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Giovanni Jacopo Dionisi (Verona, 22 luglio 1724 – Verona, 14 aprile 1808) è stato un letterato, critico letterario e religioso italiano, autore di un'edizione critica della Divina Commedia di Dante Alighieri.
Esponente di una famiglia nobile di Verona, Giovanni Jacopo (conosciuto anche come Gian Jacopo o Gian Giacomo) dei marchesi Dionisi fu avviato alla carriera ecclesiastica sin da giovane: studente di teologia a Bologna presso i gesuiti, fu poi ordinato sacerdote e nominato canonico della Cattedrale di Verona da parte di papa Benedetto XIV. Dotato di grande cultura ed erudizione, gli fu affidata la cura della Biblioteca capitolare della città. In virtù di quest'incarico, il Dionisi dedicò gran parte della sua vita (tra il 1755 e il 1783) a compilare opere dal sapore eruditico-antiquario, dimostrando interesse per la scienza diplomatica e paleografica.
Per quanto riguarda l'opera dantesca, Dionisi cominciò ad interessarsi a quest'ultimo verso il 1772, quando entrò in contatto con Bartolo Perazzini e con un gruppo di eruditi veronesi che si dedicavano agli studi danteschi, tra cui Salvi, Pompei, Torelli e altri eruditi. Tra il 1772 e il 1795, anno in cui pubblicò la sua edizione della Commedia, il Dionisi affinò il proprio metodo critico-storico sulla scia della produzione antecedente, riassunto così da Guido Fagioli Vercellone:
«Egli affinava gli strumenti per la miglior comprensione dei reconditi significati del testo dantesco: raccogliere ogni possibile dato o notizia sulla storia della vita e dei tempi di Dante, esaminare e vagliare a fondo le opere minori, documenti, iscrizioni, stemmi, topografie, ma anche "pergamene, papiri, codici, lapidi, bronzi, vetri, medaglie, sigilli, pitture, sculture e simili momimenti", con metodo analogo a quello usato dal Muratori negli Annali d'Italia Ad ogni modo resta al D quella importantissima di interpretazione storico-critica e di decifrazione delle allegorie, che è forse la più originale ed innovatrice.»
I punti forti della critica del Dionigi erano pertanto la ricerca storico-archeologica di ogni elemento riguardante la vita e il tempo in cui visse Dante, ma anche la parte esegetica in chiave allegorica della Commedia. L'attenzione alla dimensione allegorica e non solamente letteraria fu il punto di incontro e al contempo scontro con l'altro grande critico dantesco del XVIII secolo, il frate minore Baldassarre Lombardi: entrambi fortemente critici verso l'operato del gesuita veronese Pompeo Venturi, curatore di una Divina Commedia uscita a Verona nel 1749 in cui il religioso esprimeva il proprio astio verso il Dante "politico" e si analizzava l'opera soltanto sull'interpretazione letterale, Dionisi e Lombardi però si scontrarono nell'interpretazione allegorica della Commedia. L'apice dello scontro toccò il culmine allorché Lombardi pubblicò nel 1791 a Roma una sua edizione della Commedia, la quale incontrò il disappunto del Dionisi che stava per completare la sua edizione della Commedia, uscita poi nel 1795 a Parma. Al contrario di quella del Lombardi, che verrà pubblicata fino a inizi '900, quella del Dionisi non riconobbe eguale successo, nonostante la sua opera verrà rivalutata ampiamente da Giosuè Carducci che lo definì «uno degli uomini più benemeriti degli studi danteschi, instauratore di una critica nuova su le opere del poeta». Il Dionisi morì nella sua città natale nel 1808.
«Con il Dionisi che, a sua volta, stava mettendo a punto un'edizione critica della Commedia, pubblicata per i tipi di Bodoni (Parma 1795), il L disputò sull'interpretazione di molti passi. Parte delle osservazioni del Dionisi erano puntuali, ma gli nocque l'acrimonia con cui attaccò il L e la priorità dell'edizione di quest'ultimo.»
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