialetto che è oggetto di studio da parte delle Università siciliane che riscontrano in questo dialetto i caratteri tipici del siciliano letterario.
Le attività economiche prevalenti sono l'agricoltura (settori agrumicoli e oleario) e l'artigianato. L'artigianato tipico è caratterizzato dalle lavorazioni di legno, ferro e marmo.
Di seguito è presentata una tabella relativa alle amministrazioni che si sono succedute in questo comune.
Periodo | Primo cittadino | Partito | Carica | Note | |
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7 giugno 1970 | 15 giugno 1975 | Salvatore Mazzullo | Lista civica | Sindaco | |
15 giugno 1975 | 10 agosto 1977 | Benedetto Di Giorgio | Lista Civica | Sindaco | |
29 maggio 1978 | 28 dicembre 1992 | Giuseppe Terranova | Democrazia Cristiana | Sindaco | |
29 dicembre 1992 | 20 marzo 1993 | Carmelo Caiola | Democrazia Cristiana | Sindaco | |
7 giugno 1993 | 1º dicembre 1997 | Antonino Galati | Sindaco | ||
1º dicembre 1997 | 28 maggio 2002 | Antonino Galati | Lista civica | Sindaco | |
28 maggio 2002 | 15 maggio 2007 | Salvatore Oriti | Lista civica | Sindaco | |
15 maggio 2007 | 12 giugno 2017 | Cirino Gallo | Lista civica | Sindaco | |
12 giugno 2017 | in carica | Alvaro Riolo | Lista civica | Sindaco |
Il comune di Acquedolci fa parte delle seguenti organizzazioni sovracomunali: regione agraria n.4 (Montagna litoranea dei Nebrodi).
Il Comune è interessato dalle seguenti direttrici stradali:
Il centro abitato è servito dalla stazione di Acquedolci-San Fratello posta sulla linea ferroviaria Palermo-Messina.
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