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Archiviata l'epoca della Grande Inter con un beffardo epilogo, la rosa fece a meno di alcune «colonne» del recente passato: Picchi si trasferì a Varese coi gradi di capitano ereditati da Corso, Guarneri passò al Bologna, Jair venne acquistato dalla Roma in prestito annuale.
La bandiera interista Sandro Mazzola (a sinistra) posa accanto al fratello Ferruccio, durante la breve esperienza di quest'ultimo a Milano.
La formazione-base confermò Sarti tra i pali dopo l'errore costato il torneo precedente, con l'unica presenza della riserva Miniussi proprio a Mantova. In fascia destra trovò abituale collocazione Domenghini, pur senza smentirsi in termini realizzativi; con Mazzola e Corso in appoggio alla punta centrale Cappellini, il collante tra retroguardia e mediana recava ancora il nome di Bedin.
Scelto per compensare il rientro di Luís Vinício in maglia berica, l'attaccante danese — stabilmente relegato in panchina tra dicembre e marzo — trovò poco spazio segnando con Atalanta e Brescia: contro le medesime opponenti si svolsero i primi turni di Coppa Italia, manifestazione conclusa alle spalle di Torino e Milan nel girone finale.
Nel capoluogo piemontese veniva ottenuta la terza vittoria esterna del campionato, nonché l'ultima stagionale: Facchetti (autore di una doppietta) e Domenghini sovvertirono nella ripresa il parziale di 2-0 con cui i granata avevano chiuso la prima frazione.
I nulla di fatto con Sampdoria e Juventus ebbero per seguito le battute d'arresto a opera di Napoli e Cagliari, precipitando i nerazzurri al quinto posto a −13 dalla scudettata concittadina: particolare curiosità destava il summenzionato derby meneghino, in cui Rivera pareggiava il gol del centrocampista peruviano. La concessione della rete fu tuttavia dimostrata essere erronea, in quanto dopo l'impatto con la traversa il pallone rimbalzò in campo senza oltrepassare la linea di porta: a evidenziare il fatto, durante la trasmissione serale della Domenica Sportiva, provvedeva il giornalista Carlo Sassi tramite un replay dell'azione alla moviola.
A stagione conclusa, il presidente Angelo Moratti abbandonò l'incarico con l'impresario tessile Ivanoe Fraizzoli a succedergli: noto tifoso della Beneamata, questi rilevò la proprietà del club con l'originario accordo di restituirla un anno più tardi.